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Theaterheute, 2017, Nr. 8-9 August-September


70 pp., 15 euro
ISSN 0040 5507

Questo numero doppio di «Theaterheute» si apre con un dettagliato contributo dedicato ai principali Festivals estivi realizzati nei paesi di lingua tedesca. Si inizia con la rassegna Theaterformen di Hannover, che si caratterizza per la sua dimensione internazionale e per la massiccia presenza di interpreti femminili. Tra queste spiccano Laura Uribe in Mare Nostrum, in cui si raccontano fughe ed espulsioni in Colombia; Nora Chipaumire nella movimentata performance Portrait of Myself as My Father; e Mamela Nyamza, che in De-Apart-Hate si interroga sulla reale libertà goduta dagli uomini di colore dopo l’abolizione dell’apartheid, problematica affrontata anche in Oratorium di She She Pop.

La varietà dei linguaggi e l’eterogeneità degli spazi teatrali costituiscono la carta d’identità dell’ultima edizione del Festival Theater der Welt di Amburgo. Dalle quarantaquattro produzioni distribuite in tre settimane emergono Burning Doors del Belarus Free Theatre, The Gabriels della compagnia del Public Theater New York e Blick von der Brücke di Arthur Miller del Théâtre L’Odéon di Parigi per la regia di Ivo van Hove.

Anche l’annuale appuntamento con le Wiener Festwochen, affidate alle competenze organizzative e artistiche di Thomas Zierhofer-Kin, ha proposto novità interessanti in cui la musica elettronica è legata a progetti performativi di ricerca. Non mancano spettacoli dominati da una sintassi espressiva squisitamente teatrale come Ossessione, adattamento dall’omonimo film di Luchino Visconti allestito da Ivo van Hove con Toneelgroep di Amsterdam, e The Conundrum of Imagination di Viron Erol Vert.

La sezione Aufführungen/Neue Stücke si occupa prevalentemente degli allestimenti di testi inediti contemporanei realizzati nei teatri di lingua tedesca. Ai Kammerspiele di Monaco il pubblico e la critica hanno applaudito Das Erbe di Olga Bach e Ersan Mondtag, quest’ultima anche regista dello spettacolo, abile nel dirigere pregevoli attori quali Jonas Grundner-Culemann, Wiebke Puls e Tina Keserovic. Analoghi consensi ha ricevuto Tiefer Schweb di Christoph Marthaler, che si avvale del contributo artistico di interpreti di primo piano come Jürg Kienberger, Olivia Grigolli, Walter Hess, Annette Paulmann e Stefan Merki.

La ricognizione delle novità in palcoscenico si sposta al Nationaltheater di Mannheim, dove il gruppo Signa ha proposto Das Heuvolk, installazione visionaria della durata di sei ore di cui è protagonista una misteriosa comunità religiosa americana. Oliver Frljic ha firmato la regia del suo Second Exile, testo dedicato ai fenomeni migratori e alle accoglienze disumane e violente interpretato da Jacques Malan, Enes Salkovic, Linda Begonja, Anne-Marie Lux e Fabian Raabe.

Si prosegue con la messinscena alla Schaubühne di Berlino di Peng di Marius von Mayenburg (anche impegnato nella regia), commedia con protagonista un personaggio di inarrestabile e titanica ribellione contro tutto e tutti, affidata alle competenze di Damir Avdic, Robert Beyer, Marie Burchard, Eva Meckbach, Sebastian Black e Lukas Turtur. La Volksbühne ha ospitato la produzione di Dark Star di René Polleschs, che anima una parodia fantascientifica delle missioni spaziali con evidenti allusioni all’odierna politica internazionale americana. Nel ruolo del protagonista si è distinto Martin Wuttke, affiancato da Christine Groß, Milan Peschel, Trystan Pütter.

Si rimane a Berlino e precisamente al Deutsches Theater per dare notizia di Your Very Own Double Crisis Club di Sivan Ben Yishai, autore e regista di un testo che affronta il tema migratorio contemporaneo filtrato nel genere teatro-documento, interpretato con crudo realismo da Christian Hankammer, Richard Manuelpillai, Mariann Yar. Altra interessante novità è Welches Jahr haben wir gerade? di Afsane Ehsandar, scrittore di origini iraniane che ha consegnato alla regista Mélanie Huber un copione prodotto dallo Schauspielhaus di Zurigo caratterizzato dalla progressiva perdita di identità e di lucidità mentale dei personaggi, impersonati con estro espressivo da pregevoli attori quali Sarah Gailer, Sarah Hostettler, Nicolas Rosat, Isabelle Menke. La crisi di coppia con risvolti conflittuali costituisce il fulcro narrativo di Kartonage di Yade Yasemin Önder, dramma adattato al palcoscenico del Burgtheater di Vienna da Franz-Xaver Mayr e recitato da Petra Morzé, Bernd Birkhahn e Irina Sulaver.

La sezione Das Stück è dedicata al profilo artistico di Maria Milisavljevic, scrittrice emergente cresciuta al Royal Court Theatre di Londra e poi attiva al Taragon Theatre di Toronto, autrice di testi di successo. Il suo Brandung, vincitore nel 2013 del prestigioso premio Kleist e del recente Beben, presentato in prima assoluta al Pfalztheater di Kaiserlautern (regia di Erich Sidler; con Raphael Gehrmann, Sophie Melbinger e Annette Waidmann), è pubblicato in versione integrale in questo numero di «Theaterheute».

In Kunst und Theater si legge una lucida riflessione sui legami e i confini culturali tra arte e linguaggi teatrali alla luce delle proposte presentate nell’ambito di rassegne internazionali quali la Biennale di Venezia e le esposizioni di Atene, Kassel e Münster.

Le pagine di Bilanz sono un resoconto artistico dell’attività svolta da Bernhard Stengele al Theater Altenberg di Gera dal 2013 a oggi. Emerge la sua regia innovativa e creativa come in Der Hauptmann von Köpenick di Carl Zuckmayer e in Kruso, dall’omonimo romanzo di Lutz Seiler, che lo stesso Stengele illustra qui brevemente in un’intervista in cui spiega anche i suoi principi artistici. 


di Massimo Bertoldi


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