Il
numero XVIII di «Imago», curato da Luca Mazzei e Stefania Parigi,
raccoglie numerosi contributi a firma di alcuni tra i più importanti studiosi
di cinema e media audiovisivi. Filo conduttore è lanalisi del viaggio e
del paesaggio italiano tra gli anni Cinquanta e Ottanta del secolo scorso. In questo
rinnovato immaginario odeporico ci si domanda quale sia il ruolo giocato da
mezzi di riproduzione analogica come la fotografia, il cinema e la televisione.Nellintroduzione
al dossier Viaggi italiani. Paesaggi e territori nella cultura visuale dal
boom agli anni del reflusso,
i curatori sottolineano come i saggi raccolti cerchino «di offrire una
panoramica sia sui mutamenti del territorio sia sul cambiamento della
percezione relativa al paesaggio fisico, umano e sociale, che viene affidata a
vecchi e nuovi strumenti di indagine: la fotografia, il giornalismo, la
letteratura, il cinema dautore, il documentario antropologico, la televisione,
i video amatoriali» (p. 8).
Assumendo
il punto di vista di un viaggiatore a bordo di un treno, Enrico Menduni getta
luce sulla questione dello spostamento spazio-temporale nel cinema di viaggio,
con riferimenti al documentario e al cinema di finzione. Paolo Simoni affronta
invece il tema del film di viaggio, di tipo amatoriale, caratterizzato dalla
prospettiva della ripresa dallautomobile, disegnando una mappa sentimentale
dello spazio quotidiano tra rappresentazione e autorappresentazione: «si può
parlare di corrispondenze e di storie parallele, ma anche di convergenze,
coincidenze e addirittura di ibridazioni, quando la cinepresa viene azionata su
unautomobile lanciata sulla strada» (p. 178).
La
stessa Parigi ripercorre brillantemente le narrazioni cinematografiche di Pier
Paolo Pasolini, concentrandosi in particolare su Comizi damore (1965),
opera che «oscilla tra la “ricerca della verità” e la consapevolezza della
falsificazione; tra il documento e la finzione; tra il metodo dellinchiesta e
la sua continua problematizzazione» (p. 42). Una analisi che consente alla
studiosa di mettere a fuoco forme di rappresentazione, metodi di lavoro e modalità
stilistiche adottati nei vari contesti socio-culturali dellItalia degli anni
Sessanta.
Giulia
Fanara affronta
il delicato rapporto tra paesaggio e corpo femminile nel filone balneare o
vacanziero e nella commedia del boom economico della rinascita italiana, chiamando in causa numerosi
film di donne in viaggio e “scomodando” grandi autori, da Roberto Rossellini a Luchino Visconti, da Michelangelo Antonioni a Antonio
Pietrangeli, da Valerio Zurlini a Carlo Lizzani. In un contributo sulla
pratica del Grand Tour, Luciano De Giusti si occupa del periodo
compreso tra il secondo dopoguerra e gli anni Cinquanta, attraversando la
penisola dal Lido di Ostia a Napoli, alla Toscana e a Venezia con Souvenir
dItalie (1957) di Pietrangeli.
Tenendo
conto del filo diretto tra il patrimonio radiofonico e letterario e la tv dei
primi anni, Paola Valentini pone lattenzione sul metodo etnografico di
indagine: «la televisione degli esordi, va detto, rappresenta già di per sé un
viaggio, allinterno dellItalia, della sua diversità e dei suoi usi, grazie
sia ai personaggi che affollano i primi quiz televisivi sia in virtù di quegli
scorci di realtà che lattualità porta allinterno delle case più disperse e
isolate del Paese» (p. 80).
Giorgio
Avezzù si
occupa de LItalia vista dal cielo, serie documentaristica diretta
da Folco Quilici trasmessa tra 1967 e 1978, in cui la descrizione delle regioni
italiane da parte di molteplici intellettuali, veicolata da un innovativo
sistema di riprese aeree, si pone come tentativo di semiotizzazione audace
degno di essere inserito nella storia dellimmagine e della cultura visuale. Giovanna
Carugno ritorna sullesperienza odeporica in campo televisivo ripercorrendo
le principali tappe del “primo periodo” di Cantagiro (anni Sessanta) dove
vari interpreti della scena musicale viaggiano per lItalia e si esibiscono invitando
il pubblico a votare la migliore interpretazione. Per quanto riguarda il
documentario etno-geografico televisivo, Gabriele Landrini approfondisce
e analizza Questa nostra Italia (1968) delleclettico Guido Piovene, un esempio di dialogo fra
la RAI e leterogenea realtà italiana coeva mutuato dalle trasmissioni
radiofoniche. Focalizzandosi sulla funzione pedagogica di tale programma, Piovene
ripercorre lItalia del miracolo economico tra tradizione e modernità.
Mirco
Melanco analizza
la semisconosciuta fotoreporter e cineoperatrice Marcella Pedone,
viaggiatrice che seppe unire la vocazione per il folklore allillustrazione di
paesaggi inconsueti; mentre Raffaele De Berti indaga il ruolo centrale
delle riviste italiane, dal periodico storico «Le Vie dItalia» al rotocalco
«Epoca»: ritratti di diverse tipologie di fruitori da cui emerge la dicotomia
tra viaggiatore e turista. Luca Malavasi propone una puntuale riflessione
antropologica sullItalia tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni
Ottanta, tra ruralità e industrializzazione, gettando luce sullimportanza di Luigi
Ghirri come rivoluzionario nellambito della narrazione visuale del belpaese e
di Pier Vittorio Tondelli come esploratore del paesaggio umano e geografico.
Completano
il numero le sezioni Saggi e Recensioni ed eventi con due
contributi di Claudio Bisoni e Vincenzo Estremo. Il primo si
concentra sul film musicale italiano degli anni Sessanta con particolare
riferimento ad Altissima tensione (1965) di Enzo Trapani; il secondo riflette su 5.000 Feet is the Best
(2011) di Omer Fast e su come la distanza di osservazione possa
condizionare il racconto di un dato fenomeno.
In
conclusione si registrano le recensioni di Lorenzo Marmo, Parigi e Cristina Jandelli ad alcune delle più importanti
uscite editoriali nel campo degli studi sulla settima arte; per
terminare con la riflessione di Ilaria A. De Pascalis sul melodramma trattato
in Melodrama After the Tears: New Perspectives on the Politics of Victimhood (2016) a cura di Scott Loren e Jörg Metelmann, esito del convegno After the Tears (University of St. Gallen, novembre 2011), e Melodrama Unbound: Across History, Media, and National Cultures (2018), volume curato da Christine Gledhill e Linda Williams.
di Giuseppe Mattia
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