È unottima notizia per gli studiosi di storia dello spettacolo luscita della nuova collana «Commedia dellArte. Studi storici» diretta da Siro Ferrone e continuazione dell«Annuario Internazionale» edito fino al 2011. Anzitutto per laccuratezza scientifica del progetto che, nato dalla collaborazione tra Ferrone e Anna Maria Testaverde, coinvolge le Università di Bergamo, Firenze, Milano e Pavia. In secondo luogo perché si indaga con rigore la cosiddetta Commedia dellArte nella sua accezione più ampia: una “tradizione comica” fondata sul lavoro dellattore in un arco diacronico di lunga durata. Facendo così giustizia dei luoghi comuni che hanno relegato la complessa e moltiforme storia dei comici di mestiere nelle angustie di un teatrino di maschere, improvvisazioni e buffonerie. Infine, per lo scrupoloso ritorno alle fonti interpretate con rinnovata sensibilità storica e storiografica.
Ampio spazio è dedicato a studi e testimonianze inedite sulle attrici e gli attori in Europa, con una particolare attenzione alla vita materiale dei professionisti in «moto perpetuo» e alla capacità di costoro «non solo di recitare, suonare, cantare e danzare, ma anche di comporre intrecci, scenari, canovacci, ed anche musiche, essendo abili nel fabbricare costumi, scene e trucchi, tanto in intrecci e trame comiche quanto in situazioni serie, tragiche, coreutiche e musicali» (p. 7). Senza dimenticare la presenza dei comici italiani sui palcoscenici della tragedia letteraria e dellopera in musica e in contesti produttivi differenziati: piazza, corte, accademia.
Lo dimostra già questo primo numero che si apre con un intervento di Margaret Katritzky (pp. 11-31). Analizzando testi e materiali iconografici del XVI e XVII secolo, la studiosa mette in luce negli smaltati veneziani decorati con maschere di zanni e di vecchi maestri, nei tedeschi Stangengläser e nelle lavorazioni a lume raffiguranti il giocatore di morra, la compresenza di suggestioni derivate dal mondo del teatro, dal carnevale e da un immaginario culturale e festivo.
Emanuela Agostini ripercorre la presenza del bergamasco nella letteratura di area veneto-padana del Quattro e Cinquecento (pp. 33-55): presenza solo in parte giustificata dalla fama di idioma incomprensibile e rozzo adatto, nel canto come nella recitazione, alle parti più umili. Probabilmente il suo uso fu indotto anche da autori e attori provenienti dal territorio di Bergamo.
Sergio Monaldini si sofferma sulla comunità comica bolognese confermando il ruolo basilare svolto nel Seicento dalla città emiliana nellorganizzazione del mercato delle compagnie professionistiche (pp. 51-96). Se le fonti archivistiche ed epistolari testimoniano la presenza a Bologna durante la quaresima di impresari, gestori di teatri e protettori, gli atti notarili attestano la decisione di molti attori di scegliere la città felsinea come residenza, acquistando immobili e terreni e investendo in svariate attività economiche.
Fabrizio Fiaschini torna sulla drammaturgia sacra di Giovan Battista Andreini con alcune riflessioni sullAdamo del 1613 (pp. 97-123). Nella prima sacra rappresentazione del drammaturgo fiorentino è evidente lintenzione di proporre un nuovo modello di scrittura scenica basato sullibridazione tra commedia e dramma pastorale. Non solo. Lelio si muove con abilità tra lintento pedagogico dellortodossia controriformista e le suggestioni del pensiero “libertino”.
Infine, la sezione Cantieri registra ricerche in corso: lanalisi di Lucia Cappelluzzo sulla problematica Commedia Tuccia di Galileo Galilei; la trascrizione di Francesca De Gennaro di un inedito manoscritto di Guido Nannini sulla storia di Stenterello; le indagini di Giulia Sarno sullapporto della musica nelle pratiche dei comici. Mentre Emanuele De Luca illustra alcuni progetti in corso sul teatro dellArte in Francia tra XVII e XVIII secolo.
di Lorena Vallieri
|