Negli
ultimi anni gli studi su Filippo Juvarra hanno conosciuto una notevole
fioritura: dalla ponderosa monografia di Tommaso Manfredi sugli anni giovanili
dellarchitetto-scenografo messinese (Roma, Argos, 2010) alle due speculari collettanee per Campisano (2014) rispettivamente dedicate al periodo
sabaudo dellartista e al suo operato internazionale a contatto con le
principali corti dEuropa. Un
importante contributo verso tale filone di indagini è offerto da questa nuova
miscellanea a cura di Giuseppe
Dardanello, che raccoglie gli esiti più maturi delle ricerche condotte da
cinque borsisti nellambito del Programma di studi sulletà e la cultura del
Barocco promosso dalla Fondazione 1563 per lArte e la Cultura della Compagnia
di San Paolo. I proficui scambi culturali, artistici, sociali promossi sulla
direttrice Roma-Torino dalla politica di Vittorio Amedeo II da un lato, e dalla
personalità di un “maestro concertatore” come Juvarra dallaltro, sono al
centro di pregevoli ricerche di prima mano inquadrate in una prospettiva
multidisciplinare. In
apertura, Dardanello riprende le fila del programma del Corpus Juvarrianum redatto quasi mezzo secolo fa da Vittorio Viale
e Rudolf Wittkower (1971), nella consapevolezza che solo grazie a una
catalogazione ragionata delle raccolte di disegni approntate dallo stesso Juvarra,
dai suoi collaboratori e dai molteplici collezionisti è possibile maturare uno
sguardo organico sulla progettualità ad ampio raggio messa in campo
dallartista nelle proprie invenzioni grafiche. Sulla
scorta delle ricerche di Mercedes Viale Ferrero, Nicola Badolato ripercorre lattività di Juvarra scenografo a Roma
presso il teatro del cardinale Pietro Ottoboni nel Palazzo della Cancelleria,
nel teatrino di Maria Casimira di Polonia a Palazzo Zuccari e nel teatro
Capranica. La ricca documentazione di bozzetti autografi, cui si aggiungono i
libretti a stampa, le partiture e altre carte manoscritte, consente di
ricostruire con buona approssimazione gli allestimenti di undici drammi per
musica messi a punto dal messinese tra il 1709 e il 1714 nelle sale pubbliche e
private della città papalina, documentando un profondo rinnovamento del gusto
spettacolare e operistico. Leclettismo
di Juvarra è misurato da Sara Martinetti
su un terreno poco perlustrato come quello della produzione delle arti
decorative tra lUrbe e la capitale sabauda. A fronte della scarsa
disponibilità documentale, progetti grafici di pareti con sovrapporte, di
alcove, di cornici di porte e finestre, di lampade da parete, di candelieri con
corona e rami di palma sono analizzati a partire da fonti indirette (con
unattenzione particolare ai disegni scenografici) e ricondotti di volta in
volta a concrete occasioni di committenza. Lindagine
sui rapporti tra etichetta di corte e architettura di palazzo è approfondita da
Roberto Caterino mettendo a
confronto gli scaloni monumentali di ben noti edifici juvarriani. Attraverso
gli exempla di palazzo Madama, del
palazzo vicereale di Messina, del castello di Rivoli e del nuovo palazzo Reale
di Madrid si dimostra come le esperienze teatrali acquisite dallartista siano
una chiave di volta per la sapiente modellazione di un prototipo architettonico
funzionale alla richiesta di rappresentanza cerimoniale di committenti di
stirpe reale. Due
studi di contesto sono offerti da Guido
Laurenti, che analizza la cornice socio-politica del ducato di Vittorio
Amedeo II alla luce del nesso letteratura-retorica nella monumentale Storia delle Alpi marittime in ventisei
volumi di Pietro Gioffredo (Torino, Stamperia reale, 1839); e da Elisabetta Lurgo, che mediante un ricco
regesto di fonti traccia un bilancio della riforma del sistema assistenziale
degli istituti di Carità avviata da Vittorio Amedeo II nel 1716. Il volume, completato da
un apparato di oltre centosessanta immagini a colori, da una puntuale
bibliografia e dallindice dei nomi, inaugura con le migliori prospettive la
collana dei “Quaderni sullEtà e la Cultura del Barocco”, primo capitolo dellapprofondimento
di quel sistema culturale internazionale che vide nella Torino settecentesca un
polo attrattivo di irresistibile fascino.
di Gianluca Stefani
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