«Una
Mostra necessaria», questa 77Ş Mostra dArte Cinematografica di
Venezia. E non tanto (o non solo) per il suo valore simbolico di
ripartenza, ma soprattutto per dimostrare come, in un periodo ancora molto
problematico, si possa concretamente realizzare una manifestazione
internazionale così importante e soprattutto così lunga in tutta sicurezza. Un
coraggio, quello dimostrato dagli organizzatori, che però non è stato sufficiente
a coinvolgere né le grandi produzioni americane (assenti peraltro anche dal
Toronto International Film Festival), né quelle italiane (Diabolik dei Manetti
Bros e Freaks Out di Gabriele Mainetti sarebbero stati già
pronti) che, in attesa di “tempi migliori”, hanno preferito rinunciare alla
vetrina veneziana nella paura di anticipare troppo la loro anteprima. Queste
rinunce hanno costretto la Mostra di questanno a smarcarsi dalla spettacolarizzazione
hollywoodiana (a volte eccessiva) degli ultimi anni, facendola tornare a
ricoprire a tempo pieno il suo compito di ricerca e scoperta di nuovi autori e di
opere nuove da valorizzare, cosa che ha evidentemente funzionato anche e
soprattutto nelle sezioni parallele.
La
più interessante edizione della Settimana Internazionale della Critica degli
ultimi anni è stata vinta dal bel film turco Ghosts della giovane regista
Azra Deniz Okyay, dove seguiamo il dissolversi di quattro storie che si
intrecciano e si sovrappongono nel degrado della periferia di Istanbul, andando
così a comporre un quadro duro e tuttaltro che confortante della “nuova”
Turchia di Erdogan.
Per
quanto riguarda le Giornate degli Autori il massimo riconoscimento è andato al
russo Philip Yurev con Kitoboy - The Whaler Boy, storia di ragazzi cacciatori
di balene, in quella strana terra di confine tra estremo oriente ed estremo
occidente che è lo stretto di Bering.
La
sezione Orizzonti è stata vinta da Dashte Khamoush - The Wasteland di Ahmad Bahrami,
storia di sfruttamento e amore in una terra di confine nel nord dellIran, da
molti indicato come uno dei migliori film presentati al Lido. Sempre in questa
sezione, secondo le previsioni, allex Leone doro Lav Diaz è andato il
premio per la regia del suo Lahi, Hayop - Genus Pan: unopera sicuramente “minore” (e
non solo per la sua durata di “sole” due ore e mezza) nella filmografia dellautore
filippino, oltretutto presentata in una versione ancora in fase di lavorazione
(mancato missaggio di alcuni dialoghi, saturazione dellimmagine non sempre ben
definita nonostante il bianco e nero), facendo comprendere perché non sia stata
inserita nel concorso principale.
Qualche
problema in più, con conseguenti strascichi polemici, lo ha avuto la giuria
della selezione ufficiale presieduta da Cate Blanchett, a partire
dallunico premio riservato a un film italiano, la Coppa Volpi per la miglior
interpretazione maschile a Pierfrancesco Favino in Padrenostro
(probabilmente il più debole dei quattro titoli italiani), che è apparso subito
più come lespletamento di un dovere di ospitalità o un riconoscimento “alla
carriera”, visto che lattore non è il protagonista e neanche il coprotagonista
del film (a quel punto sarebbe stato più giusto premiare il piccolo Mattia
Garaci). Con una Frances McDormand al suo meglio in Nomadland,
un po di sorpresa cè stata anche per la Coppa Volpi femminile a Vanessa
Kirby (effettivamente bravissima in Pieces of a Woman e anche in The
World to Come); ma dato che il regolamento della Mostra impedisce che venga
assegnato più di un premio allo stesso film, la chiamata sul palco dellattrice
inglese ha dato più di un indizio su quale sarebbe stato il film vincitore. Se
il Premio speciale della giuria ad Andrej Končalovskij era praticamente
inevitabile, visto che il suo Dear Comrades! è stato uno dei migliori
del concorso, decisamente inaspettato e forse eccessivo è apparso il Leone
dargento per la regia a Kiyoshi Kurosawa per Wife of a Spy, film
classico che più classico non si può, quasi completamente privo di qualsiasi
marca autoriale. Un discorso a parte meriterebbe il Leone dargento - Gran
premio della giuria per il controverso New Order - Nuevo Orden di Michel Franco,
la pellicola sicuramente più violenta tra quelle viste al Lido, che a molti
(compreso chi scrive) è apparsa francamente confusa da un punto di vista
ideologico. Si arriva quindi al Leone doro a Nomadland, che ha
sollevato più di qualche polemica (soprattutto da parte di chi si aspettava la vittoria
di Notturno di Gianfranco Rosi, tra i quali lo stesso Rosi).
Eppure non si può dire che quello al film della regista sino-statunitense Chloé
Zhao non fosse un Leone “annunciato”: talmente “annunciato” che anche i
ringraziamenti registrati dalla stessa regista e dalla McDormand a bordo del
camper su cui è ambientato il film non sono apparsi così inaspettati. In fondo,
nonostante la sua evidente leggerezza (o forse proprio per quella), Nomadland
è un buon film: ben girato, ben recitato, con una storia e dei personaggi
credibili; sicuramente non un capolavoro, ma daltra parte di capolavori in
concorso non ce nerano.
Finisce
così unedizione strana della Mostra di Venezia, depurata dallinvasione delle
star americane, dei curiosi del red carpet e anche del pubblico, in cui si
sono rispettate le regole, si è costantemente garantito il distanziamento
fisico e si è avuta la conferma, una volta di più, che per fare bei film ci
vogliono grandi autori (come Končalovskij) oppure giovani che hanno davvero qualcosa
di nuovo da dire (come Celine Held e Logan George in Topside
dalla Settimana Internazionale della Critica). Insomma alla fine è stata una
Mostra davvero necessaria.
Leone dOro per il Miglior Film
Nomadland di Chloé Zhao
Leone dArgento – Gran Premio della Giuria
New Order (Nuevo Orden) di Michel Franco
Leone dArgento per la Migliore Regia
Kiyoshi Kurosawa per Supai no tsuma (Moglie di una spia)
Premio Speciale della Giuria
Dorogie tovarišči! (Cari compagni) di Andrej Končalovskij
Premio per la migliore Sceneggiatura
Chaitanya Tamhane per The Disciple
Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Femminile
Vanessa Kirby per Pieces of a woman di Kornél Mundruczó
Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Maschile
Pierfrancesco Favino per Padrenostro di Claudio Noce
Premio Marcello Mastroianni
Rouhollah Zamani per Khorshid (Sun children) di Majid Majidi
Premio Orizzonti per il Miglior Film
Dashte khamoush (The wasteland) di Ahmad Bahrami
Premio Orizzonti per la Miglior Regia
Lav Diaz per Lahi, hayop (Genus Pan)
Premio Speciale della Giuria di Orizzonti
Listen di Ana Rocha de Sousa
Premio Orizzonti per la Miglior Sceneggiatura
Pietro Castellitto per I predatori
Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione Femminile
Khansa Batma per Zanka Contact di Ismaël El Iraki
Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione Maschile
Yahya Mahayni per The Man Who Sold His Skin di Kaouther Ben Hania
Premio Orizzonti per il Miglior Cortometraggio
Entre tú y milagros di Mariana Saffon
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The shift di Laura Carreira
Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis
Listen di Ana Rocha de Sousa (Orizzonti)
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Finding Pandora X di Kiira Benzing
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