Visioni dalla Biennale Danza
Per l'edizione 2024 – non a caso intitolata We Humans – la Biennale Danza di Wayne McGregor sceglie di tornare a un rapporto ancestrale con l'arte coreutica, rivalutando il suo potenziale sociale e di aggregazione senza eccessi di parole e intellettualismi. Il festival viene inaugurato giovedì 18 luglio dal Leone d'Argento Trajal Harrell col suo Sister or he buried the body, un “canto” alla memoria di sapore spiritual che riecheggia sia Katherine Dunham e le ragioni antropologiche del movimento del corpo, sia le origini della danza cosiddetta lyrical.
Lo statunitense Harrell, indossando
una gonna colorata e una sottoveste, fa il suo ingresso in una scena di
dimensioni ridotte, delimitata da nastri di colore oro e azzurro. In posizione
seduta, dondolando grazie al movimento quasi impercettibile delle gambe, copre
il proprio viso con gli arti superiori che, leggermente tremolanti, si muovono
con misura suscitando un forte sentimento di pathos. La sua danza è un pianto, un libero sfogo del corpo che
mira a esprimere le emozioni insite nella musica, a visualizzare ritmi e
melodie.
© Biennale Danza 2024
Nel teatro che fu il San Giovanni Grisostomo, patria dell'opera in musica nel Settecento e oggi Teatro Malibran, va invece in scena la compagnia taiwanese Cloud Gate. Waves è un lavoro al passo con i tempi, capace di attrarre un ampio pubblico; si tratta dell'azione di dodici danzatori in abiti futuristici che si muovono in sincrono, costruiscono canoni di movimento, propongono duetti e soli ipnotici dialogando con i loro ologrammi proiettati sul fondale in vesti casual. Organizzati in formazioni spesso maschili o femminili, i performers ricordano i movimenti di rivalutazione dei sessi nella danza; si pensi a mo' di esempio a Ted Shawn e alla sua compagnia Ted Shawn and His Men Dancers.
I personaggi di Waves, umani e digitali, sembrano vivere in due mondi paralleli nei
quali il sé non omologato e cosciente viene tenuto in ostaggio. Se la prima
parte dello spettacolo risulta più occidentale nel linguaggio e nello stile (si
pensi, per fare un esempio, a Momix di Moses Pendleton), la seconda parte – complice anche la colonna sonora – porta in
scena, rinnovandola, una danza di sapore orientale mescidata con la tradizione,
con i movimenti del Tai Chi, dello Yoga e delle tecniche meditative.
Un momento dello spettacolo
© Biennale Danza 2024
Negli spazi dell'Arsenale, Melisa Zulberti porta in scena a sua volta uno scenario post-bellico (o post-apocalittico). La scenografia consiste di strutture riflettenti che moltiplicano sia i corpi dalle sembianze robotiche che abitano la scena sia i punti di vista, mentre in sottofondo risuona una musica elettronica eseguita dal vivo che a tratti rimanda a The Wall dei Pink Floyd. Posguerra inizia con bilanciamenti e giochi di peso; tramite l'uso sapiente degli oggetti di scena – che simboleggiano ora ostacoli ora muri e rovine di edifici – la coreografa argentina propone un monito sul futuro più prossimo. Rinuncia ai canonici passi di danza per mettere in evidenza lo sforzo fisico ed emotivo, calibrato soprattutto sulle doti interpretative delle cinque convincenti danzatrici.
Nel panorama della danza
contemporanea, dove spesso il concetto regna sovrano, Zulberti porta alla
Biennale un raro esempio di drammaturgia danzata. Come in Waves, l'interazione con le tecnologie audiovisive è elemento
primario: ogni danzatrice indossa un casco sul quale è assicurata una
telecamera grandangolare il cui prodotto è proiettato in tempo reale sul
fondale, mostrando così realtà plurime e ponendo a confronto oggettività e
soggettività. Se Cloud Gate riflette soprattutto sul rapporto più generico tra
uomo e tecnologia, intuendone comunque i risvolti più inquietanti, Zulberti si
sofferma sulle potenzialità distruttive dell'umano e del relativo “progresso”,
su possibili degenerazioni, su imminenti conflitti. Se il lavoro presentato al
Malibran rende plausibile una presa di coscienza, nonché la possibilità di
trapassare tra universo virtuale e mondo “analogico”, Posguerra non lascia spazio all'ottimismo, terminando con un crollo
simbolico degli oggetti di scena e con l'immagine del volto della danzatrice
principale profondamente segnato, nell'incertezza di essere vittime e
sopravvissuti.
Un momento dello spettacolo
© Biennale Danza 2024
Ma è in particolare Natural Order of Things a cogliere l'essenza di We Humans; coronato da una standing ovation che ha tutta l'aria di non essere né la prima né l'ultima, il lavoro del coreografo libanese Mc Guy Nader – realizzato in sinergia con la spagnola Maria Campos – si distingue per inaudita qualità sulla scena attuale della danza contemporanea.
Il palco del Teatro alle Tese (Arsenale) si apre su un apparente caos, con movimenti ciclici e ripetitivi nell'intento forse di riprodurre quel movimento dei corpi celesti nel cosmo che secondo gli antichi avrebbe ispirato le origini della danza. L'effetto è (ancora una volta) ipnotico, complice la musica minimalista che riprende autori come Philip Glass o Steve Raich, e con quest'ultimo la collaborazione tra il musicista e Anne Teresa De Keersmaeker, a tratti dichiaratamente citata nelle torsioni che accomunano Phase e Natural Order of Things.
Un momento dello spettacolo
© Biennale Danza 2024
Il lavoro è una fucina di
riferimenti: oltre alla coreografa belga sembra di ritrovare in scena il Merce Cunningham di Points in Space (con musica di John Cage), il fall and recovery di Doris Humphrey e i gesti comuni del camminare, dondolare, ruotare; senza
prescindere dai dettami della modern dance, non si rinuncia all'estremo vigore, ai movimenti ginnici e alle
prese, in poche parole alla danza, con contaminazioni che toccano la ginnastica
artistica e la break dance. Mc Guy
Nader crea schemi per romperli. E non c'è bisogno di
raccontare o di capire alcunché se il risultato visivo è così stupefacente.
Visioni dalla Biennale Danza
Un momento dello spettacolo
Cast & credits - Sister or He Buried the Body
Titolo
Visioni dalla Biennale Danza |
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Sotto titolo
Sister or He Buried the Body |
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Anno
2022 (prim |
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Durata
25 min. |
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Data rappresentazione
18 luglio 2024 |
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Città rappresentazione
Venezia |
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Evento
Biennale Danza 2024 |
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Titolo originale
Sister or He Buried the Body |
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Interpreti
Trajal Harrell |
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Produttori
Co-produzione: Ludwig Forum Aachen, Mudam, 13th Gwangju Biennale, Aichi Triennale, Schauspielhaus Zürich, CND - Centre national de la danse |
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Costumi
Trajal Harrell |
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Coreografia
Trajal Harrell |
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Musiche
Trajal Harrell |
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Note
Drammaturgia: Sara Jansen |
Cast & credits - Waves
Titolo
Visioni dalla Biennale Danza |
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Sotto titolo
Waves |
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Anno
2023 (prim |
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Durata
70 min. |
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Città rappresentazione
Venezia |
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Luogo rappresentazione
Teatro Malibran |
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Evento
Biennale Danza 2024 |
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Titolo originale
Waves |
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Regia
Kenichiro Shimizu |
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Interpreti
Trajal Harrell |
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Produttori
Co-produzione: National Performing Arts Center - National Theater & Concert Hall, National Taichung Theater, National Kaohsiung Center for the Arts (Weiwuying) |
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Costumi
Fan Huai-chih |
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Coreografia
Cheng Tsung-lung |
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Montaggio
Kenichiro Shimizu |
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Luci
Shen Po-hung |
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Musiche
Daito Manabe |
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Note
Drammaturgia: Sara Jansen |
Cast & credits - Posguerra
Titolo
Visioni dalla Biennale Danza |
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Sotto titolo
Posguerra |
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Anno
2024 (prim |
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Durata
60 min. |
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Città rappresentazione
Venezia |
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Luogo rappresentazione
Arsenale di Venezia |
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Evento
Biennale Danza 2024 |
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Titolo originale
Posguerra |
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Regia
Melisa Zulberti |
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Interpreti
Trajal Harrell |
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Produttori
Co-produzione: La Biennale di Venezia, FIBA - Festival Internacional de Buenos Aires; Con il supporto di: Fundación Williams, Fundación PROA, Fundación Santander Argentina ArtLab - Creative Platform of Art and Technology cheLA |
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Produzione
Produzione artistica: Sofia Fernández |
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Costumi
Sofía Romero |
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Coreografia
Melisa Zulberti |
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Suono
Federico Lucas, Lafuente Paez |
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Luci
Pedro Pampín |
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Musiche
Julián Tenembaum |
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Note
Drammaturgia: Sara Jansen |
Cast & credits - Natural Order of Things
Titolo
Visioni dalla Biennale Danza |
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Sotto titolo
Natural Order of Things |
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Anno
2024 (prim |
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Durata
60 min. |
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Città rappresentazione
Venezia |
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Luogo rappresentazione
Teatro alle Tese (Arsenale) |
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Evento
Biennale Danza 2024 |
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Titolo originale
Natural Order of Things |
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Autori
GN|MC Guy Nader | Maria Campos |
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Regia
Guy Nader; Co-regia: Maria Campos |
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Interpreti
Trajal Harrell |
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Produttori
Co-produzione: La Biennale di Venezia, Mercat de les Flors Grec 2024 Festival de Barcelona, Condeduque Centro de Cultura Contemporánea, Kurtheater Baden (Switzerland); |
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Produzione
Produzione esecutiva: Raqscene, MGM Marta-Guzmán-Management, Yara Himelfarb |
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Scenografia
GN|MC Guy Nader | Maria Campos |
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Costumi
Marina Prats |
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Luci
Conchita Pons |
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Musiche
Coti K. |
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Note
Drammaturgia: Sara Jansen |