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Imago, a. IX, n. 18, 2018
Studi di cinema e media

244 pp., euro 20
ISSN 2038-5536

Il numero XVIII di «Imago», curato da Luca Mazzei e Stefania Parigi, raccoglie numerosi contributi a firma di alcuni tra i più importanti studiosi di cinema e media audiovisivi. Filo conduttore è l’analisi del viaggio e del paesaggio italiano tra gli anni Cinquanta e Ottanta del secolo scorso. In questo rinnovato immaginario odeporico ci si domanda quale sia il ruolo giocato da mezzi di riproduzione analogica come la fotografia, il cinema e la televisione.

Nell’introduzione al dossier Viaggi italiani. Paesaggi e territori nella cultura visuale dal boom agli anni del reflusso, i curatori sottolineano come i saggi raccolti cerchino «di offrire una panoramica sia sui mutamenti del territorio sia sul cambiamento della percezione relativa al paesaggio fisico, umano e sociale, che viene affidata a vecchi e nuovi strumenti di indagine: la fotografia, il giornalismo, la letteratura, il cinema d’autore, il documentario antropologico, la televisione, i video amatoriali» (p. 8).

Assumendo il punto di vista di un viaggiatore a bordo di un treno, Enrico Menduni getta luce sulla questione dello spostamento spazio-temporale nel cinema di viaggio, con riferimenti al documentario e al cinema di finzione. Paolo Simoni affronta invece il tema del film di viaggio, di tipo amatoriale, caratterizzato dalla prospettiva della ripresa dall’automobile, disegnando una mappa sentimentale dello spazio quotidiano tra rappresentazione e autorappresentazione: «si può parlare di corrispondenze e di storie parallele, ma anche di convergenze, coincidenze e addirittura di ibridazioni, quando la cinepresa viene azionata su un’automobile lanciata sulla strada» (p. 178).

La stessa Parigi ripercorre brillantemente le narrazioni cinematografiche di Pier Paolo Pasolini, concentrandosi in particolare su Comizi d’amore (1965), opera che «oscilla tra la “ricerca della verità” e la consapevolezza della falsificazione; tra il documento e la finzione; tra il metodo dell’inchiesta e la sua continua problematizzazione» (p. 42). Una analisi che consente alla studiosa di mettere a fuoco forme di rappresentazione, metodi di lavoro e modalità stilistiche adottati nei vari contesti socio-culturali dell’Italia degli anni Sessanta.

Giulia Fanara affronta il delicato rapporto tra paesaggio e corpo femminile nel filone balneare o vacanziero e nella commedia del boom economico della rinascita italiana, chiamando in causa numerosi film di donne in viaggio e “scomodando” grandi autori, da Roberto Rossellini a Luchino Visconti, da Michelangelo Antonioni a Antonio Pietrangeli, da Valerio Zurlini a Carlo Lizzani. In un contributo sulla pratica del Grand Tour, Luciano De Giusti si occupa del periodo compreso tra il secondo dopoguerra e gli anni Cinquanta, attraversando la penisola dal Lido di Ostia a Napoli, alla Toscana e a Venezia con Souvenir d’Italie (1957) di Pietrangeli.

Tenendo conto del filo diretto tra il patrimonio radiofonico e letterario e la tv dei primi anni, Paola Valentini pone l’attenzione sul metodo etnografico di indagine: «la televisione degli esordi, va detto, rappresenta già di per sé un viaggio, all’interno dell’Italia, della sua diversità e dei suoi usi, grazie sia ai personaggi che affollano i primi quiz televisivi sia in virtù di quegli scorci di realtà che l’attualità porta all’interno delle case più disperse e isolate del Paese» (p. 80).

Giorgio Avezzù si occupa de L’Italia vista dal cielo, serie documentaristica diretta da Folco Quilici trasmessa tra 1967 e 1978, in cui la descrizione delle regioni italiane da parte di molteplici intellettuali, veicolata da un innovativo sistema di riprese aeree, si pone come tentativo di semiotizzazione audace degno di essere inserito nella storia dell’immagine e della cultura visuale. Giovanna Carugno ritorna sull’esperienza odeporica in campo televisivo ripercorrendo le principali tappe del “primo periodo” di Cantagiro (anni Sessanta) dove vari interpreti della scena musicale viaggiano per l’Italia e si esibiscono invitando il pubblico a votare la migliore interpretazione. Per quanto riguarda il documentario etno-geografico televisivo, Gabriele Landrini approfondisce e analizza Questa nostra Italia (1968) dell’eclettico Guido Piovene, un esempio di dialogo fra la RAI e l’eterogenea realtà italiana coeva mutuato dalle trasmissioni radiofoniche. Focalizzandosi sulla funzione pedagogica di tale programma, Piovene ripercorre l’Italia del miracolo economico tra tradizione e modernità.

Mirco Melanco analizza la semisconosciuta fotoreporter e cineoperatrice Marcella Pedone, viaggiatrice che seppe unire la vocazione per il folklore all’illustrazione di paesaggi inconsueti; mentre Raffaele De Berti indaga il ruolo centrale delle riviste italiane, dal periodico storico «Le Vie d’Italia» al rotocalco «Epoca»: ritratti di diverse tipologie di fruitori da cui emerge la dicotomia tra viaggiatore e turista. Luca Malavasi propone una puntuale riflessione antropologica sull’Italia tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, tra ruralità e industrializzazione, gettando luce sull’importanza di Luigi Ghirri come rivoluzionario nell’ambito della narrazione visuale del belpaese e di Pier Vittorio Tondelli come esploratore del paesaggio umano e geografico.

Completano il numero le sezioni Saggi e Recensioni ed eventi con due contributi di Claudio Bisoni e Vincenzo Estremo. Il primo si concentra sul film musicale italiano degli anni Sessanta con particolare riferimento ad Altissima tensione (1965) di Enzo Trapani; il secondo riflette su 5.000 Feet is the Best (2011) di Omer Fast e su come la distanza di osservazione possa condizionare il racconto di un dato fenomeno.

In conclusione si registrano le recensioni di Lorenzo Marmo, Parigi e Cristina Jandelli ad alcune delle più importanti uscite editoriali nel campo degli studi sulla settima arte; per terminare con la riflessione di Ilaria A. De Pascalis sul melodramma trattato in Melodrama After the Tears: New Perspectives on the Politics of Victimhood (2016) a cura di Scott LorenJörg Metelmann, esito del convegno After the Tears (University of St. Gallen, novembre 2011), e Melodrama Unbound: Across History, Media, and National Cultures (2018), volume curato da Christine Gledhill e Linda Williams.


di Giuseppe Mattia


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