Nelle
pagine di apertura del doppio numero estivo di «Theaterheute» si leggono i
servizi dedicati ai principali Festivals
dellarea tedesca. Si inizia con le Wiener Festwochen organizzate dal nuovo
direttore Christophe Slagmuylder, che ha impresso alla rassegna viennese un marcato sigillo
internazionale riconoscibile tra le oltre quaranta produzioni realizzate
ricorrendo a vari linguaggi teatrali e performativi. Spiccano per il loro
carattere sperimentale 3 Episodes of Life
della compagnia di danza guidata da Markus Öhrn, Apart-ment
delliraniano Keyvan Sarreshteh, This Song Father Used
to Sing di Wichaya Artamat interpretato dalla compagnia For What Theater di Bangkok e
Le Merope del Partenone di Romeo
Castellucci. Non
mancano, inoltre, spettacoli di prosa di grande rilievo artistico. Tra i tanti
si segnalano il monologo Mary Sad What
She Said di e con Isabelle Huppert curato da Robert Wilson; Proces su testo
di Krystian Lupa in
cui si parla di torbide storie polacche; la novità Der Scharlachrote Buchstabe di Angélica
Liddell
ricavata dallomonimo romanzo di Nathaniel Hawthorne.
Dal
ricco cartellone delle Internationale Schillertage di Mannheim emergono
soprattutto allestimenti ricavati dal repertorio schilleriano come Maria Stuart per la regia di Claudia
Bauer e linterpretazione di
quattro attrici e un attore chiamati ad alternarsi nei vari ruoli della
tragedia; Don Carlos curato da Alexander
Eisenach; e Kabale und Liebe nellambientazione
contemporanea ideata da Data Tavadze. Colpisce soprattutto la rappresentazione di Tram 83 che Carina
Riedl trae dallomonimo romanzo di
Fiston Mwanza Mujila e in cui trasferisce lazione di due bravi attori – Eddie
Irle e Arash
Nayaebbandi – negli
ambienti rumorosi e trasgressivi di una discoteca. Confini e opposizioni, cadute e progressi nel
rapporto tra arte e politica sono i temi intorno ai quali ruotano gli
spettacoli di Impulse Theater Festival 2019 di Düsseldorf. All inclusive di Julian Hetzel dimostra come nella rappresentazione di scene crudeli di
guerra la fotografia e il teatro partecipino alla denuncia della violenza; il
collettivo Markus & Markus si appoggia a installazioni video per penetrare
le pieghe più nascoste della religione islamica. Di qualità sono risultate
altre proposte del cartellone: dal provocatorio Angstraum Köln di Alexandra Berlinger e Martin
Wagner
allestito in una piazza cittadina per raffigurare metaforicamente lo spazio
mentale della paura allesilarante Happyology
– Tears of Joy di Dragana
Bulut
e a Great Depressions di Jan Philipp Stange. Nella
sezione Aufführungen si leggono le
recensioni degli spettacoli più importanti recentemente prodotti nellarea
tedesca. Si inizia con la considerazione dello shakespeariano Hamlet arricchito da brevi estratti da Hamletmachine di Heiner
Müller nella versione concepita da Johan
Simon per lo Schauspielhaus di
Bochum. Il regista affida il ruolo del titolo a Sandra
Hüller che disegna un personaggio
puro e diabolico. Affiancano la brava attrice Stefan
Hunstein, Bernd
Rademacher, Jing
Xiang, Gina
Haller.
Il ricco
cartellone della decima edizione di “Die Lange Nacht der Autoren” al Deutsches
Theater di Berlino ha offerto, accanto a cinque produzioni internazionali e a
una decina di compagnie provenienti da Austria Germania e Svizzera, le
rappresentazioni di tre novità assolute: Entschuldigung
di Lisa Danulat, ruhig Blut di Eleonore
Khuen-Belasi e zu unseren füßen, das gold, aus dem boden
verschwunden di Svealena Kutschke. Die Untergang des
Egoist Johann Fatzer, frammento teatrale di Brecht scritto tra il 1927 e il 1931 e sottoposto a revisione
drammaturgica nel 1978 da Müller, è stato recentemente allestito da Oliver
Frljic allo Schauspiel di Colonia
con Nika Mišković, Elias Reichert, Benjamin Höppner applauditi interpreti. Il profilo in Akteure
è dedicato a Cennet Rüya
Voss,
giovane attrice dello Schauspielhaus di Düsseldorf salita alla ribalta grazie a
una serie di prove riuscite come in Hexenjagd
di Arthur Miller (regia di Evgeny Titov), Das Schloss di Franz
Kafka
(regia di Jan Philipp
Gloger)
e Nathan der Weise di Lessing (regia di Robert Lehniger).
In International
si legge un interessante servizio che si sofferma sulla capillare affermazione
di artisti di colore, asiatici o appartenenti a minoranze etniche extraeuropee
nella scena londinese. A titolo esemplificativo è sufficiente menzionare Lynette Linton, nuova intendente del Bush
Theatre; Tavis Alabanza, protagonista di The Ridiculous Darkness di Wolfram Lotz prodotto dal Gate Theatre per la
regia di Anthony
Simpson-Pike; Kwame Kwei-Armah, nuovo direttore dello Young Vic.
In Das Stück
lattenzione è indirizzata a Café
Populaire, novità di Nora Abdel-Maksoud vincitrice del prestigioso Premio Hermann-Sudermann
pubblicata in versione integrale in questo numero della rivista berlinese. La
stessa autrice ha curato la regia della messinscena al Neumarkt Theater di Zurigo,
mentre a Anja Schoenwald compete quella allo Schauspiel di Stoccarda.
di Massimo Bertoldi
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