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L'avventura, a. IV, n. 2, 2018


134 pp., euro 31,00

Il nuovo numero della rivista internazionale edita dal Mulino si contraddistingue per un ricco assortimento di contributi in lingua italiana e in inglese. Come consuetudine, il volume si articola in cinque sezioni, ognuna incentrata su un particolare aspetto dei film and media studies in relazione alla cinematografia italiana.

La sezione Forme, stili, figure si apre con un contributo di Martina Zanco sulla novellizzazione di Robert Alley per Ultimo tango a Parigi di Bertolucci (1972). Se ne sottolinea la complessità a fronte della etichetta di sottoprodotto culturale in passato spesso attribuita al romanzo-film. In particolare, Zanco evidenzia come il testo letterario abbia saputo fare da contraltare alla pellicola (soprattutto nella sua versione europea censurata), «esaltandone e regolarizzandone il potere liberatorio» (p. 216).

Esaminando nel dettaglio le sette versioni di Le cose belle di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno (2014), Clizia Centorrino investiga sul concetto di aesthetics of becoming declinato nella produzione documentaristica italiana e contemporanea. La studiosa si ispira alle tesi sulla durée di Bergson e alla loro applicazione deleuziana per mettere in luce una concezione dell’opera filmica come oggetto in divenire, suscettibile di continue variazioni.

Per la sezione Spettatori, Gabriele Landrini analizza tre importanti esempi di cineromanzo italiano, accomunati dall’esperienza di Franco Bozzesi come creative director. Il contributo verte prima sulla struttura e sull’evoluzione tematica delle stringhe di fumetti, per poi focalizzarsi sull’apparato iconografico. In conclusione si propone una rivalutazione dei cineromanzi in quanto «primi embrionali processi di ripensamento e archiviazione del prodotto cinematografico» (pp. 254-255).

Simone Dotto apre Archivio con un’analisi sulla geografie translocative nei dischi parlati della produzione italo-americana tra il 1917 e il 1930. Il contributo si caratterizza per un approccio innovativo che si distanzia dagli aspetti musicologici a favore di quelli mediali, per dimostrare come la retorica adottata porti gli ascoltatori a sviluppare un concetto di patria «re-inventata» (p. 257). Amedeo d’Adamo riassume le osservazioni e i risultati ottenuti da un progetto di ricerca sulla ricostruzione della unsteadycam, macchina da presa progettata nel 1928 da Blasetti e Cauda. Sebbene mai realizzato, tale apparecchio rappresenta un interessante caso di studio in quanto diretto antesignano della steadicam. Prestando particolare attenzione alle problematiche tecniche, d’Adamo indaga con un approccio fenomenologico questo unicum nel contesto dell’evoluzione delle tecnologie di ripresa. La figura del “comandante” De Robertis è al centro del lavoro di Alberto Anile, che attraverso nuove testimonianze e inediti documenti ricostruisce il periodo di prigionia del regista e l’influenza di questa esperienza sul suo unico film veneziano, La vita semplice (1946).

In Differenze, Marco Giargiulo traccia un parallelo tra l’esperienza neorealista e alcune forme di realismo contemporaneo, in particolare nelle opere di Claudio Caligari e Matteo Garrone. Mediante un’attenta e dettagliata analisi del ruolo del linguaggio, si sottolinea come il nuovo cinema italiano offra «a new interpretation of the complex Italian urban space, its multiculturalism and multilingualism» (pp. 322-323).

Conclude il volume la sezione Camera con un’accurata riflessione di Angelo Pietro Desole sulla fotografia di paesaggio in relazione alla rappresentazione del silenzio. Tre sono i fotografi presi in esame: Luigi Ghirri con i suoi spazi urbani, Robert Adams con il valore elegiaco della quiete, Ursula Schulz-Dornburg con i suoi scatti tra città e natura.



di Matteo Citrini


La copertina

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