Cè molta carne al fuoco, e di ottima qualità, in questo
nuovo numero di «Hystrio» che si apre con gli Anniversari dedicati allElfo e al Franco Parenti di Milano, due
teatri fondati quasi contemporaneamente nel 1973, dei cui percorsi artistici Sara Chiappori ripercorre le tappe
fondamentali e ricorda gli eventi programmati per festeggiare i primi
cinquantanni di attività.
La consueta Vetrina
mette in mostra Verdecoprente, progetto avviato nel 2011 in Umbria da Rossella Viti e Roberto Giannini con lintento, come racconta Michele Pascarella, di diffondere le arti performative e visive
anche attraverso un festival e un nuovo bando per le residenze dartista. Di
unaltra residenza ci parla Giusi Zippo:
si tratta della napoletana Sala Sole guidata dallintraprendente regista Sara Sole Notarbartolo. «Colmare una
voragine», quella di assenza di eventi teatrali in Calabria, costituisce
lintento di Showcase come dichiara il promotore Settimio Pisano ad Alessandro
Toppi, illustrando il cartellone della manifestazione e pensando alla
prossima edizione.
La sezione Gli
spettacoli della nostra vita, novità della rivista milanese, è inaugurata
da Roberto Canziani che sceglie Einstein on the Beach di Bob Wilson visto nel 1976 al Teatro La
Fenice e definito «una macchina per percezioni» (p. 10); si prosegue con Ignorabimus di Arno Holz allestito da Luca
Ronconi nel 1986 al Fabbricone di Prato: pur lungo dodici ore riuscì a
incantare Francesco Tei in quanto
«esperimento “incommensurabile”, sublime in cui il regista-demiurgo è arrivato […] ai limiti estremi del possibile»
(p. 11).
Laura Bevione
sceglie Elementi di struttura del
sentimento dal romanzo Le affinità
elettive di Goethe, ideazione
tutta femminile realizzata dal Laboratorio Teatro Settimo datata 1986 e rivelatrice
di una «drammaturgia visiva e gestuale […] costruita su piccoli tasselli che,
affiancati, delineano un mosaico narrativo e poetico di fascinosa coesione» (p.
12). Infine la memoria di Roberto
Rizzente si concentra su The Sound of
Silence di Alvis Hermanis,
spettacolo visto nel 2008 al Napoli Teatro Festival e mai dimenticato visto che
«il tonfo di quei corpi, il gioco degli sguardi, la gestualità preverbale mi
parlano ancora adesso» (p. 13).
Prima tappa di Teatromondo
è New York visitata da Laura Caparrotti
che propone unattenta mappatura dei principali centri di accoglienza artistica
attivi negli ultimi anni come The Tank NYC, Culture Lab LIC, il Rattlestick
Theatre e il Peoples Theatre Project, a dimostrazione del grande fervore
artistico, favorito anche da contributi governativi, presente nella metropoli.
Con Irina Wolf ci si trasferisce a
Vienna dove si sono svolte importanti manifestazioni quali il Festival Europe
in Scene in cui si sono distinti Azelia
Opak con la riduzione dello shakespeariano Coriolano, Uwe Reichwaldt
con la regia di Danza di morte di Strindberg. Si segnalano, inoltre, la
prima mondiale di Amsterdam
dellisraeliana Maya Arad Yasur al
Teatro Nestroyhof Hamakom e il progetto commissionato dal Burgtheater alla
Compagnia inglese 1927 che comprende, tra laltro le rappresentazioni di More than Anything in the World e di Die unheimliche Bibliothek della regista
Jacqueline Kornmüller. Ledizione
2022 del Festival Nazionale di Teatro di Bucarest è largomento della stessa
Wolf, attenta a sottolineare la proficua presenza di giovani registi emergenti
come Toma Gabór, Silviu Purcărete, Máté Hegymegi, affiancati da colleghi già affermati in Europa,
da Catinca Drăgănescu a Adina Lazăr.
Ritorno al tragico
è il titolo del Dossier curato da Maddalena Giovannelli e Martina Treu, che si apre con
unintervista rilasciata da Milo Rau,
artista molto legato al teatro greco come dimostrano le creazioni di Orestes in Mosul e Antigone in Amazzonia prossima al debutto; illuminante è la sua
dichiarazione finale: «il teatro dovrebbe interrogarsi – non solo a livello
formale o sul piano delle estetiche – su un linguaggio capace di raccontare il
declino (e dunque la tragedia) della nostra società» (p. 23). Il nome di Rau si
ritrova anche nel dettagliato contributo di Maddalena Giovannelli e Martina
Treu che avanzano interessanti riflessioni sulle diverse modalità di “ritorno”
al tragico nel teatro contemporaneo, sempre oscillante tra rivisitazione
politica e fedeltà filologica, e in ambito performativo esplicato da Edipo in cerca di Colono presentato
dallartista greca Loukìa Alavanou
nellambito dellultima Biennale Arte di Venezia.
Daniela Sacco
seleziona una serie di spettacoli italiani caratterizzati da un uso
drammaturgico e creativo del tragico svincolato da finalità filologiche come
emerge, a titolo esemplificativo, da Oreste
(una commedia organica?) della Socìetas Raffaello Sanzio/Romeo Castellucci, da Edipo del Teatro del Lemming e da Metamorfosi di Roberto Latini. Le numerose incursioni di Luca Ronconi nel
repertorio tragico, dal 1969 al 2002, costituiscono largomento affidato a Claudio Longhi: il regista, anche
attraverso gli allestimenti di commediografi greci, «mette a punto la sua opera
di destrutturazione dellidea di personaggio» (p. 28), per arrivare alla
perdita del senso del tragico stesso.
Con il contributo di Isabella Innamorati si passa allanalisi del rapporto di Massimo Castri con Euripide e Sofocle,
costellato da importanti produzioni e attività laboratoriali dal 1978 al 2006,
con il chiaro intento di analizzare la società contemporanea. Intervistato da Claudia Cannella, Antonio Latella spiega la sua personale rilettura di tragedie
classiche in cui risaltano le figure femminili perché – sostiene il regista –
«latto tragico è nelle donne» (p. 33). Si riparla di Socìetas Raffaello Sanzio
guidata da Castellucci nellintervento di Roberto Canziani che ne ripercorre il
senso del tragico dalla messinscena della già citata Orestea (una commedia organica?) del 1995 alla Tragedia Endogonidia del 2007: si evidenzia un progetto artistico
in cui convergono riflessioni sul linguaggio e un fine gioco drammaturgico di
apparizioni e visioni.
Marina Treu riconosce negli indirizzi culturali del
teatro dellElfo un importante filone tragico a partire dagli anni Novanta che
si è sviluppato secondo un confronto tra antico e contemporaneo attraverso gli
allestimenti, tra i tanti, di Alla greca di
Steve Berkoff, Orestea di Eschilo
tradotta da Pasolini, per non
dimenticare Le donne di Trachis di Ezra Pound e Riva abbandonata / Materiale per Medea / Paesaggio con Argonauti di
Heiner Müller. Tutto brucia (2021) è lo spettacolo approfondito da Stefania Rimini per analizzare
lincidenza del tragico nella poetica dei Motus qui declinato nel «ritorno a
uno stato creaturale originario» (p. 37). Nel repertorio di Serena Sinigaglia e della compagnia
Atir, come spiega Nicola Fogazzi, la
ricerca del tragico costituisce una costante contrassegnata da messinscene di
grande spessore artistico come Troiane
di Euripide.
Anche la scrittura scenica di Emma Dante, sottolinea Anna
Barsotti, è attraversata da elementi drammatici di derivazione classica
disposti su un tappeto coreografico che affronta tematiche legate ai rapporti
di forza e di potere tra le persone, in una prospettiva analitica in cui si
pongono scontri generazionali come si nota in Eraclea e prima ancora in Carnezzeria
e Cani di bancata. La presenza della
tragedia greca è assidua nel repertorio di Anagoor: in merito, la ricognizione
di Laura Bevione si sofferma soprattutto su Virgilio
brucia (2014), Socrate. Il
sopravvissuto. Come le foglie (2016) e Orestea
(2018).
Rivisitazioni in chiave contemporanea di Alcesti (2015) e Antigone (2019), sullasse di un linguaggio scenico minimale ma
capace di esprimere stili eterogenei e profondità filologica, definiscono –
secondo Micol Sala – la ricerca di Massimiliano Civica, anche quando
collabora con I Sacchi di Sabbia con i quali ha realizzato Andromaca e Sette contro Tebe.
Il dialogo tra danza e tragedia greca risulta centrale nellarticolo firmato da
Carmelo A. Zapparrata che si
sofferma sugli ultimi trentanni, prendendo in considerazione i lavori di Virgilio Sieni, Enzo Cosimi, Abbondanza/Bertoni e Michela Lucenti. Con Giuseppe
Montemagno entra in gioco il mondo dellopera lirica attraverso gli esempi
offerti da Medée di Luigi Cherubini e Iphigénie en Tauride di Gluck
trasferiti sul palcoscenico da Krzystof
Wallikowski rispettivamente nel 2008 e 2006, non dimenticando i nomi di
Emma Dante, Hans Neuenfels e Damiano Michieletto.
Raffaella Viccei
denuncia «il mancato dialogo tra registi e scenografi da un lato, studiosi di
archeologia e cultura teatrale dallaltro» (p. 45), a proposito degli
allestimenti di drammi greci in teatri antico: questa carenza produrrebbe
spettacoli lacunosi con Antigone diretta
da Konstantinos Ntellas a Epidauro o
Edipo re di Sofocle curato da Robert Carsen al Teatro greco di
Siracusa. E a questultimo si rivolge Giuseppe
Liotta con un rapido e pregevole excursus sulle rappresentazioni classiche
prodotte a partire dal 1914. Il Dossier
si conclude con gli interessanti spunti critico-analitici offerti da Gilda Tentorio relativi al ruolo del
Festival Internazionale di Atene e di Epidauro. Dichiara in merito: «Oltre alla
promozione del turismo locale e alla rivitalizzazione dei siti è una
dimostrazione che la tragedia antica è vitale soprattutto negli spazi aperti»
(p. 47).
In Ritratti Fausto Malcovati presenta le
caratteristiche di Hedda. Gabler. Come
una pistola carica che Liv
Ferracchiati ha realizzato per gli allievi dellAccademia Silvio dAmico di
Roma. «Le mie non sono riscritture, sono nuove drammaturgie» (p. 50), sostiene
lautore del testo recentemente allestito al Piccolo di Milano; questo discorso
vale anche per il precedente Il gabbiano.
Come la marmellata che non mangio mai. Segue il racconto, firmato da Elena Scolari, delle tappe salienti
dellattività artistica di Roberto
Abbiati – attore, regista, drammaturgo, mimo e musicista – del quale è
doveroso ricordare il recente Il processo
a Kafka. Di Invisibile Kollettivo, giovane e intraprendente gruppo noto per
Open dallomonima biografia del
tennista Andre Agassi (2019) e per Come tu mi vuoi (2022), parla con
pertinenza Laura Bevione; mentre Matteo
Brighenti espone lesperienza artistica di Daniele Bartolini, artista multidisciplinare, drammaturgo e
regista. Infine alla scrittura lacerante e radicale sperimentata da Rino Marino è dedicato lintervento di Filippa Ilardo.
La consueta e corposa sezione delle Critiche ordina le tante recensioni
degli spettacoli secondo criteri regionali. Altrettanto aggiornate e ricche di
informazioni sono le pagine dedicate alla danza e alla lirica.
Nella Biblioteca Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo raccolgono le
schede relative alle novità editoriali italiane legate alla cultura dello
spettacolo. Il testo pubblicato in versione integrale è Neve di carta di Letizia
Russo (Premio Hystrio alla Drammaturgia 2022). Le tante, utili
informazioni de La società teatrale sono
offerte da Roberto Rizzente.