Technologies of Theatre. Joseph Furttenbach and the Transfer of Mechanical Knowledge in Early Modern Theatre Cultures, «Zeitsprünge. Forschungen zur Frühen Neuzeit», Band 20, 2016, Heft 3/4
A cura di Jan Lazardzig, Hole Rößler
208 pp., 49 euro
Data di pubblicazione su web 22/01/2018
Il numero monografico della rivista, curato da Jan Lazardzig e Hole Rößler dell'Università di Amsterdam, è dedicato al Codex iconographicus 401, un poco noto manoscritto di argomento teatrale conservato alla Bayerische Staatsbibliothek di Monaco. Il documento, di cui si preannuncia un'edizione critica commentata (p. 271n.), viene presentato in traduzione inglese con le immagini che lo corredano: una serie di note incisioni di Remigio Cantagallina e di Jacques Callot arricchita da schizzi e disegni tecnici riferibili a spettacoli andati in scena a Firenze tra il 1608 e il 1617.
Databile agli inizi del Seicento, la fonte trattatistica dà puntuali indicazioni sul Teatro degli Uffizi e circa il funzionamento della sua complessa macchineria attestando, ancora una volta, la fortuna internazionale della tecnologia d'avanguardia della scena del principe, così bene studiata da Anna Maria Testaverde e Sara Mamone. La recente attribuzione del Codex a Joseph Furttenbach il Vecchio (1591-1667) è convincente. L'architetto-scenografo tedesco fu allievo dell'accademia di Giulio Parigi. Spettatore attento e competente di quegli spettacoli di corte nel segno della "maraviglia", fece tesoro di tale esperienza. Si pensi all'uso dei periatti illustrato nell'opera. Ai "voli", alle nuvole e così via. In breve: il trattato di Furttenbach è anche un consuntivo di quella cultura scenotecnica.
Joseph Furttenbach, Codex iconographicus 401, Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, c. 11v., particolare
Lo dimostrano da ultimo i risultati dell'workshop organizzato da Lazardzig e Rößler nel novembre 2014, i cui atti sono raccolti nella seconda parte del fascicolo. Cinque interventi integrano l'introduzione dei curatori. Si parla della presenza degli ingegneri fiorentini nelle corti europee. Della circolazione dei disegni e di altro materiale tecnico. Nonché del viaggio in Italia degli architetti-scenografi stranieri del Cinque-Seicento. Un'esperienza di formazione e aggiornamento imprescindibile che contribuì alla diffusione nell'Europa delle corti delle invenzioni macchinistiche fiorentine. Non solo. Si pensi al caso esemplare di Inigo Jones in bilico tra l'officina teatrale medicea e il Veneto di Andrea Palladio e Vincenzo Scamozzi.
Joseph Furttenbach, Codex iconographicus 401, Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, c. 11v., particolare
Segnaliamo specialmente le pagine di Mamone. La studiosa ripensa alcuni momenti salienti della spettacolarità fiorentina del XVI e XVII secolo, individuando un denominatore comune proprio in quella "drammaturgia delle macchine" attestata dal Codex iconographicus 401: basata, in larga misura, sul riuso di uno sperimentato patrimonio tecnologico che, è noto, affonda le radici negli "ingegni" brunelleschiani. Fu questa vitale tradizione "romanza" che contribuì in modo decisivo alla nascita e agli sviluppi del teatro moderno.
di Lorena Vallieri
Technologies of Theatre. Joseph Furttenbach and the Transfer of Mechanical Knowledge in Early Modern Theatre Cultures, «Zeitsprünge. Forschungen zur Frühen Neuzeit», Band 20, 2016, Heft 3/4
Joseph Furttenbach, Codex iconographicus 401, Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, c. 22v.