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Studi goldoniani, XV, 7 n.s., 2018
Quaderni annuali di storia del teatro e della letteratura veneziana nel Settecento

240 pp., euro 60,00
ISSN ISSN 2280-4838

Il numero 7 della nuova serie di «Studi goldoniani» si apre con il commosso addio di Gilberto Pizzamiglio all’amico e collega Cesare De Michelis, esimio studioso del Settecento e codirettore della rivista.

Negli Studi Valentina Gallo analizza le Lettere dedicatorie preposte da Carlo Goldoni alle edizioni a stampa delle sue opere. In tali componimenti la studiosa individua una progettualità precisa da parte dell’autore che, superando la retorica encomiastica, si sviluppa secondo logiche narrative e che, tradendo le strategie di promozione, imbastisce col destinatario un legame quasi informale, da pari a pari.

Emilien Rouvier prende in esame la traduzione italiana che Goldoni fece del suo Bourru bienfaisant / Burbero di buon cuore, unico esempio (insieme all’Avare fastueux) di adattamento dal francese di una commedia per mano dell’autore stesso. Con i suoi tagli, le revisioni, le aggiunte, l’opera costituisce un’importante cartina tornasole di come il drammaturgo interpretasse il suo lavoro in relazione a pubblici differenti: la trasposizione in un’altra lingua non poteva limitarsi a un calco letterale, ma doveva essere orientata in funzione del gusto locale, secondo una logica che tenesse conto anzitutto della rappresentazione sulle scene e dunque del destinatario finale.

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Di grande interesse e rilievo documentario sono le rivelazioni contenute nel saggio firmato a quattro mani da Simona Bonomi e Piermario Vescovo. Mediante un’approfondita ricerca d’archivio, sono qui ricostruiti snodi importanti circa la composizione e l’evoluzione della compagnia Medebach, svelando ad esempio l’identità di Maddalena Marliani, figlia di Domenico Facchinetti anziché (come si è a lungo creduto) sorella di Gasparo Raffi. Il sodalizio con la troupe di Girolamo Medebach segna per il commediografo veneziano, rientrato dalla Toscana, una tappa fondamentale, con una più definita “separazione delle carriere” tra l’autore di drammi per musica e il poeta di compagnia.

Eduardo Rescigno pone all’attenzione del lettore la fortuna del Matrimonio per concorso di Goldoni: dalla commedia del 1763 alla Gazzetta (1816) di Giuseppe Palomba-Gioachino Rossini, passando per La gazzetta (1789) di Giuseppe Petrosellini, Il matrimonio per concorso (1813) di Giuseppe Foppa e l’opera buffa di Gaetano Rossi Avviso al pubblico (1814). Sotto la lente dello studioso finisce in particolare la trasformazione del personaggio principale, il commerciante Pandolfo, verso il carattere del buffo napoletano.

Gli studi di Marzia Pieri sul teatro del Settecento si arricchiscono di un ulteriore tassello con questo contributo dedicato a Pier Jacopo Martello e al suo solidale rapporto con il comico Luigi Riccoboni, in Arte Lelio. La concezione di un teatro rinnovato che combinasse dignità del verso e dei contenuti, pur così ben delineata dall’intellettuale bolognese (tanto da influenzare anche l’opera goldoniana), era però destinata a rimanere intrappolata in una forma teorica troppo distante dalla pratica dei palcoscenici.

L’Ambleto di Apostolo Zeno e Pietro Pariati e i suoi dodici adattamenti sono l’oggetto dello studio di Anna Laura Bellina. L’opera conobbe nelle sue riproposizioni da Venezia (1706) a Strasburgo (1750) sostanziali rimaneggiamenti a livello drammaturgico e partiture musicali su misura. Si esamina qui in particolare l’adattamento di Nicolino Grimaldi per l’allestimento del 1712 al Queen’s Theatre di Londra, a noi noto grazie alla stampa dell’editore John Walsh.

Elena Zilotti indaga proficuamente il fallimento scenico del Prigioniero, commedia di Francesco Albergati Capacelli rappresentata il 3 luglio 1773 dalla compagnia di Antonio Sacco, così ricca di didascalie e dettagli da complicarne l’allestimento e il lavoro dei comici. Dopo la vittoria riportata al Concorso Teatrale di Parma dello stesso anno, l’infelice esito del Prigioniero sulle scene conferma una volta di più la distanza tra la pratica teatrale di una compagnia eccellente seppur legata alla tradizione dell’Arte e una drammaturgia ambiziosa ma intimamente riferita a una produzione cortigiana e intellettuale.

Nella sezione dedicata alle Rassegne, Emanuela Chichiriccò ripercorre la vicenda editoriale del Teatro comico all’osteria del Pellegrino di Carlo Gozzi, luogo privilegiato della satira nei confronti del rivale Carlo Goldoni, opera curiosamente pubblicata solo dopo quarant’anni di circolazione manoscritta.

Chiudono il volume i preziosi apparati della Bibliografia goldoniana, a cura di Sandro Frizziero, e dell’Indice dei nomi e delle opere.


di Lorenzo Galletti


La copertina

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