Il leitmotiv del numero 598 della rivista quadrimestrale è il legame tra lindustria
cinematografica e la pandemia tuttora in corso. Felice Laudadio – presidente
della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – mette in guardia il
lettore sul taglio prevalentemente giornalistico e cronachistico di questa edizione
speciale e ancor più sul connubio Covid-19-piattaforme streaming, destinato a
sferrare un poderoso colpo di grazia alle sale cinematografiche di tutto il
mondo: una deriva, a parere dello studioso, da attribuire in buona parte al
grande pubblico, troppo spesso reo di preferire, anche in tempi non sospetti,
la visione sul divano a quella sulle poltroncine.Dopo questa introduzione ha inizio lo speciale Cinema&Covid, con la
& commerciale che grottescamente sembra richiamare famose coppie di comici
come Abbott & Costello, Laurel & Hardy
oppure Lewis & Martin. Tuttaltro che comico,
laccostamento viene subito trascinato verso il tragico da Leonardo Clausi e
Serafino Murri, procedendo poi con un excursus
dal sapore apocalittico-profetico: gli autori
dellarticolo Prima luomo o la
gallina? ripercorrono le principali tappe del cosiddetto
“cinema pandemico” – da Nosferatu (1922) di Murnau fino a Contagion
(2011) di Steven Soderbergh (caso brillantemente
analizzato in seguito da Alberto Crespi) – senza sottrarsi a veementi
invettive, utilizzando ironicamente e intelligentemente il gergo informatico
contro svariate scelte politico-economiche che imperversano sul pianeta, sempre
a discapito del settore artistico e culturale. Continua con pessimismo “poetico”
anche Enrico Magrelli, sostenendo che in questi tempi bui «non ci sono gli
angeli wendersiani a farci compagnia, con i quali dialogare, passeggiare,
ragionare sul presente e sul futuro, ai quali rivolgere domande dalle risposte,
in questo momento, quasi impossibili» (p. 20). Il critico chiarisce che la
crisi delle sale precede di gran lunga la pandemia e che lemergenza sanitaria ne
ha soltanto accelerato il fenomeno.
Continua
larringa Antonio Macaluso, ritenendo indispensabile un sostegno del
governo con interventi urgenti e mirati. A partire dai dati sugli incassi del
2020, Marco Spagnoli si chiede se sia più consono addossare la colpa della
crisi cinematografica al virus oppure alla qualità dellofferta. In un
successivo contributo lo stesso Spagnoli pone invece lattenzione sul mercato
pirata, che solo nel 2019 in Italia conta un danno stimato di 591 milioni di
euro. Gabriele Niola, attraverso lesempio del live action Mulan (2020),
si chiede se i grandi studios abbiano ancora bisogno della distribuzione
nelle sale dal momento in cui possono fare affidamento su colossi dello streaming
come Netflix, Amazon Prime Video, Disney+, Sky, Chili o Mubi.
Laltra
sezione del numero, Dal mondo, è aperta da un bilancio di Alberto
Pasquale sullimpatto del Covid-19 sulleconomia del settore audiovisivo
attraverso un arguto uso di grafici e di dati tecnici finalizzati a illustrare
una panoramica globale del fenomeno. Seguono le mirate analisi di diversi studiosi
su Stati Uniti (Alessandra Venezia), Cina (Alberto Crespi), Spagna
(Eva Peydrò), Francia (Fréderic Ponsard) e Germania (Klaus
Eder). La sezione Festival registra le testimonianze dei direttori
artistici delle più importanti kermesse internazionali, tra cui Alberto
Barbera (Venezia), Carlo Chatrian (Berlino), Felice Laudadio
(Bari), Antonio Monda (Roma): tutti alle prese con un 2020 fatto di
rinvii, annullamenti e profonde modifiche nelle rispettive programmazioni.
Il
numero affronta ulteriori fasi della filiera cinematografica, interpellando altri
operatori (spesso “senza voce”) impegnati nella realizzazione di film: dai
produttori cinematografici e televisivi Paolo Del Brocco, Francesco
Bonsembiante, Matilde Bernabei e Fabio Micolano ai
distributori Luigi Lonigro, Giampaolo Letta e Antonio Medici
fino a giungere allultimo anello della catena: gli esercenti, qui “rappresentati”
da Mario Lorini, Lionello Cerri e Pino Chiodo. Di notevole
importanza la sezione Fare cinema in lockdown, lunga e preziosa serie di
interventi di registi e attori tra cui Pupi Avati, sulle difficoltà
riscontrate sul set di Lei mi parla ancora; Marco
Bellocchio, sulla serie tv in lavorazione Esterno notte; Fabrizio
Gifuni, tra i fondatori della prima associazione di categoria denominata UNITA
(Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo); Mario Martone, sul
suo nuovo film Qui rido io; Gianfranco Rosi, su come il Covid
abbia influito nella realizzazione di Notturno. A chiudere il volume Csc versus pandemia – sulla nuova
identità post-Covid del Centro Sperimentale di Cinematografia nella sede di
Roma ma non solo – e lAppendice, che registra il rapporto
pubblicato il 7 settembre 2020 dallOcse (Organizzazione per la Cooperazione e
lo Sviluppo Economico) e una serie di letture e previsioni dal sapore distopico
di Giorgio Parisi.
di Giuseppe Mattia
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