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Chritophe Charle

La cultura senza regole
Letteratura, spettacolo e arti nell’Europa dell’Ottocento

Roma, Viella, 2019, 524 pp., 46,00 euro
ISBN 9788867288458

È di recente pubblicazione la versione italiana del volume La deregulation culturelle. Essai d'histoire des cutures en Europe au XIXsiècle di Christophe Charle (Parigi, Presse Universitaires de France, 2015), curata per Viella da Maria Pia Casalena. Una sintesi audace della storia delle culture europee nell’Ottocento ben inquadrata grazie a un approccio metodologico di impianto storico-sociologico.

Il volume si articola in due parti: la prima è dedicata all’uscita dell’"antico regime culturale" ca. 1815-ca.1860 ; la seconda (Le vie delle modernità culturali in Europa) affronta gli anni precedenti l’avvento del Novecento. In tale arco temporale Charle analizza le persistenze della società di Ancien régime – segnata da divisioni e gerarchizzazioni interne – e il loro progressivo cedere il passo al cambiamento. Un cambiamento che porta verso prospettive culturali più “moderne” relegando il passato nel serbatoio della “tradizione” – concetto che sembra nascere proprio in questi anni.

Facendo ricorso a strumenti d’indagine di matrice socio-antropologica e a un approccio interdisciplinare, lo studioso offre uno sguardo globale sui fenomeni indagati rivolgendosi a un pubblico composto non soltanto da specialisti. A muovere le fila di questo studio è il concetto stesso di “spazio europeo”: da quando abbiamo iniziato a percepirlo? Quali sono stati i segnali, soprattutto culturali, di un sentimento di appartenenza che ancora oggi è messo continuamente in discussione?

Charle indaga i mutamenti della cultura del libro, che nell’Ottocento vive l’exploit della forma romanzo; il contesto spettacolare, dalla prosa al melodramma, e il delinearsi di una nuova fisionomia di pubblico; la cultura visuale tra movimenti artistici e grandi esposizioni; infine, l’avvento del cinematografo e le sue ripercussioni sul panorama culturale e sociale del nuovo secolo. Quello qui tratteggiato è un vero e proprio «bilancio di un secolo» (espressione presa in prestito da Alfred Picard, p. 445), dal quale emerge la storia di un continente alla ricerca di una propria identità, frutto di contrasti e contaminazione tra ambiti e livelli culturali diversi, e di una crescente tensione tra tradizione e modernità. 

Lo stesso approccio sociologico è riservato a una analisi sistematica delle nuove forme di spettacolo dell’Europa ottocentesca, dal vaudeville al cafè-chantant, chiamate alla necessità di soddisfare la domanda di un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo. Il genere performativo che meglio risponde al tentativo di costituire un’identità europea è il melodramma; un ambito che denota l’assenza di analisi sociologiche comparative su scala continentale, in particolare sulle figure dei musicisti nei confronti delle quali si è sempre privilegiato uno studio circoscritto al loro contesto nazionale di riferimento.

Essendo il concetto di Europa quanto mai labile nel XIX secolo oggetto di questo studio, non è semplice fondare ipotesi di ricostruzione sull’allargamento di confini indefinibili. Ed è in queste pieghe che si innesta la difficile impresa di Charle che tenta, con tutte le precauzioni del caso, di tracciare una sintesi comparativa di interessante apertura. Il lavoro è nel suo complesso convincente quanto gli spunti d’indagine che restano d’attualità, ma la bibliografia sulla storia dello spettacolo non registra saggi fondamentali che, seppur rivolti a una dimensione storica nazionale, non hanno tralasciato di indagare la complessità dei fenomeni nella loro dimensione internazionale. Sono lasciati fuori tutti i più recenti e aggiornati studi specialistici di ambito italiano che hanno da tempo liberato la materia da una prospettiva esclusivamente di matrice letteraria. Lacune emergono in particolar modo nella sezione Teatro dove sono menzionati soltanto i volumi di Carlo Gatti sul Teatro alla Scala (1964). Un grande vuoto su cui non è possibile sorvolare quando si affrontano tematiche nelle quali l’Italia vanta un protagonismo sia storico che accademico a livello europeo.


di Giulia Bravi


La copertina

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