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Livia Cavaglieri

Tra arte e mercato. Agenti e agenzie teatrali nel XIX secolo


Roma, Bulzoni, 2006, pp. 422, 25,00 euro
ISBN 88-7870-129-7

In una bella e intelligente collana intitolata ''Le fonti dello spettacolo teatrale'', diretta da Paolo Bosisio, sono già apparsi alcuni titoli significativi che arricchiscono il patrimonio della ricerca intorno allo spettacolo materiale in epoca moderna. Tra questi ricordo almeno due lavori di Alberto Bentoglio: la biografia critica dell'attore Salvatore Fabbrichesi, grande protagonista, tra Milano e Napoli, del teatro del primo Ottocento: L'arte del  capocomico, apparsa nel 1994; l'edizione delle interessanti e preziose Memorie di un artista drammatico di Antonio Colomberti, pubblicate nel 2004, altro documento ottocentesco rimasto fino ad  allora inedito e adesso disponibile con un buon apparato critico. Il direttore della collana ha pubblicato una ricca monografia sull'attrice dannunziana Teresa Franchini (Paolo Bosisio, ''Ho pensato a voi scrivendo Gigliola…''. Teresa Franchini: un'attrice per D'Annunzio, Roma, Bulzoni, 2000) anch'essa basata su fonti primarie manoscritte e giornalistiche, fornendo un eccellente campione di quella storia critica degli attori italiani che è uno dei temi più interessanti degli ultimi studi teatrali.

Il libro di Livia Cavaglieri arriva come undicesimo titolo della collana fornendo un ulteriore tassello alla ricostruzione del tessuto culturale dello spettacolo italiano, soprattutto (ma non solo) settentrionale. Gli agenti e le agenzie teatrali che furono operanti nell'Ottocento e che poi proseguirono la loro attività per gran parte del secolo successivo, sono state a lungo trascurate dagli studiosi che hanno preferito dedicarsi alla lettura e rilettura dei testi drammatici, alla sociologia e all'estetica di una recitazione spesso inafferrabile.

 

In questo libro il lettore e lo studioso (ma anche i curiosi di storia materiale) troveranno  l'analisi di aspetti imprenditoriali e aziendali della vita teatrale ottocentesca, la descrizione critica di un sistema produttivo e distributivo fino ad oggi conosciuto in maniera superficiale, se non aneddotica, per quanto riguarda l'attività della cosiddetta prosa, solo un po' meglio studiato nella sua applicazione al comparto melodrammatico e musicale. Le fonti adoperate dall'autrice sono di varia origine: dalle compilazioni giuridiche coeve alla letteratura critica, dagli studi storici ai numerosi documenti giacenti in archivi privati e pubblici. 

L'autrice è arrivata a questo libro – così come è giusto e serio fare – attraverso un percorso di studio approfondito, passato attraverso una di quelle tesi di dottorato che fanno onore alla scuola che le promuove. In primo luogo è stata ricostruita la genesi di un mestiere che, in Italia tardivo e lento nel suo sviluppo, sta comunque alla base della moderna società dello spettacolo, piacesse o meno questo agli uomini e alle donne che recitavano, piaccia questo o meno a chi oggi studia legittimamente la drammaturgia o l'estetica del tempo.

Difficile e quindi meritorio il compito che la Cavaglieri si è imposto di ricostruire i riflessi di questa nuova professione nei codici della legge e, di conseguenza, nella visione d'insieme che gli stati della penisola assunsero nei confronti dell'attività spettacolare di prosa durante l'età romantica e poi durante quella verista. In una parte significativa del volume un'attenzione particolare è dedicata ai rapporti fra gli agenti teatrali e gli impresari, due identità che talvolta tendono a confondersi (ad esempio nel settore della produzione operistica) e che comunque costituiscono la sistole e la diastole della circolazione sanguigna del nostro sistema teatrale.

Non mancano nel libro le esemplificazioni dei problemi, delle controversie e delle vertenze sorte fra agenti, artisti e impresari nel corso del secolo: una casistica talvolta curiosa, sempre comunque indicativa delle carenze specifiche della nostra società dello spettacolo. Nella quale spiccano, soprattutto ricostruite nel quinto capitolo, alcune figure di leaders commerciali non privi di talento o di ambizioni artistiche. A loro si deve la pubblicazione di alcune riviste d'agenzia (come ''L'Arte Drammatica'') che, pur all'interno di una logica commerciale e d'impresa, forniscono informazioni preziose e di prima mano sulla vita degli attori, delle compagnie e, di conseguenza, sui destini di molti testi drammatici.

Particolarmente efficace la seconda parte del volume che punta la lente d'ingrandimento sulla città di Milano, prima inter pares. Qui la narrazione del libro si fa ancora più fluida e il ritratto della città diventa un brillante e concentrato esempio di quanto analiticamente e pazientemente descritto nelle pagine precedenti. Spiccano così i ritratti di operatori che non furono soltanto dei gestori in economia del teatro, ma dei veri e propri progettisti di un’idea di spettacolo.

Si pensi a Luigi Enrico Tettoni (1825-1899), protagonista della diffusione italiana della Signora delle camelie, cinico ''adattatore'' di copioni, ma anche intelligente e acuto interprete del gusto del tempo. Oppure si pensi al ''grande'' Icilio Polese Santarnecchi (1840-1894) e al di lui figlio Enrico (1873-1937), ai quali l'autrice ha dedicato giustamente un'attenzione speciale risolvendo anche alcuni problemi biografici. Essi furono dei veri propri pionieri dell'impresariato teatrale italiano, destinati peraltro ad avere assai pochi eredi, vista la proliferazione novecentesca dei funzionari statali, mediocri e pavidi interpreti di un teatro sovvenzionato e partitico, se si eccettua qualche caso eccezionale (Paolo Grassi, Giorgio Guazzotti…).

Curiosa e utilissima l'appendice che dedica un centinaio di pagine a un Dizionario bio-bibliografico degli agenti teatrali attivi a Milano nell'Ottocento. Era dai tempi del bellissimo libro di Paola Daniela Giovanelli (La società teatrale in Italia fra Otto e Novecento. Lettere a Alfredo Testoni, Roma, Bulzoni, 1984) che non appariva un contributo così utile alla conoscenza materiale (economica, giuridica e artistica) dello spettacolo di prosa italiano.





Siro Ferrone


Copertina

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