È uscito il terzo volume dellenciclopedico regesto
documentario su George Frideric Handel a cura di Donald
Burrows, Helen Coffey, John Greenacombe e Anthony
Hicks per i tipi della Cambridge University Press. In attesa del quarto e
ultimo tomo, la cui pubblicazione è prevista per il novembre prossimo, il
ponderoso compendio critico messo a punto dalléquipe di specialisti,
coadiuvati da Tom Seymour Evans e Tessa Whitehouse,
riparte là dove si era interrotto: la fine ingloriosa del quinquennio con la
nuova Royal Academy of Music al Kings Theatre, messa a dura prova dalla
concorrenza della Opera of the Nobility al Lincolns Inn Fields fondata nel
1734 dal partito anti-händeliano sotto la direzione del cantante Francesco
Bernardi detto il Senesino e del librettista
Paolo Rolli con lappoggio della
nobiltà locale.
Quelli che seguono sono anni difficili per Handel, di vertiginosi
successi e di altrettanto clamorosi fallimenti. Nel 1734 il compositore entra
in società con limpresario John Rich
al Convent Garden, battendosi ancora come un leone contro la compagnia rivale
(nelle cui fila milita lastro Farinelli)
fino al 1737, quando entrambe le imprese finiscono in bancarotta. Nellaprile
di quellanno è vittima di un colpo apoplettico che gli compromette gravemente
luso di quattro dita della mano destra, impedendogli di esibirsi ma non di
scrivere. Se lultimo lavoro teatrale da lui composto è Deidamia, rappresentata al Lincolns Inn Fields per tre recite nel
1741 tra i tiepidi consensi di un pubblico ormai esausto dellopera italiana, sono
gli oratori a riportarne in auge la carriera. Dopo Athalia, primo oratorio inglese (1733), decretano il suo
successo nellambito della composizione sacra Alexanders Feast (1736), Saul
(1738), Israel in Egypt (1739) e Messiah (1741). Soprattutto questultimo
riceve unaccoglienza trionfale a Dublino, città in cui il cinquantaseienne
compositore si è trasferito nel novembre di quellanno cimentandosi in una
fortunata serie di concerti fino al giugno seguente.
Come nei precedenti volumi, il catalogo esemplato su quello
classico di Otto Erich Deutsch (New
York, Norton & Company, 1955) mette insieme documenti che si riferiscono
direttamente o indirettamente alla vita e alle opere di Handel. Fonti
manoscritte di vario tipo – legali, finanziarie, diplomatiche, ecclesiastiche,
epistolari, diaristiche – non di rado inedite e, là dove già pubblicate,
trascritte ex novo dagli originali o
al più da facsimili (le trascrizioni di seconda mano sono opportunamente
segnalate). Fonti a stampa quali libretti di opere e oratori, pamphlet
satirici, inserzioni pubblicitarie che registrano lannuncio di recite,
concerti ed edizioni musicali, reportage di quotidiani londinesi o di giornali
di provincia. Non mancano, specie là dove la documentazione scarseggia o è del
tutto assente, brani tratti dalla biografia “ufficiale” di
Handel a firma di John Mainwaring (Memoirs of the Life of the Late George
Friedrich Handel, 1760), oppure racconti desunti dallopera di Charles Burney (1771-1785), John Hawkins (1776) e William
Coxe (1799): testimonianze che, sia
pure non sempre affidabili, forniscono informazioni di prima mano spesso
insostituibili.
Tutti i documenti in questione sono ordinati
cronologicamente. Ogni voce è organizzata per schede, contrassegnate da una
data e da un titoletto esplicativo cui segue la trascrizione, in lingua
originale, del documento, più la traduzione in inglese per i testi non
anglosassoni. Conciso ed essenziale il commento critico a corredo, dove è
sempre indicata la fonte con rimando alla bibliografia essenziale, e dove si
forniscono informazioni mirate alla comprensione del documento stesso.
Ledizione è arricchita da riproduzioni di autografi e
altre testimonianze figurative, nonché presenta unampia bibliografia in costante
aggiornamento. Il sistema degli indici – delle opere, dei nomi e generale –
facilita la consultazione di una risorsa imprescindibile per tutti gli studiosi
handeliani e non solo.
di Gianluca Stefani
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