Spetta a Vaterland dal romanzo
di Robert Harris lapertura di Aufführungen, lo spazio di
«Theaterheute» in cui si raccolgono le recensioni delle principali produzioni
dellarea tedesca. In scena allo Staatsschauspiel di Dresda, la commedia è
ambientata in Germania nel 1964 in un contesto storico di fantasia, che
capovolge lesito della Seconda Guerra Mondiale attribuendo la vittoria al
Terzo Reich; guidati dalla regia di Claudia
Bauer si sono distinti Yassin
Trabelsi, Nadia Stübiger, Kaya Loewe e Viktor Tremmel.
Anche Johann Holtrop deriva da un romanzo, nello specifico quello di Rainald Goetz (2012) che, in versione
iperrealistica, racconta lascesa e la caduta di una manager narcisista e
maniacale, truffatrice e visionaria, affidata alle competenze della talentuosa Melanie Kretschmann intorno alla quale
si muovono Nicola Gründel, Rebecca Lindauer, Lea Ruckpaul, secondo le linee di regia tracciate da Stefan Bachmann sul palco dello
Schauspiel di Colonia.
Dalla scena berlinese emergono
tre spettacoli uniti dalla condivisione di problematiche legate alle dinamiche
interne alla famiglia: Das Ereignis,
dallomonimo romanzo di Annie Ernaux,
è la storia, con riferimenti autobiografici, di una giovane donna che vuole
abortire ma contro la legge in vigore nella Francia degli anni Sessanta. Lo
spettacolo, cupo e intenso, in bilico tra umorismo e crudeltà, ha riscosso
applausi al Berliner Ensemble grazie alla prova di Pauline Knof, Kathrin
Wehlisch e Nina Bruns (regia di Laura Linnenbaum). Nella programmazione
dello stesso teatro figura la messinscena di Totentanz di August
Strindberg nella versione di Kay
Foges, con Marc Oliver Schulze, Gerrit Jansen e Claude de Demo protagonisti di un allestimento dagli effetti e
atmosfere a tratti futuribili.
Il Deutsches Theater ha proposto Am Strand der weiten Welt di Simon Stephen in cui si susseguono
scene che sviluppano la ramificazione di un fallimento generazionale e trasversale,
dai nonni ai nipoti, secondo quanto ha modellato la regia corale pensata da Daniela Löffner per lesibizione, tra i
tanti, di Agnes Mann, Barbara Schnitzler, Alexander Khuon, Niklas Wetzel, Katrin
Wichmann.
Si prosegue con due proposte
dello Schauspielhaus di Amburgo: The
Mushroom Queen è una commedia onirica, in bilico tra scienza e finzione, di
Liz Ziemska di cui è protagonista la
Regina dei Funghi (Ute Hannig) alla
ricerca del vero amore; assembla invece materiali da Franz Kafka – precisamente estratti di diari, lettere, schizzi e
frammenti letterari – Die acht Oktavhefte
allestito da Thom Luz e affidato
alle abilità espressive di Lars Rudolph,
Bettina Stucky, Eva Maria Nikolaus, Michael
Weber.
Due sono i titoli legati al mito
di Antigone: Antigone. Sophokles in
Leichter Sprache intreccia la tragedia sofoclea con la riscrittura di Jean Anouilh del 1946, per poi avviare
una riflessione sul senso e la pratica della tolleranza odierna; la produzione
dei Kammerspiele di Monaco spetta alla regia di Nele Jahnke e allinterpretazione di Johanna Kappauf nel ruolo del titolo, Sebastian Brandes, Dennis
Fell-Hernandez.
Nel vicino Residenztheater la
regista slovena Mateja Koležnik
presenta Antigone in due versioni: quella di Sofocle e Die drei Leben der Antigone del filosofo Slavoj Zizek, con Vassilissa
Reznikoff doppia protagonista. Nello stesso teatro Pia Händer si misura con Archiv
der Tränen di Magdalena Schrefel,
un testo incentrato sulle declinazioni delle lacrime umane quali segni metaforici
di molteplici sfaccettature dellinteriorità.
Infine Alles ist aus, aber wir haben ja uns (Unterwasser) di Bonn Park e Ben Roessler popola il palcoscenico del Volkstheater di
attori-ballerini che raccontano la storia di una città in fondo al mare abitata
da uomini in armonia con la natura fino a quando tutto sembra compromesso, per
poi ritrovare il regno della pace per effetto della scoperta dellamore.
Il confine tra rabbia costruttiva
e furore distruttivo in età adolescenziale costituisce il filo conduttore di Ich chan Zündhölzli azünde di Fatima Moumouni e Laurin Buser (regia di Suna
Gürler, produzione Schauspielhaus di Zurigo); lensemble è composto da
giovani attori professionisti e dilettanti.
Completati nel 2011 gli studi
presso la Hochschule für Schauspielkunst Ernst Busch, poi attiva nel Deutsches
Theater di Berlino e successivamente nella compagnia del Maxim Gorki Theater
dal 2011 al 2013 e in quella del Burgtheater di Vienna (2013-2019), per poi
stabilirsi al Theater di Basilea: è questo il percorso di Aenne Schwarz come si legge nelle pagine di Akteure, in cui si ricordano i titoli di successo quali Antigone al Burgtheater nel 2015 (regia
di Jette Steckel) e soprattutto le
prove offerte a Basilea in Philoktet
di Heiner Müller per la regia di Jan Bonny nel 2021, in Penthesilea di Heinrich von Kleist lanno successivo (regia di Eva Trobisch) e nel recente Sommernachtstraum di Shakespeare a cura di Antù Romero Nunes.
Le pagine di Nachruf sono dedicate a Jürgen
Flimm, regista e direttore di diversi teatri – tra cui lo Schauspielhaus di
Colonia (1979-1895) e il Thalia Theater di Amburgo (1985-2000) – recentemente
scomparso. Di lui si ricordano soprattutto gli allestimenti di Leonce e Lena di Georg Büchner nel 1981 allo Schauspiel di Colonia e del cechoviano Platonov ad Amburgo nel 1989. Flimm si è
distinto come sovrintendente di prestigiose manifestazioni quali il Festival di
Salisburgo e Ruhrtriennale.
Berlinale
propone unanalisi dei film iscritti nel cartellone della manifestazione giunta
alledizione numero settantatré. Si parla di Music (regia di Angela
Schanelec), Wanna wird es wieder so,
wie es nie war dallomonimo romanzo di Joahim
Meyerhoff (regia di Sonja Heiss),
Das Lehrenzimmer (regia di Ilker Catak), Roten Himmel (regia di Christian
Petzold), Inside (regia di Vasilis Katsoupis), Sisi & ich (regia di Franke Finsterwalder).
La situazione del teatro
londinese post Brexit e post Covid è largomento di International. Si avvertono i segni di una ripresa caratterizzata
da attenzione verso la drammaturgia contemporanea e dalla considerazione del
repertorio classico. Ne sono esempio il sontuoso allestimento di Lick & Mühlhahn di Roby Thomas allHampstead Theatre per
la regia di Owen Horsley, con Helena Wilson, Maggie Bain, Lucky Black
e Leigh Quinn applauditi
protagonisti; Trouble in Butetown di Diana Nneka Atouna adattato da Tinuke Craig al Doumar Warehuose;
spicca infine la rappresentazione di Phaedra
di Euripide, Seneca e Racine per mano
di Simon Stone al National Theatre.
Il dialogo tra Alexander Kerlin, dramaturg del viennese Burgtheater, e la storica Lucile Dreidemy, pubblicato nella
sezione Gespräch Stück, analizza il
fascismo in Austria come trattato nel romanzo di Maria Lazar Die Eingeborenen
von Maria Blut da cui Lucia Bihler
e lo stesso Kerlin hanno realizzato la rielaborazione teatrale che si può leggere
in versione integrale in Das Stück di
questo numero di «Theaterheute».
di Massimo Bertoldi
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