Nellambito dellultima edizione del
festival bolognese Cinema Ritrovato un approfondimento a parte merita la
rassegna dedicata a Jean Vigo, una delle sezioni più significative e
interessanti in programma, forse la più attesa da cinefili e studiosi.
Lopera di Jan Vigo (1905-1934),
costituita da soli quattro titoli a causa della sua scomparsa a ventinove anni,
è emblematica della corrente del realismo poetico francese di cui sono stati
importanti esponenti Abel Gance, Jean Epstein e in seguito Jean Renoir e Marcel Carné.
Il festival ha presentato il restauro
dellopera omnia del regista francese, curato dalla casa di produzione Gaumont
in collaborazione con la Cinémathèque Française, il CNC (Centre National du
Cinéma et de limage animée) e i laboratori de LImmagine Ritrovata della
Cineteca di Bologna. Il lavoro è stato reso possibile dalle nuove tecnologie e
dalle ricerche sui documenti conservati nellarchivio della figlia del cineasta
recentemente scomparsa, Luce Vigo (1931-2017), alla cui memoria è stata dedicata questa edizione del festival.
Zéro de conduite (1933)
Nella rassegna, a cura di Bernard Eisenschitz, gli spettatori
hanno potuto ammirare in alta qualità i quattro film del maestro francese
girati nellarco di cinque anni, contraddistinti da un originale sguardo sul
mondo e da un realismo spensierato che si fonde con la creazione di immagini
visionarie e fantastiche. In ordine cronologico: il mediometraggio non-fiction A proposito di Nizza (1930), il cortometraggio
Taris o del nuoto (1931), il mediometraggio
di finzione Zero in condotta, (1933)
e il lungometraggio LAtalante (1934),
suo capolavoro.
Partiamo da questultimo, proiettato in
Piazza Maggiore la prima sera del festival nellultima versione restaurata –
secondo il montaggio visivo e sonoro voluto da Vigo – in collaborazione con i
laboratori di Bologna e Parigi e preceduto da un commento di Martin Scorsese che ha riconosciuto «in
ogni fotogramma, in ogni immagine un amore e una grande passione per il
cinema».
Il film racconta la storia dei giovani
Jean (Jean Dasté) e Juliette (Dita Parlo) che, appena sposati, vanno
ad abitare sulla chiatta LAtalante,
capitanata dal ragazzo coadiuvato dal marinaio Père Jules (Michel Simon) e da un mozzo. La chiatta è molto più del luogo che
accoglie i due innamorati: durante il viaggio lungo la rete fluviale francese
il loro amore si consuma tra lapparente sicurezza di uno spazio chiuso, fuori
dal tempo, e lattrazione della città moderna in cui è facile smarrirsi. Si dipana così una
vicenda emblematica della costante ricerca di semplicità cara a Vigo, in cui il
tempo della storia è scandito dalle evocative immagini cui lamore dà forma. Si
pensi alla poetica visione dellamata sottacqua che si affaccia alla mente di
Jean quando ne sente maggiormente la mancanza dopo il suo allontanamento dalla
barca. Una visione realizzata attraverso una delle sovraimpressioni più belle
della storia del cinema.
La natation par Jean Taris (1931)
Laspetto visionario delle inquadrature
di Vigo sottende una cura tecnica nelle riprese anche nel materiale scartato
dalla versione finale. Lo ha dimostrato Eisenschitz in una interessante Lezione di cinema individuando nelle
scene tagliate, la cui durata complessiva corrisponde quasi a quella del film,
una notevole attenzione per dettagli, sperimentazioni di montaggio accelerato e
rallentato, piani-sequenza dove si indugia sulla durata di singoli momenti.
Zéro
de conduite
è stato proiettato nella versione restaurata a partire dalla sua copia più
completa, consegnata nel 1947 da Henri
Langlois a Luigi Comencini,
fondatore della Cineteca Italiana di Milano, dovè attualmente conservata. Il film
racconta con sguardo affettuoso la quotidianità di un gruppo di bambini
residenti in un collegio attraverso alcuni episodi che sottolineano, tra
realismo e iperboli, la contrapposizione fra una gioiosa ricerca di libertà
tipica dellinfanzia e lintransigenza degli insegnanti, la cui raffigurazione
grottesca e satirica ha valso alla pellicola numerosi tagli e un periodo di
censura.
Il precedente La natation par Jean Taris, dedicato al famoso campione di nuoto
francese e girato su richiesta di Germaine
Dulac, è forse ancor più interessante condensando in meno di dieci minuti
alcuni tratti distintivi dellopera di Vigo. Qui la ricerca visiva si realizza nelle
riprese sottacqua, in cui i movimenti di Taris danno vita a un gioco
chiaroscurale e a una dimensione onirica che devono aver ispirato la sequenza
della visione sottomarina ne LAtalante.
Un recupero dei caratteri tipici del cinema delle origini contraddistingue la
sequenza finale, dove alcuni trucchi di montaggio mostrano il nuotatore in
costume e un attimo dopo vestito di tutto punto; poi nellatto di camminare
sulla superficie dellacqua, infine mentre rivolge un saluto di congedo allo spettatore.
À propos de Nice (1930)
Non è un caso che la proiezione del primo
film di Jean Vigo abbia preceduto quella de LAtalante,
evidenziando implicitamente il fil rouge
di una poetica visiva che percorre tutta la sua opera. À propos de Nice si inserisce nel genere della “sinfonia urbana” il
cui primo esempio e caposaldo è lopera più importante di Walter Ruttmann, Berlino, sinfonia
di una grande città (1927), distinguendosi per lo sguardo curioso e
irriverente sugli spazi urbani e sui suoi abitanti. Nel suo documentario
ispirato dalle avanguardie, Vigo filma le contraddizioni della località
turistica alternando unattitudine satirica sui luoghi di ritrovo della classe agiata
e sui festeggiamenti del carnevale al realismo degli scorci dei quartieri
popolari e dei luoghi di lavoro degli operai. Il grande cineasta portoghese Manoel de Oliveira, che a sua volta ha
esordito nella regia con una personale sinfonia urbana, Douro, faina fluvial (1931), rimase a tal punto colpito dallopera
di Vigo e dal suo personale sguardo sul mondo da dedicargli il documentario Nice… À propos de Jean Vigo (1938),
contenente anche alcune citazioni visive e tecniche dalla versione del regista
francese.
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