Questo numero di «Theaterheute» si apre con la consueta sezioneAufführungenin cui si leggono le recensioni degli spettacoli più interessanti realizzati in chiusura della scorsa stagione nei teatri dei paesi di lingua tedesca.
Si inizia con lo schilleriano Don Karlos allestito al Residenztheater di Monaco da Martin Kušej che ha proposto una regia fedele al testo dimostrando particolare attenzione al contrasto tra amore e ragione di stato. Convincenti le prove di Thomas Lettow, Marcel Heuperman, Wolfram Rupperti. Nei Kammerspiele della città bavarese Marta Górnicka ha curato la regia del suo Jedem das Seine, testo corale per soli personaggi femminili che si concentra sulla visione sessista e patriarcale di matrice fascista, non trascurando amare allusioni al nostro presente. Allo Schauspiel di Stoccarda Sebastian Baumgarten ha trasferito sul palcoscenico la riduzione teatrale di SalomèdiOscar Wildeelaborata da Einar Schleef sotto forma di tenebroso oratorio. Tra gli attori si sono distinti Julischka Eichel, Horst Kotterba, Sebastian Röhrle e Paul Grill.
Il dramma migratorio di ieri e di oggi è il tema condiviso da due spettacoli piuttosto interessanti. Angst essen Seele auf, per la regia di Nuran David Calis (produzione Schauspiel di Lipsia), attualizza il tema della xenofobia affrontato nellomonimo film di Rainer Werner Fassbinder (1974) raccontando la storia sentimentale tra la sessantenne Emmi, donna delle pulizie, e il giovane lavoratore extracomunitario Salem, rispettivamente interpretati da Bettina Schmidt e da Roman Kanonik. Il Gorki Theater di Berlino ha prodotto lallestimento di Lö Grand Bal Almanya di Nurkan Erpulat in cui il mondo islamico si confronta con i pregiudizi del mondo occidentale. La compagnia, diretta dallo stesso Erpulat, è composta da attori tedeschi, turchi e croati tra i quali Tanju Girisken, Sesede Terziyan, Mehmet Yilmaz e Katharina Koch.
Lincontro tra il mito e la storia caratterizza limpianto narrativo di tre novità. In Sieben Geister Sören Hornung ha affidato alla regista Laura Linnenbaum il dramma di una famiglia tedesca nel 1945: portato in scena allo Schauspiel di Chemnitz, con adeguate competenze espressive, da Christian Ruth, Horst Damm e Magda Decker. I protagonisti di Der Westen di Konstantin Küspert sono Lucky Luke, Superman e Dagobert Duck impegnati in eroiche azioni per evitare la catastrofe del mondo occidentale. La regia dello spettacolo, che ha debuttato al Theater di Bamberg, porta la firma di Sibylle Broll-Pape. Tra gli attori principali Anna Döing, Bertram Maxim Gärtner, Stefan Hartmann, Daniel Seniuke e Paul Maximilian Pira. Il testo è pubblicato in versione integrale nelle pagine Das Stück di questo numero della rivista. Si proietta in un mondo fantastico e futuribile Mars di Marius von Mayenburg, anche regista dellallestimento allo Schauspiel di Francoforte interpretato da Torsten Flassig, Nils Kreutinger, André Meyer, Michael Schütz e Luana Velis.
In Das Gespräch si leggono le interviste a Haiko Pfost, nuovo direttore artistico del festival Impulse, e a Christoph Gurk, dramaturg dei Kammerspiele di Monaco. Oggetto di analisi le ricadute, positive e negative, della promozione di gruppi indipendenti da parte dei teatri pubblici. Entrambi gli intervistati offrono una valutazione generalmente positiva in termini artistici e produttivi di questo nuovo rapporto che sta maturando allinterno della scena tedesca.
Le pagine di Akteure ospitano i profili di tre personaggi dello spettacolo. Il primo è dedicato a Tucké Royale, artista che nel 2011, presentando la sua omonima performance, si era definito «Pseudo-Hermaphroditen» (p. 26) alludendo al gioco dei continui travestimenti estetici e linguistici praticato nelle sue fortunate esibizioni al Gorkij Theater di Berlino. Ripercorrendo la propria carriera, Royale ricorda tra i tanti spettacoli Mit Dolores habst ihr nicht gerechnet e Peter im Tierpark di Harald Hackenbeck. Si prosegue con Karin Henkel regista attiva dagli anni Novanta quando matura le prime esperienze al Burgtheater di Vienna. Affermatasi nel 2009 con Glaube, Liebe, Hoffnung di Ödön von Horváth allo Schauspielhaus di Amburgo e il cechoviano Drei Schwestern allo Schauspielhaus di Francoforte nel 2012 firma la regia di Der Idiot di Dostoevskij per lo Schauspiel di Colonia. I suoi personaggi sono caratterizzati da realismo e da ingredienti grotteschi: così nellultimo e acclamato Rom, originale collage delle tragedie shakespeariane ambientato a Roma. Il terzo profilo è dedicato a Kay Voges, intendente dello Schauspiel di Dortmund a partire dalla stagione 2010-2011. Inizialmente attivo in campo cinematografico, poi come assistente alla regia allo Schauspiel di Oberhausen, si è qualificato come regista in allestimenti di qualità come Der Meister und Margarita da Bulgakov (2012) e Die Borderline Prozession dello stesso Voges presentato ai Berliner Theatertreffen del 2017.
In Nachruf si legge la laudatio scritta dal dramaturg Hermann Beil in occasione della scomparsa di Karl-Ernst Herrmann (1936-2018) affermato scenografo e costumista che ha collaborato conPeter Stein, Peter Zadek, Claus Peymann, Luc Bondy.
In International si approfondiscono le linee culturali di Wajdi Mouawad nuovo direttore del parigino Théâtrede la Colline, nonché autore dellapprezzato Notre Innocence affidato allinterpretazione di una compagnia di giovani attori. Infine merita attenzione lallestimento di 1993 di Aurélien Bellanger da parte di Julien Gosselin con il Groupe 43 al Nationaltheater di Strasburgo: una critica amara e tagliente alla civiltà occidentale che usa come pretesto narrativo linaugurazione dellEurotunnel tra Calais e Folkestone (1993).
di Massimo Bertoldi
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