Il
catalogo della mostra che qui si presenta si inserisce in un proficuo e longevo
filone di studi sui fondi di architettura del Gabinetto dei Disegni e delle
Stampe degli Uffizi. Basti pensare alle pubblicazioni legate alle esposizioni
dedicate a Bernardo Buontalenti (1968, 1998), agli edifici a pianta centrale
(1984) o, più di recente, a Bramante e
gli altri. Storia di tre codici e di un collezionista (2006), nella cui
introduzione si annunciava la volontà di indagare il corpus di disegni sangalleschi. Nellistituto fiorentino si
custodiscono sia la collezione di Francesco
da Sangallo, sia quella di Antonio
il Giovane, che comprende opere sue, degli altri membri della famiglia e di
numerosi aiutanti e collaboratori. La successiva decisione di concentrarsi
sullopera grafica di Giuliano da
Sangallo è stata incoraggiata dal maggiore interesse storiografico
dimostrato negli ultimi anni nei confronti dellarchitetto, cui è stato
dedicato nel 2012 il XXVI seminario internazionale di storia dellarchitettura
promosso dal Centro Internazionale di Studi di Architettura “Andrea Palladio”
di Vicenza e dal Kunsthistorisches Institut in Florenz Max-Planck-Institut e
nel 2014 una monografia di Sabine Frommel. Vissuto tra
gli ultimi decenni del Quattrocento e il 1516, Sangallo
fu un abile disegnatore, dotato di una raffinata cultura antiquaria. Per i
propri committenti, tra cui si annoverano Lorenzo
il Magnifico, Giulio II e Leone X, realizzò innovativi progetti
di architettura militare, religiosa e civile. Suoi alcuni fondamentali modelli
tipologici: la chiesa a pianta centrale di Santa Maria delle Carceri a Prato o
la villa medicea di Poggio a Caiano ne sono eloquente esempio. A testimonianza
del suo poliedrico profilo e dei suoi peculiari metodi tecnici e grafici
restano oggi, oltre a ventuno fogli di attribuzione certa conservati agli
Uffizi, il Taccuino senese della
Biblioteca comunale degli Intronati di Siena e il Codice Barberiniano della Biblioteca Apostolica Vaticana, che comprende
il prezioso Libro degli Archi: una suite di archi trionfali antichi delineata
su supporti di grande formato. A questi va aggiunto il modello ligneo di
Palazzo Strozzi, tra le poche testimonianze giunte sino a noi delle tecniche
progettuali dellepoca, nonché dimostrazione delle competenze di legnaiolo che
Giuliano acquisì durante la sua formazione nella bottega di Francione. Il
volume, curato da Dario Donetti, Marzia Faietti e Sabine Frommel, ha anzitutto il pregio di proporre una convincente
revisione critica di tale patrimonio. Il primo risultato è quello di aver
restituito alcuni fogli al fratello Antonio
il Vecchio, la cui figura assume un inedito spessore storico e artistico.
La rilettura, fatta in relazione alla cronologia, ai luoghi e alla committenza
dellattività progettuale di Giuliano, ne evidenzia le ricerche compositive e
le sperimentazioni tipologiche e permette di comprendere meglio la natura “graficista”
delle sue architetture composte per piani astratti, superfici rigate e inserti
figurativi. Infine, è stato recuperato un aspetto spesso trascurato dagli
studiosi: quello del disegno figurativo. Una nuova proposta di identificazione
dei soggetti iconografici ha permesso di ricomporre sotto il nome del Sangallo un
gruppo unitario di fogli distribuiti tra gli Uffizi e lAlbertina di Vienna,
rivelando un autore capace di rinnovare i sistemi narrativi desunti dallantico
e di partecipare attivamente a quella stagione che conobbe il passaggio dallimitazione
allassimilazione dellantichità.
di Lorena Vallieri
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