Tra sogno e realtà
Queer è l'atteso ritorno alla regia di Luca Guadagnino, ormai di casa a
Venezia dove presenta i suoi film con regolarità dal Suspiria del 2018. Dopo il successo dello sperimentale Challengers (2023), torna in coppia con
lo sceneggiatore Justin Kuritzkes
per ispirarsi liberamente all'omonimo romanzo breve (in Italia tradotto in Checca fino al 2013, quando riacquista
il titolo originario) di William Burroughs. Come tutta la sua opera letteraria,
Burroughs tratta di tematiche autobiografiche come l'omosessualità, che in Queer assume carattere dominante.
Rimasto a lungo non pubblicato per paura del contenuto esplicito, l'opera di
Burroughs ha svolto un ruolo centrale nella formazione dell'immaginario
creativo di Luca Guadagnino.
William Lee (Daniel Craig) è un ex militare della marina americana trasferitosi in Messico per dare libero sfogo alla sua dipendenza da oppio, lì considerato un farmaco. Dichiaratamente omosessuale, frequenta il solito locale in cui è di casa e dove spesso incontra nuovi amori passeggeri. Con l'amico Joe Guidry (Jason Schwartzman) si scambiano racconti sulle esperienze sessuali mentre scolano litri di tequila. Tra i mille volti delle notturne strade messicane, incrocia lo sguardo angelico del giovane Eugene Allerton (Drew Starkey). I due si iniziano a frequentare finché non scoppia la passione. Allerton, all'inizio freddo e scostante, accetta di fare un viaggio con Lee in direzione Amazzonia. Un viaggio e una missione alla ricerca della yage, potente droga dai poteri telepatici.
© Yannis Drakoulidis
Queer è un film che vuole portare sulle spalle un grande peso. Strisciando dal basso, si arrampica con tenacia verso la luce, sempre più in alto, spinto dalla necessità di raccontare. Racconta la storia di un amore sofferto, ma comunque vissuto. Una storia che si posa leggera sul confine, contemplando la sua natura divisoria. Perfettamente a metà tra il sogno e la realtà, tra quello che si considera bello e ciò che invece si etichetta con brutto, tra quello che è accettabile e quello che sarebbe meglio non mostrare.
Dell'universo di Burroughs rimane la tenerezza e il
tracciato, almeno fino al finale inconcluso (e quindi immaginato da Guadagnino-Kuritzkes).
Per la fotografia si adotta la forte luce di taglio delle visioni metafisiche
di De Chirico, per poi ritrovarci davanti a paesaggi immobili come quelli delle
notti di Edward Hopper. Nelle sequenze di sogno ci si aggira silenziosi in
quadri di Magritte, con stanze del suo tipico grigio, arti umani senza corpo e
busti femminili mutilati, come la Venús
Restaurée di Man Ray.
© Yannis Drakoulidis
Il romanzo di Burroughs non è quindi l'unica fonte di
ispirazione del film. La trama di Queer accoglie e si arricchisce
dell'attrazione che i maggiori esponenti del surrealismo, a partire da André Breton, avevano nei confronti del
mondo dei sogni. Un mondo cui si anela, come nei pochi fotogrammi di Orphée di Jean Cocteau (1950)
visti da Allerton e Lee in cui Jean Marais – novello Orfeo – attraverso uno
specchio riesce ad accedere a un universo altro. Analogamente Lee spera di
trovare il suo passaggio segreto nella yage.
Una droga, quest'ultima, che non causa lo stato di rilassamento estremo come l'oppio,
ma che «è come guardarsi allo specchio».
Uno specchio decisamente lacaniano per cui davanti ad esso – e alla condizione
di sdoppiamento che l'immagine subisce – si forma e rafforza il “nucleo dell'io”. È quindi un viaggio
in sé stessi e nell'altro quello a cui Lee e Allerton vanno incontro, dopo una
memorabile allucinata sequenza con tocchi di body horror tra Cronenberg e Lanthimos.
© Yannis Drakoulidis
Guadagnino, pur rimanendo fedele al tema della scoperta
dell'amore e dell'innamoramento, non si cristallizza in nessun universo e in
nessun volto, trovando il coraggio di confrontarsi, per la prima volta, con un
attore protagonista dall'aura divistica “virilmente” definita. Craig si fonde
con il personaggio donandogli un buon livello di veridicità, seppur non
riuscendo a dare all'espressione quell'ulteriore motilità di cui ci sarebbe
stato bisogno per avvicinarvisi emotivamente. Un innegabile senso di noia ha
accompagnato tutta la prima parte del film, causato probabilmente da una
mancata connessione con il personaggio principale. Si trova appagamento nelle
formidabili scenografie, a metà tra realtà e cartonati western, per arrivare
alla parte conclusiva che si impenna in una curva iperbolica decisamente troppo
attesa. Restano buone le intenzioni e ottimo come sempre il livello tecnico,
sporcato forse da una trama troppo esile e una durata, in questo caso,
eccessiva.
Queer
Cast & credits
Titolo
Queer |
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Origine
Italia, Usa |
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Anno
2024 |
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Durata
135 min. |
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Data rappresentazione
3, 4 settembre 2024 |
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Città rappresentazione
Venezia |
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Luogo rappresentazione
Sala Darsena |
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Prima rappresentazione
3 settembre 2024 |
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Adattamento
Dal romanzo "Queer" di William S. Burroughs |
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Regia
Luca Guadagnino |
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Interpreti
Daniel Craig Drew Starkey Lesley Manville Jason Schwartzman Andra Ursuta Michael Borremans David Lowery |
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Produzione
Fremantle, Fremantle North America, The Apartment, società del gruppo Fremantle (Lorenzo Mieli), Frenesy Film Company (Luca Guadagnino), in collaborazione con Cinecittà e Frame by Frame |
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Distribuzione
Distribuzione Italia: Andrea Occhipinti - Lucky Red; Distribuzione internazionale: Fremantle – Jens Richter |
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Scenografia
Stefano Baisi |
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Costumi
Jonathan Anderson |
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Sceneggiatura
Justin Kuritzkes |
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Montaggio
Marco Costa |
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Fotografia
Sayombhu Mukdeeprom |
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Effetti speciali
Virginia Cefaly, Marco Fiorani Parenzi |
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Suono
Craig Berkey, Alessandro Bonfanti |
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Musiche
Trent Reznor, Atticus Ross |
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Lingue disponibili
Inglese |