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Sabbioneta, teatro all’antica. Omaggio a Scamozzi

A cura di Maria Cristina Loi, Angelo Lorenzi e Vittorio Uccelli

Firenze, Aión edizioni, 2019, 143 pp.

Sono stati finalmente pubblicati, grazie all’editrice fiorentina Aión, gli atti delle due giornate di studio organizzate a Sabbioneta il 17 e 18 novembre 2016 per ricordare il quattrocentesimo anniversario della morte di Vincenzo Scamozzi (1548-1616). Volute dall’amministrazione comunale di Sabbioneta in collaborazione con il Politecnico di Milano, hanno visto la partecipazione di specialisti italiani e stranieri che si sono confrontati su molteplici temi legati al celebre architetto-scenografo, non ultimi i suoi rapporti con Vespasiano Gonzaga Colonna, duca di Sabbioneta.

La trattazione è organizzata in due parti. La prima, Scamozzi e il suo tempo, riunisce le riflessioni di sette storici sul pensiero e le opere del vicentino e si apre con un omaggio di Aurora Scotti allo studioso Franco Barbieri, i cui lavori di ricerca e approfondimenti critici hanno permesso di sradicare i diffusi pregiudizi che volevano Scamozzi passivo prosecutore dell’opera di Palladio (pp. 15-21). Una rivalutazione che ha consentito, ad esempio, di meglio comprendere la sua influenza Oltreoceano, come ha dimostrato Maria Cristina Loi con le sue riflessioni sull’architettura americana tra XVIII e XIX secolo (pp. 23-31). Ma anche di apprezzare la sua attività a Bergamo, dove fu chiamato nel 1611 per esprimersi sul progetto del Palazzo Nuovo del Comune, redatto nel 1594 da Pietro Romagnolo. Giunto nella città lombarda, Scamozzi fu interpellato anche per il Duomo e per il palazzo del Cavalier Bartolomeo Fino (Monica Resmini, pp. 55-61).

Lo sguardo degli studiosi, inevitabilmente, si è concentrato soprattutto su Sabbioneta e sullo splendido teatro che, progettato nel 1588, fu inaugurato nel 1590. Così John Pinto ha ripercorso la ben nota metafora di Sabbioneta come Roma, tra cultura antiquaria e città ideale (pp. 33-43); mentre Andrew Hopkins ha messo a confronto il teatro con la fortunata esperienza all’Olimpico di Vicenza e con quella fallimentare con i Teatrini a Venezia (pp. 45-53). Un cantiere, quello dell’Olimpico, decisivo per la sua attività come scenografo. Lo dimostra Stefano Mazzoni, che fa il punto aggiornato sugli interventi del vicentino nell’ideazione e realizzazione delle scene prospettiche, nell’illuminotecnica per lo spettacolo inaugurale (1585) e nella seicentesca realizzazione dell’Odeo. A corredo del saggio anche una convincente ricostruzione dell’esterno del teatro prima e dopo l’intervento scamozziano (pp. 63-69). Non persuade, invece, la rilettura di Carlo Togliani dell’architettura del teatro di Sabbioneta, per il quale congettura l’esistenza di un arcoscenico o addirittura di una scenafronte, «forse in muratura, forse in legname, stucco e tele dipinte» (pp. 71-91: 82).

La seconda parte del volume, Sabbioneta, Scamozzi e il progetto di architettura, si concentra sull’urbanistica della città (Angelo Lorenzi, pp. 95-101) e raccoglie i racconti di quattro architetti-progettisti che descrivono le proprie esperienze lavorative in rapporto con lo stile (Vittorio Uccelli, pp. 103-111), il tempo (Paolo Zermani, pp. 133-142), le forme della memoria (Emilio Faroldi, pp. 113-123) e l’idea del progetto (Antonio Monestrini, pp. 125-131), arricchendo la propria trattazione con suggestive fotografie. Per dare nuova vita, oggi, a un modello di città e a un’idea di architettura del passato sempre moderna.


di Lorena Vallieri


La copertina

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