È difficile trovare un volume che in poche pagine riesca a
offrire un così vasto numero di spunti su molteplici campi della conoscenza.
Una vastità che non concerne soltanto la varietà dei concetti espressi, ma
anche un arco cronologico di lunga durata e una vastissima area geografica. Tuttavia
La via della seta, opera congiunta di Franco Cardini e Alessandro
Vanoli edita dal Mulino, non pecca di superficialità. La capacità di
sintesi si coniuga con la meticolosità scientifica. Si pensi alla ricca
bibliografia che correda ciascun capitolo.
Lunico aspetto spiazzante, ma non per questo negativo, è
che del commercio in sé si parli molto meno di quanto ci si aspetterebbe da un
testo intitolato alla celeberrima “via” commerciale. Il principale obiettivo degli
autori è quello di raccontare «gli ambienti e gli uomini» (p. 13) ancor prima che
gli aspetti puramente economici e mercantili. Si dimostra, inoltre, come sia più
giusto parlare di un fascio di strade capillarmente distese su una moltitudine
di territori toccati da altrettanti popoli, in tutte le direzioni possibili e
immaginabili, piuttosto che di una via tanto romanticamente quanto erroneamente
sognata, con un inizio e una fine posti agli estremi del mondo conosciuto.
I primi quattro capitoli descrivono i costumi e le credenze
dei popoli nomadi e stanziali di un territorio sconfinato, nonché ripercorrono lantichità
greco-persiana, lalba dellimpero cinese, gli sviluppi della Transoxiana, la diffusione
del buddhismo e del suo legame con il commercio.
Il quinto capitolo analizza lo stato dei vari porti del
Mediterraneo e i percorsi marittimi della via della seta. Non solo: le
vicissitudini di Costantinopoli e la crescita esponenziale degli scambi con
Bisanzio a partire dal V secolo. La crescente diffusione del cristianesimo e il
delinearsi di un mondo vastissimo ma raggiungibile. Forse molto più
raggiungibile di quello attuale, a dispetto dei primordiali e talora
inesistenti mezzi di trasporto.
I tre capitoli centrali (dal sesto allottavo) tracciano lingresso
dellIslam nella storia (fine VII-inizio VIII secolo): la sua rapida
affermazione e il suo forte legame con il commercio. Si ripercorrono i primi secoli
del secondo millennio caratterizzati dalla crescente richiesta delle spezie, dallimportante
contributo della lingua neopersiana al commercio, dalla nuova centralità del
potere perseguita dal califfato di Baghdad e dal suo controllo sulla moneta, sulla
rete di città e di vie carovaniere. Un costante movimento di persone e merci che
favorì un continuo flusso delle conoscenze: basti pensare ad Avicenna e
al suo Canone di medicina (fine X secolo) o alla riscoperta di Platone e di Aristotele nella teorizzazione della Città virtuosa di Farabì
(inizio XI secolo).
Si parla inoltre delle rotte del commercio islamico sia fra
il Mediterraneo e loceano Indiano sia in direzione della Cina; dei principali
porti del Golfo Persico (come Hormuz) e della storia del pepe. E vi è spazio,
in queste pagine, anche per limmaginario popolare e fantastico delle
meravigliose narrazioni orientali, con riferimenti alle gesta di Sindbad e ai
racconti delle Mille e una notte. Si passa poi alla via della seta al
tempo delle crociate; alla Palermo fatimida, alla crescente importanza di
Venezia e allaffermarsi di nuove città marinare come Pisa e Genova.
Si ripercorre poi (capitoli IX, X e XI) la storia dei
popoli nomadi dellAsia e delle loro invasioni a partire dalle vicende
dei turcomanni e dei Selgiuchidi fino a Temujin (passato alla storia
come Genghiz Khan) e alla strategica avanzata mongola. Si analizzano il dominio
Ghaznavide nei territori corrispondenti
allattuale Afghanistan e nella Persia occidentale, le vicende degli Assassini
di Alamut e di come tutto ciò abbia condizionato le rotte del commercio. Si
accenna poi alla vita e ai viaggi del veneziano Marco Polo soffermandosi sul lusso e le ricchezze
della via della seta nellEuropa medievale. Senza dimenticare le credenze circa
gli effetti curativi delle pietre rare e come lOriente fosse considerato la
porta di ogni possibile bene prezioso.
Nei capitoli XII, XIII e XIV si offre al lettore un
dettagliato resoconto circa la momentanea battuta darresto degli scambi «di
fronte alle trasformazioni ambientali, politiche ed economiche che lAsia
cominciò a vivere a partire dal XIV secolo» (p. 251). Vengono descritti i principali
tratti marittimi degli imperi asiatici. Si analizzano la spinta prorompente dellEuropa, in grado di
cambiare gli equilibri precedenti, la caduta di Costantinopoli e lavanzamento
dellIslam ottomano. La fondamentale scoperta delle Americhe determina il punto
di non ritorno nella definizione degli equilibri del commercio globale. Mentre fra
XVI e XVII secolo si sviluppa un espansionismo non solo europeo, con le grandi
potenze asiatiche che cercano di estendere il loro dominio in tutte le
direzioni: lImpero Ottomano, lIran dei Safavidi, il giovane Impero russo,
lavanzata dellImpero Moghul, ecc.
Il capitolo seguente illustra la “rivoluzione globale”
innescata dalle nuove scoperte geografiche. Nascono mappe sempre più
dettagliate e le le rotte commerciali aumentano esponenzialmente. Si affacciano
sullo scenario nuove potenze economiche come quella olandese mentre cresce il
numero degli esploratori e degli avventurieri occidentali in Oriente.
Lultimo
capitolo si concentra sul colonialismo europeo in Asia dalla metà del Seicento
alle soglie della prima guerra mondiale: dalla Siberia divenuta totalmente russa
alla storia dei Romanov e della loro avanzata nella Persia settentrionale, ai
conflitti di costoro con limpero ottomano e con la Cina. Gli scontri di
questultima con gli inglesi, le guerre delloppio, la cessione di Hong Kong e
«lerosione dellAsia meridionale da parte delle potenze colonialiste europee»
(p. 319). La crisi e la caduta di importanti imperi come quello safavide, la
successiva fase di turbolenza fino allavvento dei Qajar nel 1794 e i primi “semi”
dellAfghanistan moderno. Si accenna, infine, alle figure di importanti
diplomatici-esploratori occidentali come Burkhardt, Burton, Hodges
e Forster e alle dimensioni sempre più “ridotte” del continente
eurasiatico, grazie ai nuovi, fondamentali collegamenti ferroviari.
Un ultimo sguardo si rivolge al presente: la Cina è più
potente che mai, la Russia non dà segni di debolezza e gli Stati Uniti hanno
ancora la voce più forte. Un «gioco a tre» dal quale lEuropa pare esclusa,
anche se non in maniera definitiva. In tale scenario, altre grandi nazioni del vicino
e lontano Oriente reclamano a gran voce il loro ruolo sulla scena delleconomia
globale e, ancora una volta, le vie della seta sono percorse in tutte le
direzioni.
di Mani Naeimi
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