Apre il numero di ottobre 2019 di «Theaterheute» la
sezione Festival/Aufführungen. Il
Ruhrfestival, rassegna attiva dal 1999 e da sempre caratterizzata per le
aperture alla sperimentazione, ha offerto diverse e importanti novità. Tra
queste Jan Lauwers, autore e regista di All
the good, ha diretto la performance
interpretata da attori nudi in scena quale invito al superamento dei tanti tabù
presenti nella nostra vita quotidiana, raccontata anche attraverso spunti autobiografici.
Musiche di compositori uccisi dal regime nazista o costretti alla fuga intrecciati
a testi di antisemiti attuali, politici nazionalisti e xenofobi, costituiscono
i due percorsi di Nach den letzten Tagen
di Christoph Marthaler e Stefanie Carp, interpretato da Tora Augestad,
Benito Bause, Carina Braunschmidt, Bendix
Dethleffsen, Walter Hess, Claudius Körber, Katja Kolm, Stefan Merki,
Josef Ostendorf, Elisa Plüss, Bettina Stucky. Dal ricco e articolato programma del Festival di
Salisburgo (Salzburger Festspiele) emergono diversi spettacoli di assoluto
valore artistico, a partire dalla messinscena di Jugend ohne Gott, adattamento di Thomas Ostermeier
dellomonimo romanzo di Ödön von Horváth del 1937, dal quale riprende
personaggi e situazioni legate alle discriminazioni razziali che dimostrano
uninquietante continuità tra ieri e oggi. Sul palco del Landestheater si è
esibita una pregevole compagnia formata da Bernardo
Arias Porras,
Damir Avdic, Veronika Bachfischer, Moritz
Gottwald, Jörg Hartmann, Laurenz Laufenberg, Alina Stiegler, Lukas Turtur. Al tradizionale appuntamento con la rappresentazione
del dramma Jedermann di Hofmannstahl diretto da Michael
Sturminger e con Tobias
Moretti nel ruolo del titolo, sono seguite le rappresentazioni di Sommergäste di Maxim Gorki per la pregevole regia di Evgeny Titov e di Liliom
di Ferenc Molnár, commedia affrontata
da Kornél Mundruczó in chiave
quasi musical, anche grazie alle notevoli doti vocali e performative degli
attori protagonisti (Jörg Pohl, Maja Schöne, Oda Thormeyer, Yohanna Schwertfeger, Julian Greis, Tilo Werner). Si ispira al mito di Antigone il dramma poliziesco Die Empörten di Theresia Walser affidato alla regia di Burkhard C. Kosminski e
allinterpretazione di Caroline Peters, Sven Prietz,
André Jung, Silke Bodenbender, Anke
Schubert alle prese con un misterioso e inquietante suicidio.
Non può passare
inosservato quanto propone la scena berlinese, a partire da Lear di Sebastian Hartmann in scena al Deutsches Theater, che adotta la
seconda parte del dramma shakespeariano, e dalla novità The Politicians di Wolfram Lotz, che
analizza il significato delleredità, in senso socio-culturale, nelletà della globalizzazione. Tra gli interpreti si
sono distinti Cordelia Wege, Birgit Unterweger, Michael Gerber, Markwart Müller-Elmau. Nello stesso
teatro Stefanie Reinsperger ha
ottenuto unanimi consensi di pubblico e di critica nella parte della sensuale protagonista
di Baal di Brecht secondo la regia di
Ersan Mondtag.
Ledizione numero settantatré
del Festival di Avignone non abbandona le linee guida approntate dal direttore Olivier Py dal 2014, anno del suo
insediamento. Il cronista tedesco ha giudicato piuttosto interessanti Phédre nelladattamento di Romain Daroles e Architecture di Pascal
Rambert, storia ambientata tra lo scoppio della prima guerra mondiale e
lAnschluss incentrata su una famiglia brillante, ma soggiogata da un padre
folle e violento; ne sono protagonisti Audrey
Bonnet e Denis Podalidès.
Il filo conduttore
della trentesima edizione del Festival Theaterformen di Hannover è una attenta
riflessione sulla fragilità della vita e sul superamento dei suoi confini. Tra
i tanti progetti che impreziosiscono un cartellone ricco di titoli proposti da
artisti internazionali emergono il racconto autobiografico Odisseia
del brasiliano Cia Hiato e Cezary zieht in den Krieg di Cezary Tomaszewski, pungente satira dellarruolamento
e delladdestramento militari. Molto spazio viene concesso alla danza, in cui
si distinguono Death and Birth in My Life
di Mats Staub e linstallazione
dalle atmosfere circensi di Amélia Farah.
Gli articoli dedicati ai festivals si completano con un approfondimento delle
linee artistiche e culturali scelte da Rolf
C. Hemke, nuovo direttore del Kunstfest di Weimar, che riserva molto spazio
al cabaret e a performances di marcato taglio politico.
«Theaterheute» prosegue con una dettagliata intervista
a Sivan Ben Yishai, drammaturga nata a Gerusalemme ed emersa nellambito dello Studio Я
presso il Maxim Gorki Theater di Berlino. Oltre a
illustrare procedimento creativo e contenuti della novità LIEBE / Eine argumentative Übung, testo comico che radiografa la storia intima di una coppia dominata da
un acceso e a tratti inquietante femminismo, la scrittrice spiega il suo rapporto
con Marguerite Duras, fonte
privilegiata nel suo lavoro.
In Nachruf
si legge un omaggio a Johann Kresnik, coreografo austriaco e pioniere – con Pina Bausch, Reinhild
Hoffmann, Susanne Linke, Gerhard Bohner – del Teatrodanza,
recentemente scomparso. Era stato il primo nel 1968 a fondare, in un
teatro pubblico tedesco, lo Stadttheater di Breme, un ensemble di Teatrodanza, per poi ideare il Choreographisches
Theater. Nei suoi primi pezzi affrontava la schizofrenia, lattentato a Rudi Dutschke, le elezioni americane
del 1968, Woodstock. Tra i suoi lavori più celebri figurano titoli emblematici
come Macbeth, Ulrike Meinhof, Sylvia Plath, Othello, Francis Bacon,
fino a Die 120 Tage von Sodom da Pasolini.
International si apre con estratti dal diario di
viaggio a Santa Cruz compilato da Enis
Maci in occasione della stesura di Palmarosa,
testo allestito dal gruppo svizzero di ricerca teatrale Klara. Il secondo
contributo della sezione è uno scritto in cui il drammaturgo e docente Pat To Yan racconta la sua personale
esperienza vissuta a Hong Kong durante le manifestazioni contro il regime
cinese.
di Massimo Bertoldi
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