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Theaterheute, Nr. 10, Oktober 2019


72 pp., € 15,00
ISSN 0040 5507

Apre il numero di ottobre 2019 di «Theaterheute» la sezione Festival/Aufführungen. Il Ruhrfestival, rassegna attiva dal 1999 e da sempre caratterizzata per le aperture alla sperimentazione, ha offerto diverse e importanti novità. Tra queste Jan Lauwers, autore e regista di All the good, ha diretto la performance interpretata da attori nudi in scena quale invito al superamento dei tanti tabù presenti nella nostra vita quotidiana, raccontata anche attraverso spunti autobiografici. Musiche di compositori uccisi dal regime nazista o costretti alla fuga intrecciati a testi di antisemiti attuali, politici nazionalisti e xenofobi, costituiscono i due percorsi di Nach den letzten Tagen di Christoph Marthaler e Stefanie Carp, interpretato da Tora Augestad, Benito Bause, Carina Braunschmidt, Bendix Dethleffsen, Walter Hess, Claudius Körber, Katja Kolm, Stefan Merki, Josef Ostendorf, Elisa Plüss, Bettina Stucky

Dal ricco e articolato programma del Festival di Salisburgo (Salzburger Festspiele) emergono diversi spettacoli di assoluto valore artistico, a partire dalla messinscena di Jugend ohne Gott, adattamento di Thomas Ostermeier dell’omonimo romanzo di Ödön von Horváth del 1937, dal quale riprende personaggi e situazioni legate alle discriminazioni razziali che dimostrano un’inquietante continuità tra ieri e oggi. Sul palco del Landestheater si è esibita una pregevole compagnia formata da Bernardo Arias Porras, Damir Avdic, Veronika Bachfischer, Moritz Gottwald, Jörg Hartmann, Laurenz Laufenberg, Alina Stiegler, Lukas Turtur. Al tradizionale appuntamento con la rappresentazione del dramma Jedermann di Hofmannstahl diretto da Michael Sturminger e con Tobias Moretti nel ruolo del titolo, sono seguite le rappresentazioni di Sommergäste di Maxim Gorki per la pregevole regia di Evgeny Titov e di Liliom di Ferenc Molnár, commedia affrontata da Kornél Mundruczó in chiave quasi musical, anche grazie alle notevoli doti vocali e performative degli attori protagonisti (Jörg Pohl, Maja Schöne, Oda Thormeyer, Yohanna Schwertfeger, Julian Greis, Tilo Werner). Si ispira al mito di Antigone il dramma poliziesco Die Empörten di Theresia Walser affidato alla regia di Burkhard C. Kosminski e all’interpretazione di Caroline Peters, Sven Prietz, André Jung, Silke Bodenbender, Anke Schubert alle prese con un misterioso e inquietante suicidio.

Non può passare inosservato quanto propone la scena berlinese, a partire da Lear di Sebastian Hartmann in scena al Deutsches Theater, che adotta la seconda parte del dramma shakespeariano, e dalla novità The Politicians di Wolfram Lotz, che analizza il significato dell’eredità, in senso socio-culturale, nell’età della globalizzazione. Tra gli interpreti si sono distinti Cordelia Wege, Birgit Unterweger, Michael GerberMarkwart Müller-Elmau. Nello stesso teatro Stefanie Reinsperger ha ottenuto unanimi consensi di pubblico e di critica nella parte della sensuale protagonista di Baal di Brecht secondo la regia di Ersan Mondtag.

L’edizione numero settantatré del Festival di Avignone non abbandona le linee guida approntate dal direttore Olivier Py dal 2014, anno del suo insediamento. Il cronista tedesco ha giudicato piuttosto interessanti Phédre nell’adattamento di Romain Daroles e Architecture di Pascal Rambert, storia ambientata tra lo scoppio della prima guerra mondiale e l’Anschluss incentrata su una famiglia brillante, ma soggiogata da un padre folle e violento; ne sono protagonisti Audrey Bonnet e Denis Podalidès.

Il filo conduttore della trentesima edizione del Festival Theaterformen di Hannover è una attenta riflessione sulla fragilità della vita e sul superamento dei suoi confini. Tra i tanti progetti che impreziosiscono un cartellone ricco di titoli proposti da artisti internazionali emergono il racconto autobiografico Odisseia del brasiliano Cia Hiato e Cezary zieht in den Krieg di Cezary Tomaszewski, pungente satira dell’arruolamento e dell’addestramento militari. Molto spazio viene concesso alla danza, in cui si distinguono Death and Birth in My Life di Mats Staub e l’installazione dalle atmosfere circensi di Amélia Farah. Gli articoli dedicati ai festivals si completano con un approfondimento delle linee artistiche e culturali scelte da Rolf C. Hemke, nuovo direttore del Kunstfest di Weimar, che riserva molto spazio al cabaret e a performances di marcato taglio politico.  

«Theaterheute» prosegue con una dettagliata intervista a Sivan Ben Yishai, drammaturga nata a Gerusalemme ed emersa nell’ambito dello Studio Я presso il Maxim Gorki Theater di Berlino. Oltre a illustrare procedimento creativo e contenuti della novità LIEBE / Eine argumentative Übung, testo comico che radiografa la storia intima di una coppia dominata da un acceso e a tratti inquietante femminismo, la scrittrice spiega il suo rapporto con Marguerite Duras, fonte privilegiata nel suo lavoro. 

In Nachruf si legge un omaggio a Johann Kresnik, coreografo austriaco e pioniere – con Pina Bausch, Reinhild Hoffmann, Susanne Linke, Gerhard Bohner – del Teatrodanza, recentemente scomparso. Era stato il primo nel 1968 a fondare, in un teatro pubblico tedesco, lo Stadttheater di Breme, un ensemble di Teatrodanza, per poi ideare il Choreographisches Theater. Nei suoi primi pezzi affrontava la schizofrenia, l’attentato a Rudi Dutschke, le elezioni americane del 1968, Woodstock. Tra i suoi lavori più celebri figurano titoli emblematici come Macbeth, Ulrike Meinhof, Sylvia Plath, Othello, Francis Bacon, fino a Die 120 Tage von Sodom da Pasolini.

International si apre con estratti dal diario di viaggio a Santa Cruz compilato da Enis Maci in occasione della stesura di Palmarosa, testo allestito dal gruppo svizzero di ricerca teatrale Klara. Il secondo contributo della sezione è uno scritto in cui il drammaturgo e docente Pat To Yan racconta la sua personale esperienza vissuta a Hong Kong durante le manifestazioni contro il regime cinese.

di Massimo Bertoldi


Theaterheute, Nr. 10, Oktober 2019

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