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Bianco e nero, a. LXXVIII, n. 584, gennaio-aprile 2016
Rivista quadrimestrale del Centro Sperimentale di Cinematografia

A cura di Federico Vitella

120 pp., euro 22,00
ISSN 0394-008X

Il numero di «Bianco e Nero» che inaugura il 2016, il primo con la direzione di Maria Pia Comand, è dedicato al montaggio in Italia nell’epoca del digitale: un tema finora poco esplorato dai film studies. Se sono rare le analisi storico-critiche riservate al montaggio digitale, ancor più lo sono quelle limitate al contesto produttivo italiano. Scopo del curatore Federico Vitella e dei suoi collaboratori è quello di colmare questa lacuna attraverso una raccolta di interventi che affrontano il tema da molteplici prospettive.  

Nel pezzo di apertura della sezione Saggi, Alberto Pezzotta analizza l’impatto del montaggio digitale sui film italiani contemporanei. Secondo Pezzotta, la possibilità di eseguire l’editing in tempi più rapidi ha determinato in parte un’accelerazione del modo di narrare, portando il cinema italiano ad adeguarsi, soprattutto nella commedia, alla frenesia dei blockbusters americani.  

Edoardo Becattini sfrutta il concetto di “non linearità”, insito nelle possibilità di manipolazione digitale, per analizzare le ultime opere di Marco Bellocchio, dove le immagini e la storia dialogano attraverso soluzioni di montaggio imprevedibili e potenti. Silvio Grasselli ascrive il montaggio digitale a quell’insieme di innovazioni tecnologiche che hanno fatto del cinema documentario un luogo privilegiato di sperimentazioni in cui si sono distinti interpreti italiani di pregio quali Daniele Vicari e Giovanni Cioni.

Chiara Grizzaffi affronta il problema dello studio del cinema nell’epoca del digitale, fornendo una panoramica delle principali teorie e dei modelli di analisi dei film più recenti. A proposito delle possibilità offerte dalla nuova tecnologia, Cecilia Penati sposta l’attenzione sulla televisione delineando un quadro dall’enorme potenziale dove il montaggio digitale è visto come strumento che va oltre la pratica tecnica per farsi mezzo di riscrittura del testo televisivo. Raffaele Pavoni si concentra sul cambiamento del panorama dell’industria musicale in relazione al videoclip italiano contemporaneo. Secondo Pavoni i video musicali rappresentano un ulteriore luogo dove il montaggio digitale rielabora e trasforma le forme e i contenuti, sfruttando l’ampia libertà di sperimentazione concessa dalle nuove tecnologie.

Nella sezione Documenti, Francesco di Chiara e Paolo Noto approfondiscono la crisi scaturita con il passaggio dal montaggio meccanico a quello digitale, attraverso l’analisi della rivista «Tagli», fondata nel 2000 dall’Associazione dei Montatori Cinematografici e Televisivi Italiani e chiusa dopo appena due numeri.

Vitella rievoca il lancio italiano del programma statunitense Avid nel 1993, in un momento pioneristico decisivo per l’affermazione del montaggio digitale: un’occasione per riflettere, a più di vent’anni di distanza, sulla retorica promozionale del più importante produttore mondiale di software per il desktop editing. Gli stessi anni cruciali figurano nel racconto di Ivan Girina, che illustra la fase storica in cui i corsi di montaggio della Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia dovettero fare i conti con il cambiamento epocale apportato dal digitale, destinato a ridefinire l’attuale panorama professionale cinematografico e televisivo.

Nella sezione Testimonianze, Diego Cassani sposta la prospettiva dalle tecnologie digitali alle condizioni lavorative ad esse legate, cercando di fissare le coordinate del nuovo ruolo del montatore. Questo artigiano armato di forbici e pellicola si è reinventato esperto di software di editing, dimostrando come l’ostinazione e la disponibilità al cambiamento siano fattori decisivi per la sopravvivenza degli operatori della settima arte. La conversazione di Alessia Cervini con Pietro Montani, filosofo e accademico italiano, pone l’accento sugli aspetti teorici del tema, con un’importante riflessione sulla digitalizzazione delle tecniche in relazione alla pluralità dell’offerta mediale contemporanea. Il dialogo intende concentrare l’attenzione sulle nuove potenzialità espressive e politiche del montaggio e, in particolare, sulla possibilità di interazione offerta dalla rete.

Infine viene data la parola ai professionisti del settore in due interviste collettive condotte rispettivamente da Sila Berruti e Barbara Corsi. Nella prima i più importanti montatori italiani (tra cui Walter Fasano, Massimo Quaglia, Stefano Chierchiè, Simona Paggi, Marco Spoletini) si chiedono quali nuove competenze siano state acquisite con l’avvento del digitale là dove alcune consuetudini di lavoro sono state abbandonate definitivamente. Nella seconda intervista alcuni dei produttori italiani più significativi (Angelo Barbagallo, Francesco Bonsembiante, Alessandro Borrelli, Valerio De Paolis, Luca Pancaldi) espongono i vantaggi economici apportati dalla digitalizzazione della fase di post-produzione e si interrogano su quali prospettive future abbia in serbo questo cambiamento.

Le diverse voci presenti in questo numero offrono un panorama variegato e spesso contraddittorio, ma sembrano concordare principalmente su un fatto: il montaggio digitale, lungi da essere una semplice innovazione tecnologica, si configura come una vera e propria rivoluzione ad ampio raggio destinata a investire l’intero processo di lavorazione dell’industria audiovisiva italiana. 



di Nicola Stefani


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