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Theaterheute, Nr. 10, Oktober 2023


72 pp., euro 18,50
ISSN 0040 5507

Con il debutto in prima assoluta di Noch wach? si apre la serie di recensioni pubblicate in Aufführungen, lo spazio di «Theaterheute» riservato alle recensioni delle principali produzioni dei maggiori teatri dell’area tedesca. Si tratta di uno spettacolo ricavato dall’omonimo romanzo di Benjamin von Stuckrad-Barre incentrato sul movimento #MeToo, di cui sono protagoniste tre brave attrici – Cathérine Seifert, Julia Riedler, Oda Thormeyer – guidate sul palcoscenico del Thalia Theater di Amburgo dalla precisa regia di Christopher Rüping

Due le proposte del Theater an der Ruhr di Mülheim. Philipp Preuss legge Bakchen di Euripide in chiave rock e mette in evidenza il senso di ebbrezza, privilegiando le scene corali; tra i protagonisti figurano Leonhard Hugger, Fabio Menéndez, Alina Heipe, Albert Bock, Dagmar Geppert. Si rivela piuttosto interessante l’Artaud-Projekt impreziosito da Ich, Antonin Artaud - Le mômo, collage di testi confezionato da Roberto Ciulli che si avvale della partecipazione di Simone Tommaso, Bernard Glose e Steffen Reuber

Ci si trasferisce allo Schauspielhaus di Bochum dove spicca la messinscena di Früchte der Vernunft, novità della regista Saara Turunen: domina il tema dell’autocontrollo femminile declinato in variegate sfumature come restituito in scena da Jing Xiang, Veronika Nickl, Lukas von der Lühe e Anna Drekler. L’altra produzione dello stesso teatro è l’installazione di Robert Borgmann ricavata da Dantons Tod di Georg Büchner. Aufführungen si conclude con Shared Landscapes a cura di Caroline Barneaud e Stefan Kaegi (Rimini Protokoll), autori di una performance realizzata in campi e boschi intorno a Berlino, per riflettere sul significato e le prospettive della pratica artistica in un ambiente naturale. 

L’ampio spazio redazionale concesso ai Festival ne sottintende l’importanza culturale evidenziata dai Festspiele di Salisburgo diretti per l’ultima volta da Bettina Herings che impagina un programma di grande spessore artistico a partire da Jedermann di Hugo von Hofmannsthal, con cui si inaugura per tradizione la manifestazione, con Philipp Hochmair nei panni del protagonista affiancato da Dominik Dos-Reis, Christoph Luser, Nicole Beutler, Andrea Jonasson; grandi consensi di pubblico e di critica hanno ottenuto le novità Liebe (Amour) dal film di Michael Haneke per la regia di Karin  Henkel e la messinscena di Nathan der Weise di Lessing affidata alle competenze di Ulrich Rasche, cui si aggiungono Die Wut, die bleibt di Mareike Fallwickl (regia di Jorinde Dröse) e il suggestivo Der kaukasische Kreidekreis di Bertolt Brecht (regia di Helgard Haug). 

La trentesima edizione di Theater der Welt, che si è svolta a Francoforte e Offenbach, ha mantenuto vivo il suo carattere internazionale e l’ospitalità di artisti portatori dei nuovi linguaggi interdisciplinari e tecnologici. Tra le tante performance si incontrano Yoroboshi: Der Schwächling di Satoko Ichihara, anche autrice di Die Backen, Holstein-Milchkühe, l’installazione Die Werkstatt del collettivo tunisino El Warcha, fino all’atteso Tiago Rodrigues con Catarina und von der Schönheit, Fascisten zu töten. Il nome dello stesso Rodrigues ritorna in qualità di neodirettore del Festival d’Avignon, distinguendosi per una programmazione assai varia e soprattutto basata su non poche pregevoli novità quali Garten der Lüste di Philippe Quesne, G.R.O.O.V.E. della coreografa Bintou Dembelé, Welfare di Julie Deliquet

Anche nell’ambito della rassegna Theaterspektakel di Zurigo sono emersi significativi spettacoli di ricerca creati, tra i tanti, dagli argentini Onofri Barbato e Elisa Carricajo con Vendo Humo e l’indiana Mallika Taneja con Do you know this Song? 

In Akteure si legge il ritratto artistico di Natalya Vorozhbyt, drammaturga ucraina autrice di testi prevalentemente incentrati sui conflitti sociali e sulle guerre, l’ultimo dei quali, Green Corridors, è stato allestito da Jan-Christoph Gockel ai Kammerspiele di Monaco. Le pagine di Theatergeschichte sono occupate dalla recensione del libro di Hans-Joachim Seidel, Alexander Granach, der Schauspieler aus Galizien (Berlin, Verlag am Park, 2020): figlio di genitori ebrei, Granach si afferma nei primi anni Venti alla Volksbühne di Berlino e parallelamente in campo cinematografico, per poi fuggire, con l’avvento del nazismo, prima in Russia poi negli Stati Uniti. 

Due sono i ricordi pubblicati in Nachruf, la sezione della rivista berlinese in cui trovano posto personaggi dello spettacolo recentemente scomparsi: il primo è Maria Müller-Sommer, drammaturga e importante figura in campo editoriale; il secondo immortalato è il brasiliano Zé Celso Martinez Correa, fondatore e direttore del Teatro Oficina di San Paolo. 

Il testo del mese (Das Stück) è Juices di Ewe Benbenek già autrice del dramma Trägedienbastard allestito in prima assoluta allo Schauspielhaus di Vienna. Questa seconda opera, pubblicata in versione integrale in questo numero di «Theaterheute», è una sorta di invito ad andare oltre le barriere etiche e sociali. Affidata alla regia di Kamila Polívková, ha debuttato con successo al Nationaltheater di Mannheim.


di Massimo Bertoldi


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