Elena Tamburini
Le accademie romane in difesa di Galilei: l'Amor pudico (1614)

Con un’ipotesi di ricostruzione dell’apparato teatrale di Fabio Colonnese. Edizione critica, note e commento del testo di Iacopo Cicognini e della relazione di Romolo Paradisi a cura di Aldo Roma

Roma, Bardi, 2023, 423 pp., euro 27
ISBN 978-88-218-1249-1

Data di pubblicazione su web 03/09/2024

La copertina

Il volume, pubblicato negli atti dell’Accademia nazionale dei Lincei, ricostruisce il contesto, i contenuti e i suggestivi risvolti dello spettacolo messo in scena nel febbraio 1614 nel palazzo della Cancelleria, a Roma, per le nozze fra Michele Peretti, principe di Venafro, e Anna Maria Cesi. Si tratta del «festino» Amor pudico, composto per l’occasione da Iacopo Cicognini (1577-1633), poeta, drammaturgo e uomo di teatro. 

La prima parte del volume contiene un lungo saggio di Elena Tamburini che ripercorre le vicende legate all’evento e ne illustra dinamiche, protagonisti, svolgimento e particolari a partire dalla lunga e preziosa relazione coeva di Romolo Paradisi. La lettura dell’autrice si fonda sulla tesi, esplicitata già nel titolo del saggio, che questo spettacolo sia stato, ben più che un omaggio, un vero e proprio atto di sostegno a Galileo Galilei da parte degli accademici Umoristi e Lincei, in quei mesi in cui il giudizio delle autorità ecclesiastiche sullo scienziato era ancora incerto e suscettibile di aperture positive. Gli sposi apparivano in effetti come i rappresentanti ideali dei due cenacoli accademici: il principe Peretti in quanto egli stesso accademico Umorista e Anna Maria Cesi in quanto cugina di Federico Cesi, fondatore dei Lincei. 

Lo spettacolo, rappresentato tre volte (5, 9 e 11 febbraio 1614), apparteneva al genere della «veglia alla fiorentina»: di contenuto allegorico, articolata in “ore” o “vigilie” (di solito quattro, interamente musicate e cantate) e inframmezzata da balli. A questo proposito, costituiva un importante antecedente la Notte d’Amore di Francesco Cini, rappresentata a Firenze nel 1608 a Palazzo Pitti per altre importanti nozze: quelle fra Cosimo II de’ Medici e Maria Maddalena d’Austria. Indiscutibile è l’influenza della cultura spettacolare fiorentina sull’Amor pudico romano. Oltre al genere dello spettacolo, anche il tema principale proposto, quello di un Amore nuovo e sapiente, era stato infatti al centro proprio nel febbraio precedente (1613) di una Barriera fiorentina alla quale avrebbe dovuto partecipare anche lo sposo, il principe Michele (che aveva poi rinunciato a causa della contemporanea morte della prima moglie, Margherita Somaglia). Senza contare il fatto che lo stesso principe Peretti chiese espressamente per le sue nozze artisti fiorentini. E in effetti Agostino Migliorini (allievo di Buontalenti) e il pittore Baccio Ciarpi, toscani, ricoprirono due funzioni-chiave nell’evento, rispettivamente quelle di macchinista e di scenografo. Lo spettacolo, coordinato dal provveditore Giovanni Battista Cavalcantini (altro toscano) e “diretto” dal corago Cicognini, coinvolse inoltre il coreografo Pompeo Faruffino e cantanti per la maggior parte romani e napoletani, messi a disposizione dai due fratelli Peretti (l’importanza del cardinale cancelliere Alessandro Peretti Montalto, fratello dello sposo, in fatto di committenza musicale è ben nota agli studiosi) e dal cardinale Scipione Borghese, nipote del papa regnante Paolo V. Fra questi, la celebre Ippolita Marotta, interprete del personaggio di Venere. 

La veglia romana si caratterizzò per un numero di “ore” (cinque) superiore alle tradizionali quattro, per l’atto tasso spettacolare, per la committenza multipla, per le varie provenienze degli artisti, ma soprattutto per il suo «intento militante» (p. 191). All’interno della messinscena, Cicognini aveva inserito anche le Stelle Medicee: i satelliti maggiori di Giove che, scoperti da Galileo, costituivano un’altra prova a favore della teoria copernicana dell’eliocentrismo. Un omaggio non casuale, per di più messo in scena di fronte a un pubblico numeroso. Con questa e altre prove (fra le quali una lettera di apprezzamento dello spettacolo, indirizzata proprio da Federico Cesi a Galilei poco dopo l’evento), l’autrice disegna nel §5 le coordinate della sua tesi principale: quella di uno spettacolo portatore, sotto l’effigie di un Amore divenuto pudico, di una nuova sapienza identificabile con la scienza galileiana. Suggestiva a questo proposito l’esortazione di Amore ai poeti, nel testo di Cicognini: «Cantate omai quel che vi detta il vero». 

Fra i pregi dello studio di Elena Tamburini, occorre evidenziarne almeno due. Il primo consiste nell’abbondanza e nella qualità dei rimandi e degli approfondimenti proposti nelle note, che in qualche caso hanno anche il merito di far luce e di correggere informazioni finora errate (come, per esempio, le vere date di nascita di Francesco Peretti e di Anna Maria Cesi). Il secondo risiede nella capacità di suggerire relazioni, consonanze, «sotterranee» influenze (come quelle del §7, relative alla cultura spettacolare inglese) che stimolano la riflessione e l’immaginazione del lettore senza imporsi come acquisizioni sistematiche ma che, offrendosi piuttosto come segni e tracce, sembrano aprire la strada a nuove e fruttuose ricerche. 

Le belle tavole di Fabio Colonnese propongono una ricostruzione dell’apparato teatrale, opera dell’architetto e pittore modenese Giovanni Guerra e del Ciarpi, realizzato nella Sala dei Cento Giorni. La parte dell’uditorio prevedeva una struttura a gradoni disposti secondo uno schema geometrico a matrice dodecagonale, culminante in una loggia ospitante un piano superiore con due ulteriori gradoni a disposizione del pubblico. Una caratteristica che Elena Tamburini ricollega al teatro dell’Accademia degli Intrepidi di Ferrara (1605-1606), sottolineandone l’importanza in quanto si tratterebbe di «uno dei primissimi esempi di sfruttamento dello spazio di un teatro in senso verticale» (p. 173). 

La seconda parte del volume, curata da Aldo Roma, presenta la prima edizione moderna del testo di Cicognini e della citata Copia d’una lettera di Romolo Paradisi, indirizzata a Giovan Battista Strozzi. Il testo dell’Amor pudico venne pubblicato in due edizioni, entrambe del 1614, per i tipi di Girolamo Discepolo: la prima, in-quarto, diffusa prima dello spettacolo; la seconda pubblicata dopo, in-dodicesimo, con l’aggiunta della dedica al cardinale Borghese, e – non in tutti gli esemplari noti – della descrizione di Paradisi. Il lavoro scrupoloso di Aldo Roma aggiunge alle edizioni del testo di Cicognini, integrato con le didascalie sceniche, e della lettera di Paradisi note esplicative e un apparato critico in appendice contenente i paratesti, le varianti fra le due edizioni e gli interventi apportati. 

Arricchiscono il volume un’appendice documentaria al saggio di Elena Tamburini e diverse illustrazioni.


di Italo Papandrea

Le accademie romane in difesa di Galilei: l'Amor pudico (1614)

Indice



 
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Indice



PARTE PRIMA
 

Elena Tamburini

Le Accademie romane in difesa di Galilei: l’Amor pudico (1614)

 

1. Michele, Anna Maria, Francesco e il cardinale: fantasiosi intrecci consegnati alla storiografia

2. L’evento: una festa di nozze e non solo

3. L’apparato teatrale: il palco e l’udienza

4. Il testo: la Galleria Farnese, la “Barriera” fiorentina del 1613, l’Amor pudico e l’Amor divino

5. La difesa di Galilei. Federico Cesi, l’Accademia dei Lincei e il nuovo disegno di una Sapienza condivisa

6. La favola, le azioni, la scena e i costumi: documenti a confronto

7. Virginio Orsini, una famosa ‘gagliarda’, sotterranee influenze inglesi e non solo

8. ...quasi un trionfo d’Amor pudico

9. Emblemi e figurazioni, la poetica degli affetti e il ‘pubblico’

10. Tempio e teatro della Verità

11. L’estremo tentativo delle Accademie: la pubblica conferenza di Giuliano Fabrici (1625)

 

Altri documenti

 

Bibliografia

 

Fabio Colonnese

Note sulla ricostruzione del teatro nella Sala dei Cento Giorni

 

PARTE SECONDA

 

AMOR PUDICO

Edizione critica, note e commento del testo di Iacopo Cicognini e della relazione di Romolo Paradisi a cura di Aldo Roma

 

Nota all’edizione

 

Iacopo Cicognini, Amor pudico. Festino distinto in cinque ore

 

Copia d’una lettera del sig. Romolo Paradisi con la quale dà avviso dell’apparato e grandezza con che si è rappresentato il Festino dell’Eccellentiss. Sig. Principe Peretti

 

Apparato critico

 

Tavola delle arie e delle loro forme strofiche

 

Indice dei nomi e degli spettacoli