Questo numero doppio di «Theaterheute» si apre con un dettagliato contributo dedicato ai principali
Festivals estivi realizzati nei paesi di lingua tedesca. Si inizia con la rassegna Theaterformen di
Hannover, che si caratterizza per la sua dimensione internazionale e per la massiccia presenza di
interpreti femminili. Tra queste spiccano Laura Uribe in Mare Nostrum, in cui si raccontano fughe
ed espulsioni in Colombia; Nora Chipaumire nella movimentata performance Portrait of Myself as
My Father; e Mamela Nyamza, che in De-Apart-Hate si interroga sulla reale libertà goduta dagli
uomini di colore dopo labolizione dellapartheid, problematica affrontata anche in Oratorium di
She She Pop.
La varietà dei linguaggi e leterogeneità degli spazi teatrali costituiscono la carta didentità
dellultima edizione del Festival Theater der Welt di Amburgo. Dalle quarantaquattro produzioni
distribuite in tre settimane emergono Burning Doors del Belarus Free Theatre, The Gabriels della
compagnia del Public Theater New York e Blick von der Brücke di Arthur Miller del
Théâtre LOdéon di Parigi per la regia di Ivo van Hove.
Anche lannuale appuntamento con le Wiener Festwochen, affidate alle competenze organizzative e
artistiche di Thomas Zierhofer-Kin, ha proposto novità interessanti in cui la musica elettronica è
legata a progetti performativi di ricerca. Non mancano spettacoli dominati da una sintassi espressiva
squisitamente teatrale come Ossessione, adattamento dallomonimo film di Luchino Visconti
allestito da Ivo van Hove con Toneelgroep di Amsterdam, e The Conundrum of Imagination di
Viron Erol Vert.
La sezione Aufführungen/Neue Stücke si occupa prevalentemente degli allestimenti di testi inediti
contemporanei realizzati nei teatri di lingua tedesca. Ai Kammerspiele di Monaco il pubblico e la
critica hanno applaudito Das Erbe di Olga Bach e Ersan Mondtag, questultima anche regista
dello spettacolo, abile nel dirigere pregevoli attori quali Jonas Grundner-Culemann, Wiebke Puls
e Tina Keserovic. Analoghi consensi ha ricevuto Tiefer Schweb di Christoph Marthaler, che si
avvale del contributo artistico di interpreti di primo piano come Jürg Kienberger, Olivia Grigolli,
Walter Hess, Annette Paulmann e Stefan Merki.
La ricognizione delle novità in palcoscenico si sposta al Nationaltheater di Mannheim, dove il
gruppo Signa ha proposto Das Heuvolk, installazione visionaria della durata di sei ore di cui è
protagonista una misteriosa comunità religiosa americana. Oliver Frljic ha firmato la regia del suo
Second Exile, testo dedicato ai fenomeni migratori e alle accoglienze disumane e violente
interpretato da Jacques Malan, Enes Salkovic, Linda Begonja, Anne-Marie Lux e Fabian
Raabe.
Si prosegue con la messinscena alla Schaubühne di Berlino di Peng di Marius von Mayenburg
(anche impegnato nella regia), commedia con protagonista un personaggio di inarrestabile e titanica
ribellione contro tutto e tutti, affidata alle competenze di Damir Avdic, Robert Beyer, Marie
Burchard, Eva Meckbach, Sebastian Black e Lukas Turtur. La Volksbühne ha ospitato la
produzione di Dark Star di René Polleschs, che anima una parodia fantascientifica delle missioni
spaziali con evidenti allusioni allodierna politica internazionale americana. Nel ruolo del
protagonista si è distinto Martin Wuttke, affiancato da Christine Groß, Milan Peschel, Trystan
Pütter.