logo drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | I lettori scrivono | Link | Contatti
logo

cerca in vai

Caterina Pagnini

La fondazione di un ente pubblico per lo spettacolo

Data di pubblicazione su web 05/11/2015
.

A Firenze, nel 1664, il «virtuoso congresso» degli accademici Infuocati era attivo in zona S. Trinita presso il teatro della Volta degli Spini, diproprietà di Michele Megli;[1] sottol’egida del motto «A tempo Infuocati», con insegna una bomba in atto discoppiare, il 19 marzo questa «conversazione»si fondava «accademia, sotto la protezzione del gloriosissimo Vescovo fiesolano S. Andrea Corsini, con iltitolo d’Infuocati, ed elettasi per impresa una bomba scoppiata, vi hanno postoil motto ‘A tempo’»[2]: «Al nome di Dio e dellaGloriosissima Sempre Vergine Maria e di S. Andrea Corsini protettore di nostraAccademia e di tutti i santi del paradiso, Amen [...]. 1663 [ma 1664]. Ricordo comeessendosi insieme e concordemente radunati noi, Pietro Bini, Balì LorenzoMartelli, Capitano Cammillo Gaddi, Francesco Bartolomeo della Fonte, OttavioXimenes Aragona e Domenico Federighi ad effetto d’instituire un’Accademia, dovesì a noi come ad ogn’altro che in essa tempo per tempo detto venisselegittimamente promosso, sia lecito passare virtuosamente il tempo detto, tantoin rappresentare commedie, quanto nel intrapprendere qualsivoglia altro nobileet onorato impiego, nel 19 di marzo formossi unitamente e di concordia sistabilì che principio avesse, come seguì, la fondazzione di detta nel modo eforma che ne’ capitoli si contiene».[3]

La vocazione spettacolare dell’accademia si fa subito palese; già dall’agostosuccessivo alla fondazione si comincia a pensare all’allestimento di un’operada rappresentarsi nel teatro dell’accademia: «Si determinò ancora di fare unacommedia in musica […] potendo però averla in tempo da chi aveva ordine dimetterla in musica».[4]La gestione della sala teatrale da parte degli Infuocati contemplava, già dai primi tempi alla Voltadegli Spini, la possibilità dell’appalto per le compagnie di comici che facesserorichiesta di usufruire dei locali per recitarvi le loro commedie all’improvviso;una prima trattativa fu instaurata subito nel febbraio del 1665, ma non andò abuon fine per la mancata sottoscrizione da parte dei comici di tutte leclausole e condizioni imposte dall’accademia stessa: «Ricordo come lunedì passato,giorno dua di febbraio [1665] fu dal Signore Mattias Maria Bartolommeichiestaci a nome d’alcuni Signori che recitar volevano commedie all’improvvisola nostra stanza per servirsene a tale effetto […]. Queste, nonostante che adessi piacessero, negorno però di sottoscrivere, adducendo per ragione che nonsolo in quelle ma in ogni altra cosa ancora volevano da noi dipendere purchénon restassero astretti alla sottoscrizzione dall’Accademia pretesa».[5] Nonostante l’insuccesso di questo primo approccio, l’episodio è importante per rilevare come fin daisuoi primi anni alla Volta degli Spini l’accademia degli Infuocati avesse espressola sua vocazione all’impresariato teatrale, organizzandosi efficacemente in unaben strutturata gerarchia interna per quanto riguarda la gestione delle«imprese» spettacolari, sia quelle di propria produzione che quelle diimpresari o compagnie esterni; una pratica che andrà sempre più perfezionandosidall’instaurarsi della gestione del Cocomero e che farà della conversazione unadelle realtà più attive e produttive del panorama spettacolare fiorentino.[6]

Il 20 maggio 1669, durante una seduta dell’accademia, i sodali Lorenzo Martelli,Mattias Maria Bartolommei e Giovan Battista Galli comunicano all’assemblea l’avvenutatransazione con gli accademici Abbozzati per il subentro nella locazione dellestanze da loro occupate in via del Cocomero, con l’acquisto di «tutte le scene,palco, […] stanzini, legnami e ogni altro arnese che lì si ritrovava»[7]per la somma di quattrocentoquaranta fiorini da loro tre erogati in solido; il “nobilescopo” quello del beneficio dell’accademia e soprattutto la possibilità diagevolare l’attività spettacolare disponendo finalmente di un luogo più ampio eadatto all’adempimento delle «virtuose operazioni»: «Essendo radunati in numerosufficiente, fu dal Consolo ordinato al Balì Martelli, Marchese Bartolomei eGiovan Battista Galli che esponessero in corpo d’Accademia il loro sentimento.Da uno di questi fu rappresentato avere contratto lo stanzone di via delCocomero con tutte le scene, palco, […] stanzini, legnami e ogni altro arneseche lì si ritrovava degli Accademici Abbozzati per la somma di fioriniquattrocentoquaranta in circa, dichiarandosi non avere ad altro fine intrapresaquesta risoluzione che per benefizio della nostra Accademia, potendo, con unastanza più capace, con maggior facilità e satisfazione del pubblico proseguirele virtuose operazioni».[8]Sottoposta a deliberazione dell’accademia, la transazione fu approvata all’unanimità: daquel momento la nuova sede dell’accademia degli Infuocati veniva spostata nellestanze di via del Cocomero e lo stanzone annesso diventava il luogo teatraledeputato. Il primo luglio 1669, gli Infuocati fecero la loro prima «tornata»nelle nuove stanze di via del Cocomero: « “Prima tornata fatta alla nuova stanza di via del Cocomero”.[…] In questa tornata si fu alla nostra nuova stanza per la prima volta».[9] Ormai assestati nella nuovasede, già dalla metà di agosto gli accademici cominciano a contemplare l’opportunitàdi riprendere a pieno ritmo l’attività spettacolare.

Negli anni successivi l’accademia, assestata da unpunto di vista organizzativo interno, meno da quello delle relazioni con l’esternoe gli impresari, riuscì a garantire un’offerta spettacolare piuttosto regolare,concedendoci anche momenti di pausa per la ristrutturazione della sedeaccademica e del teatro.[10]Quello che mancava era la continuità della protezione della famiglia granducale,che negli anni andò progressivamente allentandosi: dalla fine degli anni ’80 Vittoria della Rovere avevaceduto il suo ruolo di “protettrice occasionale” degli Infuocati al nipote Ferdinando, figlio di Cosimo III, che per il momento si manteneva comunque piuttosto in ombra.[11] Negli anni successivi,la volontà di intraprendere gestioni dirette degli allestimenti senza avere unagaranzia di protezione e una solida esperienza impresariale, con ilcoinvolgimento in solido degli accademici nelle spese degli allestimenti, misea repentaglio la sopravvivenza dell’accademia, che sembrava irrimediabilmente compromessa, avviandosiverso la conclusione della vicenda trentennale con l’inevitabile dichiarazione di fallimento.

L’intervento del Granprincipe Ferdinando, nella primavera del 1697,a supportare  esplicitamente il saldo degli arretratial proprietario del teatro Carlo Lorenzo Ughi scongiurò definitivamente la bancarotta e il fallimentodell’impresa.[12] Da questo momento il principeMedici diventò il protettore, per il momento non ufficiale, dell’Accademiadegli Infuocati, comportando un improvviso sollevamento delle sorti del teatrodel Cocomero e innescando una serie di cambiamenti nella natura dell’accademiache porteranno all’introduzione e allo sviluppo della pratica impresariale comenuova “ragione sociale” della conversazione. Il biennio 1698-1699 può essereconsiderato come un periodo di rodaggio della nuova gestione del Cocomero daparte degli Infuocati, sotto lo stretto controllo del principe Medici che agivatramite il suo fidato collaboratore delegato, il marchese Camillo Vitelli,figura fondamentale del sistema, degnamente sostituito, dopo la morte diFerdinando e la successione alla protezione dell’accademia del fratello GianGastone, da Scipione Capponi. L’inaugurazione della nuova gestione dellostanzone di via del Cocomero si ebbe nell’autunno del 1698 con larappresentazione di Laodicea e Berenice, dramma per musica diimportazione veneziana su libretto di Matteo Noris e musica di Giacomo AntonioPerti. Dopo questo evento lo stanzone del Cocomero inizia a funzionare a pienoregime ed è presente nel calendario cittadino con la produzione di quattroopere nell’anno festivo 1698-1699, con le proposte dei vari impresari che aturno si incaricavano della gestione degli allestimenti, sempre sotto laprotezione di Ferdinando. La sperimentazione promossa dall’intervento delprincipe mediceo, che oltre agli impresari si faceva garante, insieme ad altrimembri della famiglia come lo zio Francesco Maria e la moglie Violante, deivirtuosi reclutati per recitare negli allestimenti del Cocomero, avevaconseguito l’esito sperato; adesso gli Infuocati potevano ricostituirsi ecominciare la loro nuova, fertilissima stagione al teatro del Cocomero.[13]

Il primo settembre 1699 gli accademici Infuocati si riunirono a legalizzare laloro rinnovata struttura organizzativa, stipulando un nuovo contratto diaffitto per le stanze e il teatro di via del Cocomero, con la stesura di unascritta che comprendeva, oltre agli accordi privati fra le parti contraenti,anche le nuove regole della conversazione, redatte e controfirmate da tutti gliaccademici: «Adì primo settembre 1699, in Firenze. Per la presente benché privata scritta, quali volsero l’infrascritte parti che abbia forza e vigore come se fusse pubblico e quarantigiatoinstrumento, come avendo gl’infrascritti Signori Accademici, volgarmentechiamati gl’Infuocati, sotto la protezione e patrocinio di S. Andrea Corsini,stabilito una nuova conversazione in numero di venti nello stanzone di via delCocomero e stanze annesse al medesimo, locatogli dall’IllustrissimoSignor Carlo Ughi».[14]

Due anni dopo, il 31 ottobre del 1701, la protezioneufficiale del granprincipe Ferdinando consentì agli Infuocati la sottoscrizione di un nuovo contratto di locazione, definitivo, per le stanze e il teatro di via del Cocomero:«Adì 31 ottobre 1701 in Firenze. Scritta di locazione di stanzone. Al nome di Dio Amen. Per la presente privata scrittura da valere e tenere come la fusse pubblico instrumento a tutti sia noto et appaia qualmente l’IllustrissimoSignor Carlo Lorenzo del già Illustrissimo e Clarissimo Signor Senatore Alamanno Ughi come in oggi assoluto padrone dello Stanzone Teatro Muraglie et altro ad esso adiacente per l’uso di commedie posto in via del Cocomero, per li suoi eredi e successori, da e concede a pigione alli infrascritti signoriAccademici a piè soscritti il teatro stanzone, stanzini, palco ed altroconstituente il suddetto teatro, e per loro conducenti con gli apposti patti econdizioni».[15]

I patti erano stati approvati e controfirmati in tutte le clausole: dal primo dinovembre l’accademia cominciò a redigere il Libro di Entrata e Uscita, adecorrere della prima rata di quarantuno scudi di affitto corrisposta il 28novembre a Carlo Lorenzo Ughi. Prima della fine dell’anno 1701 gli accademicicominciarono a pensare al nuovo statuto da dare alla conversazione e se fosseopportuno stendere dei nuovi Capitoli oppure riferirsi ai vecchi del 1699;nella tornata del 21 dicembre venne deciso di riferirsi al vecchio regolamento,apportando le necessarie modifiche e i dovuti ammodernamenti; le nuove regoleredatte come i Capitoli dell’Accademia degli Infuocati[16] furono definitivamente stesi e approvati all’inizio del 1702 e rimasero in vigore comeregolamento interno della conversazione per lunghissimo tempo.[17] Il teatro del Cocomero, sotto la protezione ufficiale del granprincipe Ferdinando, diventa veroe proprio “ente pubblico” teatrale riconosciuto dal governo granducale, con unagestione spettacolare sempre più impresariale; una realtà che con la suaproposta spettacolare dinamica, variegata e intensa – commedie in prosa dicomici e drammi in musica – sopravanzerà di gran lunga la produzione e l’attivitàdel teatro della Pergola, il più istituzionale dei teatri fiorentini, checomincerà infatti a rallentare la sua produzione per poi cessarladefinitivamente nei primi anni del ’700, per poi riprendere a pieno ritmo leattività dalla riapertura del 1718[18].Durante il periodo della protezione del Granprincipe (dal 1701 al 1713) gliInfuocati consolideranno la loro vocazione di gestione impresariale, dando insubaffitto il loro teatro alle compagnie di comici dell’arte e agli impresaridi opere in musica che via via ne facevano richiesta per poter recitare in unapiazza teatrale che stava indubbiamente diventando una delle più importanti delcircuito italiano, proprio grazie alla presenza del teatro del Cocomero e dellagestione degli Infuocati.



[1] I locali si trovavano all’imboccodel Lungarno Acciaiuoli, di fianco a Palazzo Spini, nella casa di MicheleMegli. Cfr. I teatri storici della Toscana. Censimento documentario earchitettonico. Firenze, acura di E. GARBERO ZORZI E L. ZANGHERI, Venezia-Vicenza, Marsilio-La Grafica, 2000, vol. VIII, pp. 416-417.

[2] BNCF, Manoscritti Panciatichi213, Ricordi dell’Accademia degliInfuocati (1664-1682), pp. 8-9. Il documento  è stato rinvenuto nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze da Elvira Garbero Zorzi e Luigi Zangheri, che per primi ne danno notizia in Lo spettacolo maraviglioso. Il teatro della Pergola: l’opera a Firenze, catalogo della mostra, a cura di M. DE ANGELIS et al. (Firenze, Archivio di stato, 6 ottobre-30 dicembre 2000), Firenze, Polistampa, 2000, p. 17 e ne I teatri storici, cit., p. 93. Per la vicenda dell’accademia degli Infuocati prima del trasferimento in via del Cocomero e per l’analisi dettagliata del documento si rimanda D. SARÀ, Le Carte Ughi e il primo cinquantennio di attività del teatro di via del Cocomero a Firenze, tesi di dottorato in Storia dello spettacolo, Università di Firenze, 2006 (tutor: prof. Sara Mamone), vol. I, pp. 200-345. Per la trattazione dell’accademia degli Infuocati presso il teatro del Cocomero, dal 1701 al 1748 si vedano C. PAGNINI, Gli Infuocati di Firenze: un’Accademia tra  i Medici e i Lorena (1664-1748), tesi di dottorato in Storia dello spettacolo, Università degli studi di Firenze (tutor: prof. Sara Mamone), 2007, 3 voll., e ID., Vocazione teatrale e professionismo impresariale dell’accademia degli Infuocati di Firenze, in «Medioevo e Rinascimento», XXI / n.s. XVIII, 2007, pp. 275-297.

[3] BNCF, Manoscritti Panciatichi 213, cit., p. 1.

[3] I locali si trovavano all’imbocco del Lungarno Acciaiuoli, di fianco a Palazzo Spini, nella casa di Michele Megli. Cfr. I teatri storici, cit., pp. 416-417.

[4] BNCF, Manoscritti Panciatichi 213, cit., p. 17.

[5] Ivi, p. 26.

[6]Cfr. PAGNINI, L’Accademia degli Infuocati, cit.

[7] Ivi, p. 129. Cfr. SARÀ, Le Carte Ughi, cit., pp. 200-202.

[8] Ibid.

[9] BNCF, Manoscritti Panciatichi 213,cit., p. 131.

[10]Cfr. SARÀ, Le Carte Ughi, cit., pp. 202-304 e PAGNINI, L’accademia degli Infuocati, cit., vol. I, pp. 15-28.

[11] L’ultima traccia della protezione della granduchessa madre, esibita in un libretto a stampa, è relativa alla rappresentazione dell’opera in musica La Tessalonica di Niccolò Minato e Antonio Draghi, rappresentata al Cocomero nel carnevale del1687.

[12] ASF, Carte Ughi 159, c. 48r-v,trascritto in SARÀ, Le Carte Ughi,cit., vol. II, doc. 368. Cfr. anche PAGNINI, L’Accademia degli Infuocati, cit., vol. I, pp. 29-60.

[13]Cfr. SARÀ, Le Carte Ughi, cit., pp.304-345 e PAGNINI, L’Accademia degliInfuocati, cit., pp. 61-73.

[14] La scritta del 1699 che contiene anche i nuovi Capitoli dell’Accademia, poi stesi ufficialmente nel 1701, è contenuta in ASCFi 109 (8367), cc.nn., trascritto in PAGNINI, L’Accademia degli Infuocati, cit., vol. II, doc. 52.

[15] ASCFi, Teatro Niccolini 182(8440), cc. nn., trascritto ivi, vol. II, doc. 72.

[16] Capitoli dell’Accademiadegli’Infuocati posti sotto il patrocinio di S. Andrea Corsini e sotto laprotezione del Serenissimo Principe Ferdinando di Toscana in ASCFi,Teatro Niccolini 74 (8332), Fascicolo II, cc. 1-18, trascritto interamente in PAGNINI, L’Accademia degli Infuocati, cit., vol. II, doc. 73. La probabile altezza cronologica della stesura dei Capitoli, che noncompare sul documento, si evince dal fatto che in data 21 dicembre 1701 nel Librodei Ricordi si annota un’adunanza in cui si deliberava sul contenuto dei vari capitoli da redigere, in particolare delle varie cariche gerarchiche e dei loro compiti specifici, per cui è lecito supporre che la stesura ufficiale del documento risalisse ai primi mesi dell’anno successivo.

[17] I Capitoli rimasero intattinella loro redazione del 1702 e furono strettamente osservati dagli accademici;all’altezza del 1823 furono stampati nella stessa forma e con le stesseclausole. Sul frontespizio del libretto a stampa a opera dell’accademicoProvveditore Vincenzo Orsi è riportato lo stemma degli accademici Infuocati,una bomba in atto di esplodere, con il motto “A Tempo Infuocati”.

[18] La stagione degli Infuocatial Cocomero sotto la protezione del granprincipe Ferdinando è affrontata in PAGNINI,L’Accademia degli Infuocati, cit.,vol. I, pp. 74-126.



© drammaturgia.it - redazione@drammaturgia.it

 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013