Lilla Brignone. Una vita a teatro è la prima monografia dedicata allattrice romana (1913-1984). Figlia darte del regista cinematografico Guido Brignone, nipote della ben più nota Mercedes Brignone, è da considerarsi tra le più importanti interpreti del teatro italiano del secondo dopoguerra.
La Prefazione, appassionata, porta la firma del regista Giancarlo Sepe, che ha collaborato con Lilla Brignone negli ultimi anni della sua vita. Il volume è organizzato in trenta capitoli ordinati cronologicamente. Le tappe salienti della biografia dellattrice sono scandite da incontri importanti: da quello con lattore Gianni Santuccio (1942-1955, ma torneranno a collaborare à più riprese fino agli anni Settanta), partner di scena e di vita, alla storica collaborazione con Paolo Grassi e Giorgio Strehler al Piccolo di Milano (1947-1953), sino al rapporto professionale e damicizia con Luchino Visconti (1955-1958). Completano il volume i contributi Brignone e Williams: le nostre anime separate sotto lo sguardo dellangelo di pietra di Franco DAlessandro, Lilla Brignone nella prova più difficile della sua straordinaria carriera di attrice di Andrea Bisicchia e il ricordo di Mario Mattia Giorgetti, direttore della rivista teatrale «Sipario».
È un racconto polifonico, quello proposto da Chiara Ricci, attraverso le voci di chi ha conosciuto o ha avuto modo di apprezzare la grande attrice nellarco della sua intensa carriera. Cronache e interviste ne ricostruiscono la biografia artistica privilegiando lattività teatrale e riservando alle esperienze televisive e cinematografiche due brevi, proficui capitoli in coda al volume.
Il libro, denso di valenze emotive e psicologiche, delinea un ritratto più di donna che dattrice. Molto si parla degli aspetti privati, oggetto di interpretazioni di carattere antropologico che lasciano a fine lettura la sensazione di aver soltanto assaporato una storia che meriterebbe unindagine storico-filologica più accurata.
Se limpianto narrativo si fonda sulle numerosissime interviste edite e inedite che “raccontano” Brignone soprattutto dal punto di vista umano, modesto è lapporto documentale (qualche fotografia, una lettera e brevi accenni ai copioni conservati presso il Museo Biblioteca dellAttore di Genova nel fondo “Lilla Brignone”). Inoltre, manca un puntuale corredo di note.
Il regesto invece è ben organizzato e registra testimonianze dirette sulla recitazione e sulla personalità dellartista (inquinato però da troppi refusi): un racconto corale non solo per addetti ai lavori, sulle tracce che lattrice ha lasciato a chi ha avuto la fortuna di incontrarla, anche solo per unoccasione.
di Giulia Bravi
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