La prestigiosa collana I millenni della casa editrice torinese Einaudi pubblica unampia campionatura di scenari della Commedia dellArte selezionati da raccolte, manoscritte e a stampa, databili tra lultimo trentennio del Cinquecento e linizio del secolo XVIII.
Escluso dal prezioso censimento risulta soltanto lo Zibaldone di Stefanello Bottarga, recentemente scoperto e in fase di pubblicazione a cura di Maria del Valle Ojeda Calvo, mentre ampiamente contemplate e commentate sono tutte le raccolte italiane fino ad oggi conosciute, dalle celebri Favole Rappresentative di Flaminio Scala – lunico corpus di canovacci dato alle stampe, nel 1611, da un comico professionista – per proseguire, sempre rimanendo allinterno dei repertori risalenti al periodo aureo della prima generazione di comici, con il repertorio della Biblioteca Corsiniana di Roma, quello di Basilio Locatelli e quindi quelli, di poco successivi e di più marcata tradizione accademica, come il Casamarciano, gli scenari conservati presso le biblioteche Vaticana di Roma, Correr di Venezia, Nazionale di Firenze e, infine, le raccolte comunemente indicate sotto i nomi di Ciro Monarca e di Placido Adriani.
Ne scaturisce una nutrita silloge di ben 74 testi, veri e propri materiali scenici che costituiscono altrettanti imprescindibili documenti per chiunque voglia studiare – o anche soltanto iniziare a conoscere – quel mondo, troppo spesso enfaticamente mitizzato, che la storia ha reso celebre col nome postumo di Commedia dellArte.
Limportante edizione, curata e introdotta da Anna Maria Testaverde, corona e porta a compimento un progetto partito da lontano e annunciato, nellormai remoto 1976, da Ludovico Zorzi, allora docente di Storia dello spettacolo presso lAteneo fiorentino, nellambito di un convegno di studi organizzato a Pontedera. In quelloccasione Zorzi rivelò lintenzione di raccogliere in volume lintegrale corpus delle trascrizioni dei canovacci dellArte. Una volontà – purtroppo – non giunta ad esecuzione a causa della prematura scomparsa dello studioso. Anna Maria Testaverde e Anna Evangelista, che di Zorzi sono state allieve, dividendosi i compiti, hanno raccolto, con dedizione e competenza divenute ormai rare, lonerosa e stimolante eredità lasciata incompiuta e hanno pubblicato integralmente i testi più sintomatici di quei repertori fornendo così una fondata e documentata traccia drammaturgica di un fenomeno teatrale che – come noto – del testo poteva fare anche a meno ma che costruiva la propria forza scenica attraverso luso di queste ben congegnate e funzionali «scalette».
Lesaustiva e lucida introduzione di Anna Maria Testaverde illumina e descrive i meccanismi compositivi che portarono alla stesura delle raccolte, ne scandisce la successione cronologica, ne discute la destinazione – rivolta più agli accademici dilettanti che agli attori professionisti – ne rivela fonti e contaminazioni, ne dichiara la natura di «consuntivi […] di una tradizione anonima collettiva», svela luso pratico e materiale dei testi variamente adattabili alle diverse esigenze e agli instabili organici delle compagnie mercenarie, enumera lampia casistica dei generi (commedie, tragicommedie, opere regie, pastorali, ecc.), indaga le varianti dei “giochi” scenici, segue la vitalità itinerante dei repertori ricostruendone i vasti percorsi geografici.
Le puntuali note di Anna Evangelista, insieme alle belle tavole tratte dalla raccolta corsiniana, al glossario e ai numerosi indici (dei personaggi, delle robbe, dei lazzi, delle scene, delle burle, delle tirate), integrano e completano la già ricca trattazione introduttiva. È così possibile per il lettore – più e meno edotto – seguire genesi, storia e diffusione degli scenari, ripercorrerne le fasi di allestimento, attribuire un nome anagrafico ai personaggi dietro ai quali si celano attori in carne ed ossa che, probabilmente, li crearono, che, certamente, hanno contribuito a fissarne comportamenti e fisionomie.
Francesca Simoncini
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