Il
volume, a cura di Laura Gianvittorio,
fa parte della prestigiosa collana «Biblioteca dei Quaderni Urbinati di Cultura
Classica» che già in passato si è distinta per la particolare attenzione agli
aspetti performativi della poesia greca, opportunatamente contestualizzata.
Come
è noto, nellantica Grecia la mousike,
larte delle Muse, comprendeva poesia, letteratura, musica, teatro, canto e
danza. Questultima, la choreutika, aveva un ruolo importante in diversi
ambiti: sociale, rituale, pedagogico e non ultimo performativo.
Stupisce
allora che la danza greca sia stata poco indagata. Mi limito qui a citare Attractive Performances. Ancient Greek Dance
di Frederick G. Naerebout (Amsterdam,
Gieben, 1997), ancora un punto di riferimento in questo campo di studi. Nemmeno
la cosiddetta “svolta performativa”, che ha spostato lattenzione dal testo
alla performance in molte discipline, inclusi i classical studies, ha contribuito allo studio della danza antica.
Il
volume si propone di investigare specificatamente la choreutika secondo due direzioni (cui corrispondono altrettante
parti del testo): la danza intesa come elemento performativo, nonché quale oggetto
della speculazione teorica antica. Il periodo cronologico considerato va dalletà
arcaica alla fine di quella classica, dal VII al IV sec. a.C.
Nella
prima parte (Performing choral dance:
texts and contexts) la danza è dunque indagata in quanto elemento
essenziale delle arti performative greche: il teatro, la poesia corale, la
musica.
In
Moving in unison. The Greek chorus in
performance Naerebout si concentra sul coro inteso non come concetto
astratto (in questo senso le indagini sono molteplici) ma come gruppo di
danzatori che si esibisce dinanzi a un pubblico in un determinato spazio. Il
tentativo è quello di indagare il teatro in azione, pur nella consapevolezza
che le coreografie antiche sono inesorabilmente perdute.
Sul
presupposto che molpe e choreia siano intrecciate si basano i
contributi di Patrick J. Finglass e Eric Csapo. Il primo approfondisce il rapporto
tra la danza e la poesia corale del citaredo Stesicoro. Il secondo, partendo dai testi, individua il movimento circolare
dei cori euripidei. Apprezzabile in entrambi gli studi il ritorno alle fonti interpretate
con sensibilità performativa.
La
danza come compagna nelle fasi cruciali della vita (i riti di passaggio, il
matrimonio, la morte) è al centro del contributo Dance of death. Evidence about a tragic dance of mourning. Laura
Gianvittorio approfondisce questo aspetto, in particolare in alcuni stasimi dei
Persiani e dei Sette contro Tebe di Eschilo.
La
seconda parte del volume (Elements of
ancient dance theory) registra contributi non strettamente appartenenti
allambito della Storia dello spettacolo. Sono presi in considerazione testi teorici
e filosofici, soprattutto di Platone, Aristotele e Aristosseno in cui si riflette
sulla poesia e sulla musica e quindi più o meno esplicitamente anche sulla
danza.
Benché
i greci non avessero sviluppato un sistema teorico omogeno sulla danza, è nota una
quantità significativa di pensieri, termini tecnici e nozioni. Basti qui
ricordare il settimo libro delle Leggi
in cui Platone studia rigorosamente lethos
della disciplina coreutica (a questo proposito
si segnala Performance and Culture in
Platos “Law”, a cura di A.E. Peponi, Cambridge, Cambridge University
Press, 2012). Si aggiungano le Quaestiones
convivales di Plutarco e il De
saltatione di Luciano.
Il libro è originale e interdisciplinare.
Ambiti di ricerca diversi (storico, letterario, religioso, filosofico,
iconografico e performativo) si intrecciano tra di loro. La sinergia della
ricerca contribuisce alla conoscenza della choreutika
complessità.
di Diana Perego
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