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Music and Power in the Baroque Era

A cura di Rudolf Rasch

Turnhout, Brepols, 2018, XII + 463 pp., euro 115,00
ISBN 978-2-503-58071-5

Parafrasando il titolo di un fortunato libro di Roy Strong di qualche anno fa dedicato alle feste nel Rinascimento (Woodbridge, Boydell, 1984), la nuova raccolta di saggi curata da Rudolf Rasch è dedicata a uno dei macro-temi che percorrono la storia dello spettacolo dalle origini fino ai nostri giorni: il rapporto tra arte e potere. Un concetto, quello di musica come instrumentum regni, che si declina in diversi contesti politico-culturali e attraverso svariate forme spettacolari dell’Europa d’età barocca: dall’opera musicale dei teatri pubblici e di corte agli eventi performativi realizzati nella cornice dei festeggiamenti principeschi, dalle esecuzioni di partiture sacre per le cerimonie religiose ai concerti privati e alle “accademie”.

Nella prima delle quattro sezioni che ripartiscono il volume, quella dedicata all’Opera, Reinhard Strohm riflette sul grado di rispecchiamento del potere negli allestimenti operistici di Antico regime, soffermandosi sui libretti scritti da Metastasio per gli spettacoli della corte viennese tra gli anni Trenta e Quaranta del Settecento. Un altro librettista celebre, Giovanni Andrea Moniglia, è al centro di un approfondimento di Adriana De Feo sugli intenti encomiastici della produzione drammaturgica che il poeta-medico fiorentino mise a punto per il cardinale Giovan Carlo de’ Medici. Sempre in ambito mediceo, Michael Klaper ricostruisce e interpreta i meccanismi produttivi dell’Ipermestra di Francesco Cavalli al teatro della Pergola (1658), sottolineando il ruolo decisivo dell’illustre committente della famiglia granducale. 

Olga Jesurum ripercorre senza grosse novità l’attività di Francesco Galli Bibiena scenografo a Roma tra il 1693 e il 1723 alla luce dei rapporti con la Curia. Restando nell’Urbe, Richard Erkens ispeziona gli inediti libri contabili di tre teatri cittadini degli anni Venti del Settecento (Santa Lucia della Tinta, Valle e delle Dame), documentando le relazioni tra i committenti e gli artisti che vi operarono. L’attività primo-settecentesca di uno specifico teatro romano, l’Alibert, è indagata da Diana Blichmann sia in quanto veicolo del potere pontificio, sia come mezzo di promozione dei diritti di James Francis Edward Stuart pretendente al trono di Inghilterra, Irlanda e Scozia. Chiude la sezione una panoramica di Anna Giust sulla esportazione e disseminazione dell’opera italiana alla corte di Russia durante i regni delle zarine Anna Ioannovna, Elizabeth Petrovna e Caterina la Grande.

Per la sezione Cerimonies, Alexander Robinson ripropone il già indagato nesso tra spettacolo e politica in occasione della celebre entrata di Maria de’ Medici nella città di Avignone (19 novembre 1600), prestando particolare attenzione alla componente musicale di quelle celebrazioni. Lo studio di una serie di libretti seicenteschi per cerimonie conservati alla Biblioteca nazionale centrale di Roma consente a Simone Ciolfi di far luce su alcune figure nobiliari collegate a quella produzione poetica, su tutte Giulio Rospigliosi. Robert G. Rawson esplora un sottogenere musicale di canti devozionali, inni e mottetti intrisi di messaggi politici in chiave anti-ottomana prodotti in reazione all’assedio di Vienna da parte dell’esercito turco (1683).

Il tema della politica papalina è riproposto da Chiara Pelliccia in un focus sulle cantate natalizie per il Palazzo Apostolico tra Sei e Settecento. Se Angela Fiore descrive la complessa organizzazione gerarchica sottesa alle processioni e ai riti celebrativi delle solennità del Corpus Domini nella Napoli barocca, Alessandra Palidda documenta l’uso strategico che gli Asburgo fecero del Regio Teatro Ducale di Milano come macchina del consenso a partire dai primi anni del Settecento.

Nella sezione Nobility, Naomi Matsumoto si occupa del ruolo di promotore di spettacolo a scopo propagandistico del marchese padovano Pio Enea degli Obizzi, autore di un emblematico libretto d’opera-torneo quale Il pio Enea (Ferrara, 1641). Jan Franková traccia le coordinate del network di artisti, musicisti e cantanti che ruotano intorno alla figura del nobile boemo Wenzel Anton von Kaunitz-Rietberg, funzionario della corte di Vienna protagonista di un fortunato grand tour (1731-1734).

L’ultima sezione dedicata ai Musicians si apre con un contributo di Bruce P. Gleason sull’uso dei timpani e altri suoni bellici nella spettacolarità di corte. Benedetta Saglietti indaga la condizione economica e sociale dei musicisti nei paesi germanofoni sulla base delle informazioni raccolte nella Grundlage einer Ehren-Pforte di Johann Mattheson (1740). Valentina Anzani propone inedite fonti d’archivio sul ruolo di agente segreto svolto dai castrati Pier Francesco Tosi e Valeriano Pellegrini al servizio dell’elettore palatino Giovanni Guglielmo II di Wittelsbach-Neuburg (1690-1716). Guido Viverit svela il patrocinio di potenti mecenati aristocratici dietro la formazione di aspiranti violinisti provenienti da tutta Europa impartita a Padova da Giuseppe Tartini. Infine, il curatore del volume Rasch passa in rassegna le lettere di dedica delle partiture di Corelli, Albinoni, Vivaldi, Geminiani, Locatelli per valutare il rapporto tra dedicatari e dedicanti a questa altezza cronologica.


di Gianluca Stefani


La copertina

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