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Culture teatrali, n. 28, 2019
Osservatorio della scena contemporanea

302 pp., 15,50 euro

L’annale «Culture Teatrali» 2019 è interamente dedicato a Leo de Berardinis e in buona parte al suo sodalizio artistico con Perla Peragallo, con la quale ha condiviso un lungo periodo del proprio percorso professionale e di vita. Indiscusso protagonista del Novecento teatrale, innovatore del linguaggio, artista e teorico, de Berardinis ha fatto parlare di sé fin dall’inizio della sua carriera. Negli ultimi anni molti sono gli studi a lui intitolati, tra i quali citiamo almeno Gianni Manzella, La Bellezza amara […] (Parma, Pratiche Editrice, 1993), il volume curato da Claudio Meldolesi La terza via di Leo […]  (Corazzano, Titivillus, 2010) e il più recente La tentazione del sud. Viaggio del teatro di Perla da Roma a Marigliano di Angelo Vassalli (Corazzano, Titivillus, 2018).

Molte novità contenute in questo volume sono riconducibili alla recente disponibilità, presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, dell’“Archivio Leo de Berardinis”. L’artista, infatti, fu attento a non disperdere i documenti riguardanti la sua attività e, grazie alla mediazione di Meldolesi, questi materiali, recentemente ordinati e inventariati, sono ora finalmente consultabili. È proprio a Meldolesi che il volume è dedicato, nel decennale della sua morte.

La prima parte, più corposa, raccoglie i contributi fondati su documenti di prima mano attinti dall’archivio neo costituito. In apertura Cristina Valenti, curatrice del fondo, ne descrive la composizione, mentre Marco De Marinis si occupa dell’inquadramento storiografico del “fenomeno” de Berardinis, individuando i nodi fondamentali della sua ricerca teatrale al di fuori della canonica periodizzazione meldolesiana delle “tre vite”. Sulla scrittura drammaturgica si concentra l’indagine di Stefano Casi che, attraverso appunti e copioni autografi, ricostruisce il rapporto dell’artista con gli autori di riferimento. Tra questi, uno dei più frequentati è sicuramente Shakespeare (analizzato nel contributo di Franco Vazzoler) che, ripreso fin dalle pièces di inizio carriera, è costantemente presente al Festival di Santarcangelo da lui diretto (1994-1997).

Tra le esperienze più significative di de Berardinis in coppia con la Peragallo c’è quella del Teatro di Marigliano, piccolo centro della provincia napoletana in cui i due condussero una ricerca fortemente legata al territorio. Stefano De Matteis individua chiare ricadute di questa fase di vivace sperimentazione nelle loro successive esperienze artistiche. È sulla figura della donna che si concentra Sara Biasin, esaminando sei quaderni scritti di suo pugno, di cui cinque inediti, che documentano una condivisione del processo creativo da parte della coppia.

Nel 1981 Perla Peragallo si ritirerà dalle scene e fonderà una scuola di recitazione, mentre Leo de Berardinis si trasferirà a Bologna, chiamato a collaborare dalla Cooperativa Nuova Scena. Massimo Marino analizza il periodo bolognese dell’artista, nonché segue le sue tracce in Romagna fino al 2001, ripercorrendo le esperienze della citata direzione del Festival e della gestione del Teatro San Leonardo (1995). Roberta Ferraresi approfondisce la relazione di de Berardinis con la critica teatrale, mentre del rapporto con l’immagine riprodotta e con la luce (e soprattutto il buio) dà conto Silvia Mei, con l’ausilio di numerose fotografie desunte dall’Archivio.

Roberto Anedda analizza un altro elemento fondamentale nel teatro di de Berardinis, quello musicale, assimilando la figura dell’artista a quella di un vero e proprio compositore. A Laura Mariani (curatrice del volume insieme a Valenti) spetta la conclusione degli Studi, con un appassionato racconto del legame professionale e umano tra il protagonista di queste pagine e Meldolesi.

La seconda parte del volume raccoglie numerose testimonianze di artisti che hanno lavorato o studiato con de Berardinis e Peragallo: Roberto Latini, Toni Servillo, Elena Bucci, Angela Malfitano, Marco Sgrosso, Enzo Vetrano, solo per citarne alcuni. Segnaliamo anche la pubblicazione di un’importante intervista a Maurizio Viani, l’illuminotecnico che ha creato le famose atmosfere degli spettacoli dell’artista.

In chiusura, Vito Minoia descrive la situazione del teatro universitario contemporaneo a partire dal secondo dopoguerra. Giulia Taddeo analizza la fotografia di Serge Lido negli anni 1955-1958, durante i quali fu fotografo ufficiale del Festival Internazionale del Balletto di Nervi, prima manifestazione italiana unicamente votata alla danza. Infine Dario Tomasello riflette su un tema universale della storia del teatro: quello dell’attore, non a caso elemento centrale anche delle sperimentazioni di Leo.


di Antonia Liberto


La copertina

cast indice del volume


 



 
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