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Theaterheute, Nr. 5, Mai 2019


72 pp., euro 15, 00
ISSN 0040 5507

Spetta alle pagine di Akteure l’apertura di questo numero di «Theaterheute». Vi si legge il profilo di Nils Kahnwald, attore cresciuto al Deutsches Theater e al Maxim Gorkj Theater di Berlino per poi entrare nel 2017 nella compagnia dei Kammerspiele di Monaco e lì trovare la definitiva affermazione. Tra le interpretazioni di successo si segnalano Das Leben des Vernon Subutex di Virginie Despentes per la regia di Stefan PucherDionysos Stadt dall’omonimo romanzo di culto di Christopher Rüping, presentato anche nell’ambito della rassegna Theatertreffen di Berlino.

Si rimane nello stesso teatro monacense per parlare di due spettacoli nell’ambito della sezione Aufführungen con le recensioni delle principali produzioni dei paesi dell’area tedesca. Il primo allestimento è il già citato Das Leben des Vernon Subutex sulla vita del proprietario di uno dei negozi di dischi più famosi degli anni Ottanta intorno al quale si muovono un ex spacciatore, la figlia di un professore convertita all’Islam, una popstar tossicodipendente. Il secondo spettacolo è Farm Fatale di Philippe Quesne, affresco di una comunità rurale attraverso le bizzarrie di cinque personaggi-spaventapasseri interpretati da Léo Gobin, Stefan Merki, Damian Rebgetz, Julia RiedlerGaëtan Vouc’h

Come atto conclusivo del suo mandato, Andrea Breth ha salutato il pubblico del Burgtheater di Vienna con la messa in scena di Die Ratten di Gerhart Hauptmann seguendo con rigore filologico il cupo naturalismo del testo, con il quale si sono confrontati Christoph Luser, Marie-Luise Stockinger, Oliver Stokowski, Johanna Wokalek, Sylvie Roher e Sven-Eric Bechtolf. All’Akademietheater Jan Bosse firma la regia di In Ewigkeit Ameisen di Wolfram Lotz, realizzando un allestimento divertente e scorrevole in cui si parla con leggerezza di vanità, stupidità e meschinità secondo la coinvolgente recitazione di Katharina Lorenz, Christiane von Poelnitz, Klaus Brömmelmeier, Peter Knaack e Aenne Schwarz.

Die Räuber di Friedrich Schiller (1781) non costituisce solo un classico del teatro tedesco, ma è anche un testo che, da sempre, è assunto come contenitore di argomenti e metafore utili per riflettere sulla Storia della Germania e sui suoi meccanismi. L’attualità della tragedia è dimostrata dalle sue frequenti rappresentazioni. Ultimamente ne sono state realizzate tre: allo Schauspielhaus di Colonia quella a firma di Ersan Mondtag approfondisce il contrasto tra violenza e libertà politica, tra terrore e idealismo, ambientando la vicenda in un mondo cupo e romantico e affidando il ruolo dei due fratelli rivali a due donne (Sophia Burtscher e Lola Klamroth). Prendendo spunto da riflessioni di Theodor W. Adorno pubblicate nel celebre Minima moralia, Alexander Eisenach legge invece il capolavoro schilleriano come grande metafora dell’origine storica del Nazismo, nascosto nei tratti maniacali dei personaggi che agiscono con cieco furore per la conquista del potere. Al copione sono stati aggiunti eloquenti materiali forniti da Gerhart Hauptmann e Heiner Müller. L’ultimo spettacolo schilleriano è quello visto allo Schauspiel di Basilea per la regia di Örn Arnarsson che interpreta il testo con un gusto grottesco, apocalittico, sottolineando soprattutto l’immoralità interiore dei personaggi turbati da manie di grandezza. Di pregevole qualità la prova di Pia Händler, Mario Fuchs, Nicola Kirsch, Lisa Stiegler, Urs Peter Halter.

Non manca di interesse la scena amburghese, a partire dalla rappresentazione allo Schauspielhaus di Die Stadt der Blinden, commedia ricavata dall’omonimo romanzo di José Saramago e consegnato alla regia di Kay Voges, che approfondisce il tema della crudeltà politica e dell’incapacità collettiva di vederne cause ed effetti. Nello stesso teatro, con analogo procedimento drammaturgico dal romanzo al copione, è stato realizzato Bluets, dalle pagine di Maggie Nelson. La rielaborazione drammaturgica di Katie Mitchell Sybille Meier segue un percorso tematico incentrato sulla relazione tra anima e colori. Protagonista è Julia Wieninger, attenta, luminosa interprete. Infine c’è Rom, un testo spigoloso costruito sul montaggio di scene da CoriolanJulius CäsarAntonius und Cleopatra di Shakespeare che concorrono ad alimentare riflessioni sulle debolezze e sulle contraddizioni delle democrazie contemporanee, come hanno saputo raccontare sul palcoscenico Pascal HoudusThomas NiehausSebastian Jakob DoppelbauerJrka Zett, abilmente diretti da Stefan Bachmann per la produzione del Thalia Theater.

La sezione Neue Stücke si occupa di testi inediti di autori contemporanei, come Next Generation di Yael Ronen in scena al Maxim Gorki Theater di Berlino, il cui nodo centrale è il conflitto israelo-palestinese filtrato in una accesa discussione tra quattro tedeschi, tre palestinesi e tre israeliani. Dalle voci della cosiddetta “nuova generazione” emergono atteggiamenti contrastanti, oscillanti tra la volontà di superamento del senso di colpa post nazista e rancorosi atteggiamenti di antisemitismo e velato nazismo. Die Verlobung in St. Domingo – Ein Widerspruch di Necati Öziri è il capovolgimento della novella scritta da Heinrich von Kleist nel 1811. Il testo, che si può leggere in versione integrale nella sezione Das Stückdi questo mese, è stato allestito allo Schauspiel di Zurigo da Sebastian Nübling.

Dorothea Marcus Christian Rakow sono due componenti della giuria dell’ultima edizione di Theatertreffen, l’annuale manifestazione berlinese che premia i migliori dieci spettacoli realizzati nell’area tedesca. Nel corso dell’intervista da loro rilasciata, si parla dei criteri di scelta, della presenza femminile nelle compagnie teatrali, della situazione dello spettacolo da un punto di vista economico e culturale. Non manca, come di prassi, la considerazione degli esclusi dalla selezione, in particolare Edda di Örn Arnarsson (Staatsschauspiel di Hannover), No Sex di Toshiki Okada (Kammerspiele di Monaco) e Pentesilea di Heinrich von Kleist (Schauspiel di Bochum e Festspiele di Salisburgo).

Un dettagliato contributo (Mühlheimer Stücke) illustra il programma della nuova edizione del festival di Mühlheim, prestigiosa rassegna rivolta alla drammaturgia contemporanea. Tra le tante proposte spiccano Diskodi Wolfram Höll per la regia di Ivan Panteleevatlas di Thomas Köck per la cura di Philipp PreussDer Westen di Konstantin Küspert allestito da Sybille Broll-PapeSchnee Weiß di Elfriede Jelinek affidato a Stefan Bachmann.

International offre un approfondimento sulla performance Sex di Anne Imhof negli ambienti del Tate Modern di Londra.

Le pagine di Freie Szene sono dedicate al Festspielhaus Hellerau di Dresda, ora affidato alla direzione artistica di Carena Schlewitt che, in linea con i percorsi culturali ereditati, realizza progetti legati all’approfondimento dei linguaggi sperimentali come quelli recentemente prodotti dalla coreografa Antje Pfundtner in Alles auf Anfange e la performance di danza Kill your… di Joseph HernandezCindy HammerAnna Till Johanna Roggan.

di Massimo Bertoldi


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