Bellissimo
libro, questo pubblicato da Simone
Bartolini (attualmente cartografo presso la Direzione Geodetica
dellIstituto Geografico Militare di Firenze) per le Edizioni Polistampa.
Corredato da un ricco, efficace apparato di immagini fotografiche e di disegni,
in parte repertoriati dallo stesso autore, il “catalogo”, sapientemente e
attentamente commentato, censisce e recensisce il patrimonio artistico
conservato in numerosi edifici religiosi della Toscana di età romanica. Fondamentali
– come sottolineato nella Presentazione
di Giuseppina Carla Romby – la
considerazione e la sottolineatura della «connessione stretta tra la
costruzione ecclesiastica e lintorno, nelle qualità morfologiche,
naturalistiche e più generalmente ambientali che hanno avuto parte determinante
nellatto fondativo» (p. 9). Gli edifici esaminati ed attentamente analizzati
sono trecentoottantatré «distribuiti nelle diverse diocesi toscane e ubicati in
aree agresti come allinterno degli agglomerati urbani» (p. 10).
Lautore
ha opportunamente valorizzato limportanza primaria del fattore luministico nella
progettazione degli edifici. La collocazione di questi in rapporto alle
traiettorie stagionali del sole è diversamente ma sempre sapientemente studiata
per valorizzare i tratti figurali e architettonici nella loro funzione di “trasmettitori”
dei valori simbolici della religione cristiana. A questo scopo – avverte Bartolini
– «le schede finali [del libro], relative alle quarantaquattro chiese romaniche
presentate, riportano le illuminazioni più significative tra quelle riscontrate
e sono corredate da una mappa con lubicazione di tutte le chiese» schedate (p.
14).
Ai
rapporti fra il pensiero romanico e ledilizia religiosa sono dedicate
considerazioni interessanti. Si pensi al
rapporto tra la pratica costruttiva e i valori dello spirito monastico; un
rapporto che trascende il tempo e il luogo materiale della realizzazione (p.
23). Di qui muove lanalisi delle raffigurazioni pittoriche e delle sculture
tese a «rappresentare luniverso in piccolo» e realizzate in modo da essere «comprensibili
a tutto il popolo di Dio», provocandone «lelevazione spirituale» (p. 32). Alla
medesima funzione partecipa «lannullamento del tempo» che si produce con il
solstizio dinverno (p. 46). Su questo tema il lavoro di Bartolini torna a
proposito delle datazioni del concepimento di Cristo e della festa dedicata a
San Giovanni: «come il sole illumina la terra, così Cristo illumina le
coscienze di tutte le genti» (p. 55).
Ma
la sezione più interessante ai fini dei nostri studi sullo spazio e i luoghi
dello spettacolo e del rito si trova a partire da p. 61, laddove si comincia a
parlare della «costruzione del tempio di Dio»:
un tempio (la chiesa di epoca altomedievale) costruito a immagine dellordine
cosmico. Bartolini dedica unattenta analisi alla dinamica della luce solare
rispetto agli altari, alle monofore delle absidi quali rappresentazioni di
Cristo sole e luce del mondo; daltra parte, una valenza opposta e altrettanto
simbolica era quella relativa alla cripta come luogo significante gli inferi.
Considerazioni altrettanto utili sono dedicate al rapporto di queste strutture
funzionali (architettoniche e luministiche) con i ritmi della vita materiale e
quotidiana: come le messe celebrate al mattino per consentire lo svolgimento
della giornata lavorativa che (ahimè) cominciava allalba e finiva al tramonto.
Il libro collega poi lanalisi dei rapporti fra ledificio religioso e le sue
luci a una più estesa significazione che – attraverso lorientamento degli
edifici – si rivolge anche alla sfera celeste. Del resto questi «canoni di
orientazione venivano applicati sia agli edifici di culto più importanti che
alle piccole chiese e pievi di campagna» (p. 95).
Opportunamente
Giuseppina Carla Romby così conclude la sua Presentazione
a questo bel lavoro di Bartolini: «se ogni luogo ha il suo sole, ogni
chiesa si struttura in modo da sottolineare la propria natura di intermediario
fra terra e cielo, e ciò attraverso una intercettazione della luce solare tale
da rivelare dettagli architettonici e decorativi, sottolineare qualità
cromatiche ed infine unirsi allofficiante per aprire le “porte del cielo”» (p.
11). Il volume si segnala
inoltre per la ricchezza dellapparato iconografico dedicato a planimetrie e
fotografie relative alle Diocesi toscane.
di Siro Ferrone
|