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Simone Bartolini

Le porte del cielo. Percorsi di luce nelle chiese romaniche toscane


Firenze, Polistampa, 2017, 230 pp., euro 25,00
ISBN 978-88-596-1721-1

Bellissimo libro, questo pubblicato da Simone Bartolini (attualmente cartografo presso la Direzione Geodetica dell’Istituto Geografico Militare di Firenze) per le Edizioni Polistampa. Corredato da un ricco, efficace apparato di immagini fotografiche e di disegni, in parte repertoriati dallo stesso autore, il “catalogo”, sapientemente e attentamente commentato, censisce e recensisce il patrimonio artistico conservato in numerosi edifici religiosi della Toscana di età romanica. Fondamentali – come sottolineato nella Presentazione di Giuseppina Carla Romby – la considerazione e la sottolineatura della «connessione stretta tra la costruzione ecclesiastica e l’intorno, nelle qualità morfologiche, naturalistiche e più generalmente ambientali che hanno avuto parte determinante nell’atto fondativo» (p. 9). Gli edifici esaminati ed attentamente analizzati sono trecentoottantatré «distribuiti nelle diverse diocesi toscane e ubicati in aree agresti come all’interno degli agglomerati urbani» (p. 10). 

L’autore ha opportunamente valorizzato l’importanza primaria del fattore luministico nella progettazione degli edifici. La collocazione di questi in rapporto alle traiettorie stagionali del sole è diversamente ma sempre sapientemente studiata per valorizzare i tratti figurali e architettonici nella loro funzione di “trasmettitori” dei valori simbolici della religione cristiana. A questo scopo – avverte Bartolini – «le schede finali [del libro], relative alle quarantaquattro chiese romaniche presentate, riportano le illuminazioni più significative tra quelle riscontrate e sono corredate da una mappa con l’ubicazione di tutte le chiese» schedate (p. 14). 

Ai rapporti fra il pensiero romanico e l’edilizia religiosa sono dedicate considerazioni interessanti. Si pensi al rapporto tra la pratica costruttiva e i valori dello spirito monastico; un rapporto che trascende il tempo e il luogo materiale della realizzazione (p. 23). Di qui muove l’analisi delle raffigurazioni pittoriche e delle sculture tese a «rappresentare l’universo in piccolo» e realizzate in modo da essere «comprensibili a tutto il popolo di Dio», provocandone «l’elevazione spirituale» (p. 32). Alla medesima funzione partecipa «l’annullamento del tempo» che si produce con il solstizio d’inverno (p. 46). Su questo tema il lavoro di Bartolini torna a proposito delle datazioni del concepimento di Cristo e della festa dedicata a San Giovanni: «come il sole illumina la terra, così Cristo illumina le coscienze di tutte le genti» (p. 55). 

Ma la sezione più interessante ai fini dei nostri studi sullo spazio e i luoghi dello spettacolo e del rito si trova a partire da p. 61, laddove si comincia a parlare della «costruzione del tempio di Dio»: un tempio (la chiesa di epoca altomedievale) costruito a immagine dell’ordine cosmico. Bartolini dedica un’attenta analisi alla dinamica della luce solare rispetto agli altari, alle monofore delle absidi quali rappresentazioni di Cristo sole e luce del mondo; d’altra parte, una valenza opposta e altrettanto simbolica era quella relativa alla cripta come luogo significante gli inferi. Considerazioni altrettanto utili sono dedicate al rapporto di queste strutture funzionali (architettoniche e luministiche) con i ritmi della vita materiale e quotidiana: come le messe celebrate al mattino per consentire lo svolgimento della giornata lavorativa che (ahimè) cominciava all’alba e finiva al tramonto. Il libro collega poi l’analisi dei rapporti fra l’edificio religioso e le sue luci a una più estesa significazione che – attraverso l’orientamento degli edifici – si rivolge anche alla sfera celeste. Del resto questi «canoni di orientazione venivano applicati sia agli edifici di culto più importanti che alle piccole chiese e pievi di campagna» (p. 95). 

Opportunamente Giuseppina Carla Romby così conclude la sua Presentazione a questo bel lavoro di Bartolini: «se ogni luogo ha il suo sole, ogni chiesa si struttura in modo da sottolineare la propria natura di intermediario fra terra e cielo, e ciò attraverso una intercettazione della luce solare tale da rivelare dettagli architettonici e decorativi, sottolineare qualità cromatiche ed infine unirsi all’officiante per aprire le “porte del cielo”» (p. 11). 

Il volume si segnala inoltre per la ricchezza dell’apparato iconografico dedicato a planimetrie e fotografie relative alle Diocesi toscane.



di Siro Ferrone


La copertina

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