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Laura Hormigón

El Ballet Romántico en el Teatro del Circo de Madrid (1842-1850)


Madrid, ADE, 2017, 568 pp., euro 23,00
ISBN 9788417189013

Sul balletto romantico nel Teatro del Circo di Madrid

La rappresentazione del repertorio coreutico romantico sulle scene dei teatri spagnoli del XIX secolo è un fenomeno poco indagato dalla storiografia autoctona di settore, più incentrata sulla restituzione del teatro aureo, dell’opera in musica, della zarzuela e delle avanguardie del primo Novecento. Un “indirizzo” scientifico che ha portato di fatto alla carenza di una tradizione bibliografica che si occupi, in area iberica, sia della ricezione filologica del modello parigino che delle trasposizioni, degli adattamenti e delle nuove produzioni.

Il libro di Laura Hormigón, già prima ballerina del Ballet Nacional di Cuba e dottore di ricerca in Musicologia presso l’Universidad Complutense della capitale spagnola, contribuisce a colmare questo vuoto scientifico indagando il mondo semisconosciuto del balletto classico a Madrid, negli anni centrali che vanno dal 1842 al 1850 sotto il regno di Isabella di Borbone. Un periodo che abbraccia sia la reggenza della madre Cristina e del generale Espartero sia il suo regno effettivo come Isabella II di Spagna. Fornendo una ricca quantità di dati relativi ai vari aspetti della produzione degli spettacoli, del mondo degli impresari e delle compagnie di ballo, il lavoro si concentra in particolare sul Teatro del Circo, le cui scene furono frequentate dai più grandi interpreti e coreografi del tempo che vi proposero i principali titoli del repertorio coevo.

Il volume si divide in due parti. La prima, prettamente storica, indaga i tratti caratteristici del balletto romantico, le tecniche coreutiche, gli autori, gli interpreti e le diverse tematiche. Il prototipo del genere, con le eventuali e successive varianti, viene inquadrato nella trasposizione per la società madrilena del tempo. A questo punto la ricerca si concentra sul Teatro del Circo: edificato nel 1834 come “coliseo” nei giardini della Plaza del Rey, trasformato in teatro nel 1840, per venire incontro al sempre più crescente interesse del pubblico cittadino, nel 1876 fu distrutto da un incendio. Di lì a pochi anni (1880), la ri-edificazione con il nome di Secundo Circo de Price o Circo de Parish lo restituì alla città come uno dei teatri più importanti, offrendo un’attività ininterrotta fino al 1970.

Dal punto di vista della produzione, gli anni centrali del primo Teatro del Circo vengono collegati alla gestione dell’impresario José de Salamanca, che nel 1844 si fa carico della conduzione rilevandola da quella poco fruttuosa del proprietario dell’edificio, Secundo Colmenares, quinto conte de Polentinos. Anni di grande vitalità, sia per la ricchezza della proposta coreutica sia per la definizione funzionale delle varie componenti istituzionali. Fra esse si ricorda l’Accademia di ballo, che presto si configura come centro di eccellenza per la formazione dei danzatori e di cui si individuano i principali maestri che si avvicendano alla sua conduzione, Federico Massaini, Jean Antoine Petipa e Antonio Appiani, e il repertorio da essi messo in scena al Teatro del Circo.

La seconda parte del libro si concentra sull’analisi di una scelta del repertorio coreutico rappresentato in tale spazio dal 1842 al 1850: quindici balletti di genere fantastico-soprannaturale oppure di tematica realistica. Per ognuno di essi l’autrice delinea un profilo storico: dalla genesi ai vari adattamenti europei (di cui molto già sappiamo); e, più pertinentemente, analizza in dettaglio gli allestimenti madrileni e le loro analogie e differenze rispetto al modello originale. Si parla della versione «poco francesa» de La Sylphide, ripresa da quella “italiana” in tre atti proposta da Filippo Taglioni al Teatro alla Scala nel 1841 e, come La Sílfide “spagnola”, messa in scena al Teatro del Circo il 10 ottobre 1842 dal coreografo Massaini e quindi ulteriormente riadattata per i gusti del pubblico. La peculiarità dell’offerta del Circo e dei suoi sistemi produttivi viene confermata dal fatto che questa versione “poco filologica” è allestita appena tre giorni dopo La Sílfida, invece molto fedele alla parigina del 1832, presentata dal maestro di ballo Victor-Claude Bartholomin sulle scene del contiguo e più istituzionale Teatro del Príncipe.

Il volume ripropone l’impianto della tesi di dottorato discussa dall’autrice nel 2016. L’opzione rende spesso difficoltosa la lettura (e la consultazione) del ricco e pregevole lavoro di ricerca, condotto con competenza scientifica. Lo stesso indice generale, e gli apparati scientifici finali, ne definiscono l’ampiezza e l’eterogeneità, proponendo un’ingente, ma a tratti disorientante, quantità di preziose informazioni e di inedite acquisizioni che non si assestano in modo organico. Comunque, il lavoro di Hormigón è un contributo documentario fondamentale per la storia della danza e concorre a stabilire una linea storiografica quasi inedita sulla ricezione e sulla fortuna del balletto romantico in Spagna, individuando nel Teatro del Circo uno dei centri propulsori del ricco panorama produttivo madrileno.


di Caterina Pagnini


La copertina

cast indice del volume


 



 
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