Sul balletto romantico nel
Teatro del Circo di Madrid La
rappresentazione del repertorio coreutico romantico sulle scene dei teatri
spagnoli del XIX secolo è un fenomeno poco indagato dalla storiografia
autoctona di settore, più incentrata sulla restituzione del teatro aureo,
dellopera in musica, della zarzuela e delle avanguardie del primo Novecento.
Un “indirizzo” scientifico che ha portato di fatto alla carenza di una
tradizione bibliografica che si occupi, in area iberica, sia della ricezione filologica
del modello parigino che delle trasposizioni, degli adattamenti e delle nuove
produzioni. Il libro di Laura
Hormigón, già prima ballerina del Ballet Nacional di Cuba e dottore di ricerca
in Musicologia presso lUniversidad Complutense della capitale spagnola,
contribuisce a colmare questo vuoto scientifico indagando il mondo
semisconosciuto del balletto classico a Madrid, negli anni centrali che vanno
dal 1842 al 1850 sotto il regno di Isabella di Borbone. Un periodo che
abbraccia sia la reggenza della madre Cristina e del generale Espartero sia il suo regno effettivo
come Isabella II di Spagna. Fornendo una ricca quantità di dati relativi
ai vari aspetti della produzione degli spettacoli, del mondo degli impresari e
delle compagnie di ballo, il lavoro si concentra in particolare sul Teatro del
Circo, le cui scene furono frequentate dai più grandi interpreti e coreografi
del tempo che vi proposero i principali titoli del repertorio coevo. Il
volume si divide in due parti. La prima, prettamente storica, indaga i tratti
caratteristici del balletto romantico, le tecniche coreutiche, gli autori, gli
interpreti e le diverse tematiche. Il prototipo del genere, con le eventuali e
successive varianti, viene inquadrato nella trasposizione per la società
madrilena del tempo. A questo punto la ricerca
si concentra sul Teatro del Circo: edificato nel 1834 come “coliseo” nei
giardini della Plaza del Rey, trasformato in teatro nel 1840, per venire
incontro al sempre più crescente interesse del pubblico cittadino, nel 1876 fu
distrutto da un incendio. Di lì a pochi anni (1880), la ri-edificazione con il
nome di Secundo Circo de Price o Circo de Parish lo restituì alla città come
uno dei teatri più importanti, offrendo unattività ininterrotta fino al 1970. Dal punto di vista della produzione, gli anni centrali del
primo Teatro del Circo vengono collegati alla gestione dellimpresario José
de Salamanca, che nel 1844 si fa carico della conduzione rilevandola da
quella poco fruttuosa del proprietario delledificio, Secundo Colmenares,
quinto conte de Polentinos. Anni di grande vitalità, sia per la ricchezza della
proposta coreutica sia per la definizione funzionale delle varie componenti
istituzionali. Fra esse si ricorda lAccademia di ballo, che presto si
configura come centro di eccellenza per la formazione dei danzatori e di cui si
individuano i principali maestri che si avvicendano alla sua conduzione, Federico
Massaini, Jean Antoine Petipa e Antonio Appiani, e il
repertorio da essi messo in scena al Teatro del Circo. La seconda parte del libro si concentra sullanalisi di una
scelta del repertorio coreutico rappresentato in tale spazio dal 1842 al 1850:
quindici balletti di genere fantastico-soprannaturale oppure di tematica realistica.
Per ognuno di essi lautrice delinea un profilo storico: dalla genesi ai vari
adattamenti europei (di cui molto già sappiamo); e, più pertinentemente,
analizza in dettaglio gli allestimenti madrileni e le loro analogie e
differenze rispetto al modello originale. Si parla della versione «poco
francesa» de La Sylphide, ripresa da quella “italiana” in tre atti
proposta da Filippo Taglioni al Teatro alla Scala nel 1841 e, come La
Sílfide “spagnola”,
messa in scena al Teatro del Circo il 10 ottobre 1842 dal coreografo Massaini e
quindi ulteriormente riadattata per i gusti del pubblico. La peculiarità
dellofferta del Circo e dei suoi sistemi produttivi viene confermata dal fatto
che questa versione “poco filologica” è allestita appena tre giorni dopo La
Sílfida, invece molto fedele alla parigina del 1832, presentata dal maestro
di ballo Victor-Claude Bartholomin sulle scene del contiguo e più
istituzionale Teatro del Príncipe. Il volume ripropone limpianto della tesi di dottorato
discussa dallautrice nel 2016. Lopzione rende spesso difficoltosa la lettura
(e la consultazione) del ricco e pregevole lavoro di ricerca, condotto con
competenza scientifica. Lo stesso indice generale, e gli apparati scientifici
finali, ne definiscono lampiezza e leterogeneità, proponendo uningente, ma a
tratti disorientante, quantità di preziose informazioni e di inedite
acquisizioni che non si assestano in modo organico. Comunque, il lavoro di
Hormigón è un contributo documentario fondamentale per la storia della danza e concorre
a stabilire una linea storiografica quasi inedita sulla ricezione e sulla
fortuna del balletto romantico in Spagna, individuando nel Teatro del Circo uno
dei centri propulsori del ricco panorama produttivo madrileno.
di Caterina Pagnini
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