Il secondo numero del
novantunesimo volume della rivista «Acta Musicologica» (2019) si apre con un
contributo in lingua tedesca di Boris
von Haken dedicato al caso del sequestro di beni culturali musicali da
parte dellEinsatzstab Rosenberg, la task
force che, durante la seconda guerra mondiale, attuò su larga scala i
programmi del Terzo Reich per la confisca di documenti e opere darte dai
territori occupati. Tale operazione, che ben presto si rivelò un vero e proprio
saccheggio, fu condotta per i materiali musicali dal Sonderstab Musik sotto la
direzione del musicologo Herbert Gerigk. Von Haken ricostruisce le tappe di
questa vicenda, nel corso della quale i musicologi al servizio della
“commissione speciale” contemporaneamente documentarono le fonti musicali
tedesche e la loro presenza nelle biblioteche e negli archivi dei territori
occupati.
Ryan Ross analizza la Quarta Sinfonia di Ralph Vaughan Williams
(1872-1958) riflettendo sul controverso rapporto del compositore britannico con
lopera di Beethoven, cui il titolo irrimediabilmente rimanda. Ross riprende le
voci di diversi studiosi che si sono interrogati sulla natura del modernismo della
Quarta individuandovi, di volta in volta, la risposta a un modello continentale
pur nella volontà di non aderirvi pienamente o la scherzosa parodia dello
stesso (pp. 127-128). Tra coloro che hanno visto nellopera una continuazione
della tradizione beethoveniana nel XX secolo e quelli che vi hanno letto una
critica al compositore tedesco, Ross prosegue su questa seconda linea
interpretativa chiamando in causa anche gli scritti di Vaughan Williams, nei
quali più volte Beethoven viene confrontato negativamente con Bach: sarebbe
proprio la presenza ricorrente del noto motivo B-A-C-H in versione modificata a
confermare, secondo Ross, la critica a Beethoven espressa dalla Quarta
Sinfonia.
Il successivo articolo di Assaf Shelleg è dedicato alle opere di
Josef Tal (1910-2008) composte tra gli anni ‘40 e ‘50 del Novecento, durante il
periodo di transizione che portò alla nascita dello Stato dIsraele.
Considerate nel loro particolare orizzonte storico-culturale, le opere del
compositore israeliano incarnano a un tempo linteriorizzazione dei costrutti
nazionali e la loro destabilizzazione, trasportando anche nel campo della
musica darte quella disillusione nei confronti del nazionalismo romanticista che
era già presente nella moderna poesia ebraica. La simultaneità di “adiacenza” e
“opposizione” ai paradigmi culturali dellebraismo indagata da Shelleg nella
musica di Josef Tal mette in luce unestetica in grado di tradurre
perfettamente il divario tra retorica nazionale e produzione di ibridi
culturali in Palestina/Israele.
Chiude il volume un contributo di
José L. Besada e Pedro Ordóñez Eslava sulla musica
spettrale in Spagna e, nello specifico, sulle opere di tre compositori
considerati come casi-studio, dei quali vengono inoltre indagati elementi
biografici e tendenze ideologiche. A partire da un corpus selezionato di opere
firmate da José Manuel López (Madrid, 1956), Mauricio Sotelo (Madrid, 1961) e
Alberto Posadas (Valladolid, 1967), gli autori tentano di valutare fino a che
punto lo spettralismo francese abbia avuto un reale impatto sulla musica
contemporanea spagnola o se, piuttosto, le composizioni prese qui in esame non
si siano emancipate dallesperienza francese permettendo di evidenziare una
loro particolarità, intrinsecamente nazionale.
di Antonella Dicuonzo
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