In apertura di questo numero primaverile di «Theaterheute»
si legge un interessante articolo (#MeToo-Debatte) che contiene un dibattito al quale partecipano tre attrici
di generazioni diverse:
Hildegard
Schmahl (1940), Judith Rosmair (1967) e Julia Riedler (1990). Il tema di base è
la condizione professionale della donna nella compagnia teatrale in parallelo
allanalisi dei cambiamenti subentrati nella struttura organizzativa del
sistema tedesco degli ultimi cinquantanni.
Aufführungen, lo spazio editoriale che registra le
recensioni degli spettacoli più importanti dei paesi di lingua tedesca, concentra
lattenzione in primo luogo sullo Schauspiel di Amburgo dove Frank Castorf
ha affrontato Der haarige Affe (The Hairy Ape) di Eugene ONeill
arricchito dalle citazioni di altre commedie dello scrittore americano e da estratti
di opere di Arthur Rimbaud e Max Stirner. Una rappresentazione
cruda e realistica della lotta di classe legata alle contraddizioni
dellidentità politica ben interpretata da Charly Hübner, Samuel
Weiss, Josef Ostendorf, Michael Weber, Abdoul Kader Traoré.
Al
Thalia Theater della stessa città il pubblico ha applaudito lo shakespeariano Der Sturm (The Tempest) secondo la versione scenica di Jette Steckel
impreziosita dalle canzoni di Leonard Cohen. I personaggi principali,
trasferiti nella nostra contemporaneità, sono stati resi in scena con toni cupi
e bruschi da Jan Plewka, Mirco Kreibich, André Szymanski, Marie
Löcker. Ersan Mondtag ha curato la regia di Das Internat di Alexander Kerlin
e Matthias Seie, spettacolo ambientato in un collegio frequentato da un
gruppo di giovani che vivono proiezioni oniriche di solidarietà e rivolta, di guerra
e pace. Das große Heft, ricavato dallomonimo
romanzo di Agota Kristof, è stato allestito da Ulrich Rasche sul
palcoscenico dello Schauspiel di Dresda.
Proposte
piuttosto interessanti emergono anche dalla scena berlinese. Il Deutsches
Theater ha iscritto nel programma delle proprie produzioni Sommergäste di Maxim Gorki per la regia di Daniela
Löffner che ha seguito con rigore filologico le pieghe narrative del dramma
portando alla luce psicologie e caratteri dei vari personaggi affidati alle
competenze espressive di Andreas Pietschmann, Frank Seppeler, Maike
Knirsch, Nikolay Sidorenko, Cristoph Franken e Caner Sunar.
Un taglio circense con gli attori trasformati in clown che alludono alla
cosiddetta Primavera araba costituisce la cifra stilistica elaborata da Sebastian
Nübling per la rappresentazione di Hamletmaschine
di Heiner Müller in visione al Gorki Theater con linterpretazione di Hussein
Al Shatheli, Karim Daoud e Mazen Aljubbeh.
Effetti
e linguaggi figurativi propri della cultura punk rock sono il serbatoio dal
quale ha attinto Ivica Buljan per lallestimento di Der Balkon di Jean Genet al Residenztheater di Monaco con Juliane
Köhler e Nils Strunk applauditi protagonisti per la forza gestuale e
la delicatezza espressiva con cui si sono rapportati alla poetica del
drammaturgo francese. Situazioni poco rassicuranti, tensioni tra i personaggi,
lunghi silenzi hanno accompagnato Ein
Volksfeind di Henrik Ibsen, dramma sapientemente attualizzato da Mateja
Koležniks con il contributo di pregevoli attori quali Lilith Häßle, Bijan
Zamani, Thomas Schmauser, Katharina Pichler e Thomas Huber.
In Neue Stücke si leggono le segnalazioni
di allestimenti relativi a testi inediti firmati da scrittori tedeschi
contemporanei. Si inizia con Gutmenschen
di Yael Ronen in cui si riflette sulla questione dei profughi e della
domanda dasilo. Guidati dalla attenta regia della stessa autrice si sono mossi
con efficacia espressiva sul palcoscenico del Volkstheater di Vienna Sebastian
Klein, Katharina Klar, Knut Berger e Birgit Stöger. Il
Residenztheater di Monaco ha portato in scena Philipp Lahm, commedia di
Michel Decar dedicata al celebre calciatore del Bayern München
interpretato da Gunther Eckes nella
sua dimensione domestica e quotidiana. Di pregevole fattura artistica la
messinscena di Jedermann (stirbt) di Ferdinand
Schmalz che riscrive il celebre dramma di Hugo von Hofmannsthal in
chiave contemporanea trasformando il protagonista in un uomo daffari forte e
impenitente. La regia dello spettacolo presentato al Burgtheater di Vienna
spetta a Stefan Bachmann mentre tra gli interpreti si riconoscono Markus
Hering, Oliver Stokowski, Mavie Hörbiger, Katharina Lorenz,
Elisabeth Augustin e Sebastian Wendelin. Lintrigante testo di
Schmalz è pubblicato in versione integrale in Das Stück di questo numero della rivista berlinese.
In Berlinale si legge una riflessione sulla
presenza di diversi attori teatrali nei film dellultima edizione della celebre
rassegna cinematografica: Sandra Hüller e Franz Rogowski in In den Gängen di Thomas Stuber; Paula
Beer in Transit di Christian
Petzold; Anna Segher, Marie Bäumer e Birgit Minichmayr in 3 Tage in Quiberon di Emily Atef
e Victoria Schulz e Daniel Zillmann in Rückenwind von vorn di Philipp Eichholtz.
Le
pagine di Akteure contengono due
profili artistici. Il primo è per Eva Löbau, attrice austriaca formatasi
al Max-Reinhardt-Seminar di Vienna che divide la sua carriera tra il cinema e il
teatro indipendente dove si è fatta apprezzare in Jeff Koons di Rainald Goetz (regia di Angela Richter,
2008), in Planet Porno (2014) di Patrick
Wengenroth e nella recente performance Nächstes
Jahr in Tskaltubo. Il secondo approfondimento riguarda Susanne Zaun
e Marion Schneider, autrici di testi comici pungenti e provocatori come Mit den Beinen im bauch. Eine Nabelschau, Dreckig tanzen oder Schleiertanz bei Kellermanns e il recente Its not over until the fat lady sings oppure Der Chor im Zeitalter seiner technischen
Reproduzierbarkeit. «Theaterheute» omaggia infine Wilfried Minks,
prestigioso scenografo recentemente scomparso, con un lungo e dettagliato contributo
in cui si ripercorre la sua luminosa carriera segnata dalla collaborazione con Peter
Zadek, Luc Bondy, Dieter Dorn, Rainer Werner Fassbinder, Claus Peymann e Peter
Stein.
di Massimo Bertoldi
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