Il primo
spettacolo recensito nella sezione Aufführungen,
lo spazio di «Theaterheute» riservato alle principali produzioni teatrali dei
paesi di lingua tedesca, è Orestes in
Mosul di Milo Rau in scena allo Schauspielhaus di Bochum per la regia dello
stesso autore. Già rappresentata tra le macerie della città evocata nel titolo,
la riscrittura dellOrestea di
Eschilo è una sorta di teatro-tribunale sostenuto da video e testimonianze autentiche
relative alla terribile guerra contro lIsis. Ne sono interpreti Elsie de Brauw,
Bert Luppes, Susana Abdulmajid e Johan Leysen. Dopo la
riuscita riduzione del romanzo Erniedrigte
und Beleidigte (Umiliati e offesi),
Sebastian Hartmann sottopone alla stessa operazione Schuld und Sühne (Delitto e
castigo) di Fëdor Dostoevskij, concentrando lattenzione
sulla psiche assassina del protagonista per poi trasformarla in coscienza di
massa. Sul palcoscenico dello Staatsschauspiel di Dresda si è esibita,
adottando gesti ed espressioni mimiche di stampo realistico, una compagnia di
bravi attori tra i quali Luise
Aschenbrenner, Linda Pöppel, Lukas Rüppel, Nadja Stübiger, Moritz Kienemann. Due sono gli
spettacoli con i quali Barbara Frey
conclude la sua esperienza alla direzione dello Schauspielhaus di Zurigo. Die Große Gereiztheit di Karin Henkel dal romanzo Der Zauberberg (La Montagna incantata) di Thomas
Mann si trasforma in una cupa riflessione sulla condizione della malattia
permanente dei valori della società contemporanea. Accanto al protagonista Michael Neuenschwander si sono distinti
Carolin Conrad, Friederike Wagner, Ludwig
Boettger, Kay Buchheim. Die Toten, trasposizione teatrale del
racconto The Dead da Dubliners di James Joyce, si caratterizza per un taglio di regia psicologico
nellesplorazione del sentimento di rassegnazione che muove i personaggi,
affidati a Claudius Körber, Benito Bause, Lisa-Katrina Mayer, Jürg
Kienberger. Dalla letteratura attinge anche Achim Freyer con lallestimento della favola Der goldene Topf (Il vaso
doro) di E.T.A. Hoffmann allo
Schauspielhaus di Stoccarda. In linea con i suggerimenti testuali gli attori
sembrano marionette con il volto mascherato, tanto nella gestualità quanto
nellimpostazione della voce. Friederike
Heller affronta Wolken.Heim di Elfriede Jelinek in cui si parla della
ricerca di identità da parte di anime lacerate e imprigionate nei loro
tormenti. Sul palcoscenico le quattro attrici (Christiane Roßbach, Therese
Dörr, Josephine Köhler, Celina Rongen) recitano chiuse in
gabbie metalliche e tra loro isolate. Le pagine di Neue Stücke sono dedicate alle
rappresentazioni di inediti testi contemporanei. Dallannuale rassegna Wiener
Festwochen è emerso Deponie Highfield,
testo grottesco di René Pollesch
incentrato sullimpossibilità di provare sentimenti genuini, consegnato alla
regia di Ersan Mondtag e
allinterpretazione di Caroline Peters
e Kathrin Angerer. Nellambito della
stessa rassegna viennese Sibylle Berg
ha incaricato Pinar Karabulut della
messinscena di Hass-Triptychon,
impreziosita dalla presenza del prestigioso Benny Claessens impegnato a misurarsi con un testo dal contenuto
amaro, popolato da casalinghe e gay, migranti e giovani che uccidono per odio.
La Volkbühne di Berlino ha prodotto Die
Hand ist ein einsamer Jäger, novità di Katja
Brunner in cui prevale il tema della rimozione dei desideri. Il linguaggio
scenico, assai movimentato e con sfumature ironiche, è orchestrato dallattenta
regia di Pinar Karabulut, abile nel predisporre lesibizione di Elmira Bahrami, Malick Bauer e Paula Kober. I cambiamenti
subentrati nelle dinamiche di una compagnia teatrale negli ultimi decenni, le
contraddizioni e la ricerca continua degli equilibri interni, sono gli
argomenti affrontati da Peter
Simonischek – attore da cinquantanni attivo al fianco di Peter Stein, Andreas Breth, Felix Prader
– nellintervista raccolta nelle pagine di Thema
Ensemble. In Festivals si leggono i resoconti di alcune
importanti manifestazioni teatrali, a partire dai Ruhrfestspiele diretti da Olaf Kröck e Jakob Hein che hanno definito il programma secondo il motto “Poesie
und Politik”. Il carattere internazionale dellevento è impresso, tra i vari
elementi, dalla partecipazione dellindiano Abhishek Thapar con la performance My Home at the Intersection, da Kalieaswari Srinivasan interprete di The Prisoner di Peter Brook,
dalla novità Das Heerlager der Heiligen
presentata da Jean Raspail e da Ivo van Hove impegnato in Ein wenig Leben (Una vita come tante) dallomonimo romanzo di Hanya Yanagihara. Piuttosto interessante anche il cartellone del
festival Radikal Jung al Volkstheater di Monaco. Tra le tante, variegate performances di questi giovani talenti
sono emerse quelle di Nora Abdel-Maksoud
in Café Populaire e in Amsterdam, di Julia Mounsey del Public Theater New York in 50/50 Old School Animation, dellolandese Ariah Lester in White
(Ariane).
Le pagine di Das Stück sono dedicate
a unintervista a Yael Ronen in cui lartista
nata a Gerusalemme parla dei nuovi conflitti in Israele, dei rapporti tra
Palestina e Europa, di antisemitismo, temi ricorrenti nella sua ultima commedia
Third Generation – Next Generation
che ha recentemente debuttato al Maxim Gorki Theater di Berlino per la regia della
stessa autrice e linterpretazione di un gruppo di giovani attori formato da Knut Berger, Niels Bormann, Lamis Ammar,
Karim Daoud e Yusef Sweid. Il testo si può leggere in versione integrale nella
sezione Das Stück di questo numero di
«Theaterheute».
di Massimo Bertoldi
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