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Theaterheute, Nr. 6, Juni 2017


72 pp., euro 15,00
ISSN 0040 5507

Il nuovo numero di «Theaterheute» si apre con le consuete pagine di Aufführungen, che raccolgono le recensioni dei principali spettacoli di recente produzione in area tedesca. Si inizia con Grimmige Märchen, rilettura in chiave moderna della celebre fiaba dei fratelli Grimm da parte di Herbert Fritsch che sul palcoscenico dello Schauspielhaus di Zurigo adotta un registro corale e trasforma i personaggi in esseri dai tratti mostruosi interpretati da Henrike Johanna Jörissen, Elisa Plüss, Anne Ratte-Polle, Friederike Wagner, Nicolas Rosar. È uno spettacolo di denuncia spietata e crudele Mauser di Heiner Müller adattato da Oliver Frlijc per il Residenztheater di Monaco. Il regista si attiene alle potenzialità rivoluzionarie del testo per rivisitare la storia della Germania degli anni Ottanta; gli attori, che recitano in modo asciutto su un registro brechtiano, sono Christian Erdt, Nora Buzalka, Franz Pätzold, Alfred Kleinheinz e Marcel Heuperman.

Al Kammerspiele Christopher Rüping ha proposto Der erste fiese Typ, libero adattamento dall’omonimo romanzo di Miranda July, interpretato in maniera estrosa con venature comiche da Anna Drexler e Maja Beckmann. Dal cartellone del Maxim Gorki Theater di Berlino emergono due spettacoli di pregevole fattura: Winterreise, nuovo progetto di Yael Ronen, con Karim Daoud, Niels Borgmann, Ayham Majid Agha, Maryam Abu Khaled e Hussein Al Shatheli applauditi attori asiatici che raccontano il loro rapporto con la società e la cultura tedesca; mentre Falk Richter ha curato la messinscena di Verrärt con Daniel Lommatzsch nei panni del protagonista.

Si passa a Vienna e precisamente al Rabenhof Theater dove è stato allestito il dramma Ja – eh! – Beisl, Bier und Bachmannpreis, storia di ventiquattro ore di vita di una giovane donna depressa, ispirata alla figura della scrittrice Ingeborg Bachmann affidata alle competenze di Lena Kalisch affiancata da Miriam Fussenegger e Saskia Klar. Ricorre alla formula del metateatro René Pollesch nella novità Carol Reed allestita al Burgtheater con Irina Sulaver e Martin Wuttke protagonisti. Anche il Thalia Theater di Amburgo si segnala per la promozione di un’opera inedita, Das achte Leben (für Brilka) di Jette Steckel, secondo la riduzione teatrale di Nino Haratischwili che sintetizza il percorso di cinque generazioni in un delicato gioco di metafore collegate alla recente storia russa e europea.

In Das Stück è pubblicato Niemand di Ödön von Horvath, un testo dimenticato, casualmente ritrovato, in cui si intrecciano storie tormentate di sesso e amore ambientate negli anni Venti. Questa tragedia in sette quadri è stata recentemente allestita prima al Theater in der Josefstadt di Vienna con Gerti Drassl e Raphael Von Bargen impegnati ad animare le tensioni della coppia, poi al Deutsches Theater di Berlino per la regia di Dusan David Parizek.

Nelle pagine di International si parla della variegata scena londinese. Primeggia la messinscena al National Theatre di Amadeus da parte di Michael Longhurst che trasforma il capolavoro di Forman con Salieri e Mozart in un thriller moderno e assai coinvolgente anche grazie alla bella voce di Fleur de Bray accompagnata dall’orchestra diretta dal maestro Simon Slater. La Royal Court ha ospitato la prima assoluta di Nuclear War di Simon Stephens in cui domina la figura solitaria di una donna con le sue relazioni impossibili interpretata da Maureen Beattie. Nello stesso teatro si sono viste altre produzioni degne di nota: The Children di Lucy Kirkwood è una storia a sfondo ecologista in cui si denuncia il pericolo delle centrali nucleari con chiaro riferimento a Fukushima, come hanno comunicato al pubblico due brave e attente attrici come Deborah Findlay e Ron Cook. The Ferryman di Jez Butterworth, affidato alla regia di Sam Mendes, è ambientato in Irlanda del nord per raccontare il riflesso delle tensioni politiche e religiose degli anni Ottanta in un nucleo famigliare in cui dominano i personaggi domestici interpretati da Laura Donnelly, Dearbhla Molloy e Genevieve O’Reilly. Infine è doveroso segnalare la messa in scena di Romeo and Juliet al Globe per il taglio fortemente cinematografico con imponente supporto musicale conferito dalla regia di Daniel Kramer che attribuisce ai personaggi tratti da clown.

Da Londra a Mosca dove si è svolto il festival teatrale Goldene Maske, che ha visto da un lato il recupero della letteratura nazionale, come dimostrano gli allestimenti del cechoviano Iwanow da parte di Timofej Kuljabin e di Cafe Idiot che intreccia il dramma Der Idiot di Dostojevskij con Cafe Müller di Pina Bausch; dall’altro il ritorno della stagione del teatro comunista con Körper der Avantgarde di Dimitri Filippow e Das Junge Garde di Maxim Didenko e Dimitris Jegorow. Ampio spazio è stato concesso alle compagnie di giovani attori che hanno proposto spettacoli legati alla contemporaneità come Showcase in cui Aljona Karas e Kristina Matvienko ironizzano sulla politica di Putin.

La lunga militanza di Kate Strong, attiva da trentaquattro anni sulla scena tedesca, motiva il tributo riservatole da «Theaterheute» dedicandole le pagine di Akteure. Il suo talento è stato valorizzato da registi di primo piano come Frank Castorf, William Forsythe, Karin Beier e Karin Henkel. Nel 2016 la Strong è stata protagonista degli spettacoli maggiormente applauditi nel corso della sua carriera, interpretando Tyrannis (regia di Ersan Mondtag per lo Staatstheater di Kassel) e Hysteria. Gespenster der Freiheit da Buñuel

La sezione Festivals si apre con il FIND Festival organizzato dalla Schaubühne di Berlino con la partecipazione di quattordici ospiti internazionali che hanno condiviso il tema basilare della manifestazione Demokratie und Tragödie. Spiccano tra questi la spagnola Angélica Liddell con Toter Hund in der chemischen Reinigung: die Starken affidato alle competenze espressive di Iris Becker e Ulrich Hoppe; Los incontados della compagnia colombiana Mapa Teatro dedicato al postcolonialismo sudamericano; e Democracy in America di Romeo Castellucci dagli scritti di Tocqueville.

Si passa poi al festival di Heidelberg caratterizzato dalla significativa presenza di diciassette artisti, diversi dei quali provenienti dall’Ucraina, come Vladislav Troitskyi del Dakh Theater con Haus der Hunde e Stas Zirkow del Golden Gate Theater Ruhm den Helden. La rubrica Festivals prosegue con la rassegna curata dal Volkstheater di Monaco e denominata “radikal jung”. Rivolta al giovane teatro di regia, la manifestazione ha espresso l’estro artistico di talenti emergenti, come Florian Fischer che ha curato la messa in scena di Kroniek oder Wie man einen Toten im Apartment nebenan für 28 Monate vergisst e Samira Elagoz con la performance Cock, Cock…Who’s There?



di Massimo Bertoldi


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