drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti

cerca in vai


Hystrio, a. XXXII, n. 3, 2019


120 pp., euro 10, 00

Il numero estivo della rivista milanese si apre con la cronaca dettagliata della ventinovesima edizione del Premio Hystrio, come bene racconta Fabrizio Sebastian Caleffi. Seguono le motivazioni dei vari riconoscimenti attribuiti a Paolo Pierobon (Premio all’interpretazione), Alessandro Serra (Premio alla regia), Lucia Calamaro (Premio alla drammaturgia), Marta Cuscunà (Premio Hystrio-Altre Muse), Teatro dei Gordi (Premio Hystrio-iceberg), Simona Bertozzi (Premio Hystrio-Corpo a Corpo), L’abisso di e con Davide Enia (Premio Hystrio-Twister). Tra i centosei copioni in concorso, quello che si è aggiudicato il Premio Hystrio-Scritture di Scena è stato Hospes, -ĭtis di Fabio Pisano, mentre il Premio Mariangela Melato è toccato a due giovani promesse, Riccardo Buffonini e Marta Dalla Via. La contesa per il Premio Hystrio alla Vocazione ha visto primeggiare Salvatore Alfano e Marco Fanizzi. Infine il Premio Ugo Ronfani è stato attribuito a Vito Vicino.

In Exit si legge un omaggio a Franco Zeffirelli da parte di Francesco Tei che ripercorre con diligenza l’attività teatrale del maestro. Roberto Rizzente ricorda invece le tappe essenziali di Franca Valeri, grande attrice di genere comico-brillante.

La Vetrina si apre con l’intervista rilasciata a Roberto Canziani da Will Eno, drammaturgo americano approdato sui palcoscenici italiani nel 2010 con Basato sul niente, l’anno dopo con Lady Grey interpretato da Isabella Ragonese e ora con Proprietà e atto (esilio permanente) portato in scena da Francesco Mandelli. Rebecca Frecknall è una giovane e qualificata regista della nuova scena teatrale britannica, alla quale Jacopo Panizza dedica un breve profilo integrato da un’intervista in cui illustra i suoi principi artistici.

Lo Speciale Pina Bausch raccoglie il contributo di Leonetta Bentivoglio che ricorda le caratteristiche e le innovazioni apportate dal teatro-danza sottolineando come, a dieci anni di distanza dalla morte della sua fondatrice, la compagnia del Tanztheater Wuppertal continui a ottenere grande successo internazionale, segno di una comprensione universale del linguaggio performativo. Del perdurare delle influenze esercitate dalla Bausch sulla scena europea si occupa Marinella Guatterini con significativi esempi: il coreografo Alain Platel, Marcos Morau Dukowshka fondatore del collettivo La Veronal, il norvegese Alan Lucien Øyen, la canadese Crystal Pyte e il greco Dimitris Papaioannou. Se Pippo Delbono e Cristiana Morganti hanno lavorato a stretto contatto con il metodo praticato dalla Bausch, ricevendone insegnamenti e ispirazioni, anche altri artisti italiani, come illustra Michele Pascarella, si sono dimostrati molto ricettivi a riguardo. Tra i nomi più significativi spiccano quelli di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, Raffaella Giordano, Michela Lucenti e Roberto Castello.

L’itinerario di Teatromondo inizia a Londra dove Jacopo Panizza ha assistito alla messinscena di Brexit-The Musical incentrato sulla figura di Boris Johnson, primo ministro del Regno Unito. Lo stesso tema ritorna anche in L’ultima tentazione di Boris Johnson di Jonathan Maitland di scena al Park Theatre e in Europe di David Greig. Con il contributo di Sandro Avanzo si rimane nella capitale inglese per presentare uno spaccato dell’ultima parte della stagione in cui si segnalano recuperi di testi datati come Man of la Mancha di Dale Wasserman del 1965 prodotto dal London Coliseum per la regia di Lonny Price e Kelsey Grammer protagonista; mentre appassionano pubblico e critica i musical Come from Away di Irene Sankoff e David Hein e Amour di Michel Legrand nella piccola sala del Charing Cross Theatre. Di rilievo, per la sua carica di neo femminismo, è risultata la novità Six di Toby Marlow e Lucy Moss, rappresentata all’Arts Theatre.

Impegno politico e variegate visioni del presente storico costituiscono gli ingredienti essenziali delle Wiener Festwochen curate dal nuovo direttore Christophe Slagmuylder. Molti sono gli artisti internazionali iscritti alla manifestazione, come racconta Irina Wolf che ha assistito alle performances dell’argentino Mariano Pensotti con Diamante, di Krystian Lupa che in Proces di rifà al Processo di Kafka per parlare dell’ascesa al potere delle destre in Polonia, e del tenebroso Orest in Mosul di Milo Rau. Da segnalare la presenza di Romeo Castellucci con La vita nuova e Le Motope del Partenone, nonché di Robert Wilson con Mary Said What She Said, monologo di Darryl Pinkney interpretato da una strepitosa Isabelle Huppert. Nell’articolo successivo la stessa Wolf approfondisce il linguaggio grottesco e satirico dei principali registi di area viennese quali Claus Peymann, Frank Hoffmann, Stephan Müller affiancati dagli ungheresi Viktor Bodó e Árpád Schilling.

Con l’intervento di Pino Tierno ci si sposta a Bratislava, sede del Festival Nová Dráma e vetrina di pregevoli esponenti locali come il drammaturgo Vladimir Klimacek con Vodka and Chrome. L’annuale rassegna di teatro contemporaneo croato organizzata a Zagabria e Fiume diventa preziosa occasione di confronto con le tematiche affrontate dalla drammaturgia quali il capitalismo selvaggio, il nazionalismo, la corruzione e la gioventù senza prospettive, come mostrano Speak Up dell’acclamato regista Bobo Jelcic e Gioventù senza Dio di Borut Separovic (adattamento dell’omonimo romanzo di Ödön von Horváth).

Teatromondo fa poi tappa a Parigi, precisamente alla Comédie-Française che ha prodotto, come ci informa Giuseppe Montemagno, un dittico di sorprendente attualità realizzato dal regista belga Ivo van Hove: Les Damnés (La caduta degli dei) di Luchino Visconti e Électre/Oreste di Euripide. A New York – ci aggiorna Laura Caparrotti – si stanno affermando (tanto da essere diventati quasi una sorta di moda) testi teatrali dedicati al pensiero politico, dalle riflessioni sulla Costituzione ai principi fondamentali della democrazia ateniese, come dimostrano Hillary and Clinton di Lucas Hnath, What the Constitution Means to Me di Heidi Schreck e Socrates di Tim Blake Nelson. Teatromondo termina nel Nepal raccontato in prima persona da Nicola Pianzola in qualità di partecipante con la propria compagnia alla prima edizione di Nit Fest (Nepal International Theatre Festival di Kathmandu) e al Biratnagar International Festival, nell’ambito dei quali ha proposto il suo Desaparecidos#43.

Il dossier di questo numero, a cura di Laura Bevione e Albarosa Camaldo, è dedicato alla figura dell’operatore teatrale. La stessa Bevione intervista due esperti in materia: Mimma Gallina e Lucio Argano, che discutono delle competenze culturali e delle doti manageriali necessarie per affrontare questo ruolo, anche alla luce del relativo Decreto Ministeriale. Il contributo di Giuseppe Liotta storicizza il sistema teatrale ripercorrendone le fasi salienti dall’Unità alla fine del fascismo e soffermandosi sulle compagnie di giro, il Grande Attore, le compagnie filodrammatiche. Il percorso storico continua nelle pagine di Andrea Bisicchia dedicate ai mutamenti del ruolo del direttore nel secondo Novecento, segnatamente nella combinazione imprescindibile di direzione organizzativa e direzione artistica a suo tempo definita dall’azione di Paolo Grassi e proseguita da Ivo Chiesa e Nuccio Messina, fino alla nascita delle cooperative negli anni Settanta e Ottanta. La condizione dei giovani direttori d’oggi è spiegata da Amedeo Romeo del Teatro della Tosse di Genova:«Noi quarantenni in Italia siamo una celebrazione schiacciata, abbiamo vissuto sempre in una situazione di crisi del teatro, e non abbiamo nemmeno memoria di come le cose funzionassero prima, per questo possiamo avere la forza di spostare lo sguardo per affrontare i problemi da un altro punto di vista» (p. 47). È questo l’argomento affidato a Rizzente che in merito raccoglie altre preziose testimonianze.

Prima erano chiamati “organizzatori teatrali” ora sono detti “project manager” di spettacoli dal vivo: sulla definizione culturale e operativa di questo ruolo, segnato da luci e ombre, avanzano interessanti considerazioni Cristina Carlini, Cristina Cazzola, Giuliana Ciancio, Carlotta Garlanda e Giulio Stumpo. Se e in che misura il direttore del teatro commerciale sia in bilico tra l’operatore culturale e il businessman è l’argomento di indagine di Sandro Avanzo. Bevione sposta l’attenzione sul distributore di spettacoli e si pone domande analoghe alle quali trova risposta dopo aver interpellato le esperte Lisa Gilardino e Ilaria Mancia. I cambiamenti del mestiere di addetto stampa, dai pionierismi di Enrico Lucherini negli anni Cinquanta a oggi, costituisce l’ambito tematico di Canziani, attento a sottolineare i mutamenti apportati dall’avvento del digitale che aggiornano ma non ne snaturano dimensione e importanza. La carta d’identità culturale, le competenze, gli aspetti positivi e negativi dell’operatore attivo nell’ambito della danza contemporanea sono i punti fermi delle interviste concesse alla stessa Bevione da Anna Cremonini (Torino Danza), Emanuele Masi (Bolzano Danza), Gigi Cristoforetti (Aterballetto).

Il settore dell’opera compete a Mara Lacchè che analizza i vari ruoli previsti nell’organigramma di un teatro d’opera moderno: dal sovrintendente, affiancato dai direttori artistici e amministrativi, al direttore di produzione, agli addetti alla comunicazione. Il funzionamento degli ingranaggi operativi artistici e promozionali di un festival emerge dall’esperienza di Isabella Lagattolla e Sergio Ariotti in qualità di fondatori e direttori del collaudato Festival delle Colline Torinesi. Il delicato e complicato lavoro del tour manager sia nell’ambito organizzativo e amministrativo che in quello legato agli equilibri interni alla compagnia teatrale è analizzato da Alessandra Vinanti; mentre Luca Monti offre una guida ragionata dei principali corsi e master maggiormente concentrati nell’Italia centrosettentrionale per la formazione di figure professionali nell’ambito della produzione e della distribuzione dello spettacolo. Chiude questo dettagliato dossier una ricognizione della fisionomia dell’operatore teatrale in Europa: in Francia (a cura di Aurélie Martin), in Germania (grazie a Nicola Bremer), in Gran Bretagna (per mano di Maggie Rose), in Romania (con Irina Wolf) e in Spagna (come scrive Valeria Patota), per poi spostarsi oltreoceano, negli Stati Uniti (con l’articolo di Laura Caparrotti) e in Argentina (di cui parla Pierpaolo Olcese).

In Teatro Ragazzi Mario Bianchi dà notizia degli spettacoli più importanti di cinque pregevoli rassegne: Teatro fra le Generazioni di Castelfiorentino, Cosa sono le nuvole di Porcari (Lu), Giocateatro a Torino, Segnali a Milano e Maggio all’Infanzia di Monopoli. La consueta e corposa sezione delle Critiche ordina le tante recensioni degli spettacoli teatrali secondo criteri regionali. Seguono le sezioni per la Lirica e per la Danza. Il testo pubblicato in questo fascicolo è Underground. Roberta nel metrò. Quindicesima parte di Interior Sites Project di Renato Cuocolo e Roberta Bosetti.

Nella ricca Biblioteca Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo raccolgono le schede relative alle novità editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo. Infine, tante e utili informazioni de La società teatrale sono offerte da Rizzente.

di Massimo Bertoldi


Hystrio, a. XXXII, n. 3, 2019

cast indice del volume


 



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013