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Una Mostra necessaria. I premi della giuria

di Luigi Nepi
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Data di pubblicazione su web 12/09/2020  

«Una Mostra necessaria», questa 77Ş Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. E non tanto (o non solo) per il suo valore simbolico di ripartenza, ma soprattutto per dimostrare come, in un periodo ancora molto problematico, si possa concretamente realizzare una manifestazione internazionale così importante e soprattutto così lunga in tutta sicurezza. Un coraggio, quello dimostrato dagli organizzatori, che però non è stato sufficiente a coinvolgere né le grandi produzioni americane (assenti peraltro anche dal Toronto International Film Festival), né quelle italiane (Diabolik dei Manetti Bros e Freaks Out di Gabriele Mainetti sarebbero stati già pronti) che, in attesa di “tempi migliori”, hanno preferito rinunciare alla vetrina veneziana nella paura di anticipare troppo la loro anteprima. Queste rinunce hanno costretto la Mostra di quest’anno a smarcarsi dalla spettacolarizzazione hollywoodiana (a volte eccessiva) degli ultimi anni, facendola tornare a ricoprire a tempo pieno il suo compito di ricerca e scoperta di nuovi autori e di opere nuove da valorizzare, cosa che ha evidentemente funzionato anche e soprattutto nelle sezioni parallele. 

La più interessante edizione della Settimana Internazionale della Critica degli ultimi anni è stata vinta dal bel film turco Ghosts della giovane regista Azra Deniz Okyay, dove seguiamo il dissolversi di quattro storie che si intrecciano e si sovrappongono nel degrado della periferia di Istanbul, andando così a comporre un quadro duro e tutt’altro che confortante della “nuova” Turchia di Erdogan. 

Per quanto riguarda le Giornate degli Autori il massimo riconoscimento è andato al russo Philip Yurev con Kitoboy - The Whaler Boy, storia di ragazzi cacciatori di balene, in quella strana terra di confine tra estremo oriente ed estremo occidente che è lo stretto di Bering. 

La sezione Orizzonti è stata vinta da Dashte Khamoush - The Wasteland di Ahmad Bahrami, storia di sfruttamento e amore in una terra di confine nel nord dell’Iran, da molti indicato come uno dei migliori film presentati al Lido. Sempre in questa sezione, secondo le previsioni, all’ex Leone d’oro Lav Diaz è andato il premio per la regia del suo Lahi, Hayop - Genus Pan: un’opera sicuramente “minore” (e non solo per la sua durata di “sole” due ore e mezza) nella filmografia dell’autore filippino, oltretutto presentata in una versione ancora in fase di lavorazione (mancato missaggio di alcuni dialoghi, saturazione dell’immagine non sempre ben definita nonostante il bianco e nero), facendo comprendere perché non sia stata inserita nel concorso principale. 

Qualche problema in più, con conseguenti strascichi polemici, lo ha avuto la giuria della selezione ufficiale presieduta da Cate Blanchett, a partire dall’unico premio riservato a un film italiano, la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile a Pierfrancesco Favino in Padrenostro (probabilmente il più debole dei quattro titoli italiani), che è apparso subito più come l’espletamento di un dovere di ospitalità o un riconoscimento “alla carriera”, visto che l’attore non è il protagonista e neanche il coprotagonista del film (a quel punto sarebbe stato più giusto premiare il piccolo Mattia Garaci). Con una Frances McDormand al suo meglio in Nomadland, un po’ di sorpresa c’è stata anche per la Coppa Volpi femminile a Vanessa Kirby (effettivamente bravissima in Pieces of a Woman e anche in The World to Come); ma dato che il regolamento della Mostra impedisce che venga assegnato più di un premio allo stesso film, la chiamata sul palco dell’attrice inglese ha dato più di un indizio su quale sarebbe stato il film vincitore. Se il Premio speciale della giuria ad Andrej Končalovskij era praticamente inevitabile, visto che il suo Dear Comrades! è stato uno dei migliori del concorso, decisamente inaspettato e forse eccessivo è apparso il Leone d’argento per la regia a Kiyoshi Kurosawa per Wife of a Spy, film classico che più classico non si può, quasi completamente privo di qualsiasi marca autoriale. Un discorso a parte meriterebbe il Leone d’argento - Gran premio della giuria per il controverso New Order - Nuevo Orden di Michel Franco, la pellicola sicuramente più violenta tra quelle viste al Lido, che a molti (compreso chi scrive) è apparsa francamente confusa da un punto di vista ideologico. Si arriva quindi al Leone d’oro a Nomadland, che ha sollevato più di qualche polemica (soprattutto da parte di chi si aspettava la vittoria di Notturno di Gianfranco Rosi, tra i quali lo stesso Rosi). Eppure non si può dire che quello al film della regista sino-statunitense Chloé Zhao non fosse un Leone “annunciato”: talmente “annunciato” che anche i ringraziamenti registrati dalla stessa regista e dalla McDormand a bordo del camper su cui è ambientato il film non sono apparsi così inaspettati. In fondo, nonostante la sua evidente leggerezza (o forse proprio per quella), Nomadland è un buon film: ben girato, ben recitato, con una storia e dei personaggi credibili; sicuramente non un capolavoro, ma d’altra parte di capolavori in concorso non ce n’erano. 

Finisce così un’edizione strana della Mostra di Venezia, depurata dall’invasione delle star americane, dei curiosi del red carpet e anche del pubblico, in cui si sono rispettate le regole, si è costantemente garantito il distanziamento fisico e si è avuta la conferma, una volta di più, che per fare bei film ci vogliono grandi autori (come Končalovskij) oppure giovani che hanno davvero qualcosa di nuovo da dire (come Celine Held e Logan George in Topside dalla Settimana Internazionale della Critica). Insomma alla fine è stata una Mostra davvero necessaria.



Questo l’elenco dei premi assegnati:


Leone d’Oro per il Miglior Film

Nomadland di Chloé Zhao


Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria

New Order (Nuevo Orden) di Michel Franco


Leone d’Argento per la Migliore Regia

Kiyoshi Kurosawa per Supai no tsuma (Moglie di una spia


Premio Speciale della Giuria

Dorogie tovarišči! (Cari compagni) di Andrej Končalovskij


Premio per la migliore Sceneggiatura

Chaitanya Tamhane per The Disciple


Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Femminile 

Vanessa Kirby per Pieces of a woman di Kornél Mundruczó


Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Maschile

Pierfrancesco Favino per Padrenostro di Claudio Noce


Premio Marcello Mastroianni

Rouhollah Zamani per Khorshid (Sun children) di Majid Majidi


Premio Orizzonti per il Miglior Film

Dashte khamoush (The wasteland) di Ahmad Bahrami


Premio Orizzonti per la Miglior Regia

Lav Diaz per Lahi, hayop (Genus Pan)


Premio Speciale della Giuria di Orizzonti

Listen di Ana Rocha de Sousa


Premio Orizzonti per la Miglior Sceneggiatura

Pietro Castellitto per I predatori


Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione Femminile

Khansa Batma per Zanka Contact di Ismaël El Iraki


Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione Maschile

Yahya Mahayni per The Man Who Sold His Skin di Kaouther Ben Hania


Premio Orizzonti per il Miglior Cortometraggio

Entre tú y milagros di Mariana Saffon


Venice short film nomination for the European Film Awards 2020

The shift di Laura Carreira


Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis

Listen di Ana Rocha de Sousa (Orizzonti)


Migliore opera VR

The Hangman at Home. An immersive single user experience di Michelle e Uri Kranot


Migliore Esperienza VR

Finding Pandora X di Kiira Benzing


Migliore Storia VR

Sha si da ming xing (Killing a superstar) di Fan Fan






La regista Chloé Zhao, vincitrice del Leone d'Oro, in collegamento durante la cerimonia di premiazione





Michel Franco, vincitore del Leone d'Argento - Gran Premio della Giuria per Nuevo orden








Vanessa Kirby, Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Femminile








Ana Rocha Sousa, vincitrice del Premio Speciale della Giuria di Orizzonti e del Leone del Futuro





Pietro Castellitto, Premio Orizzonti per la Miglior Sceneggiatura





Mariana Saffon, Premio Orizzonti per il Miglior Cortometraggio







Uri Kranot, Migliore Opera VR per The Hangman at home
 
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