Quest’opera – rimasta fino ad oggi inedita – è il risultato del lavoro di un autore, Giuseppe Sigismondo, vissuto a Napoli tra XVIII e XIX secolo e più precisamente tra il 1739 e il 1826. Avvocato al pari di altri napoletani eruditi e cultori della musica – come anche dello spettacolo ad essa connesso – praticò in vita una disciplina a quel tempo diffusa nella cerchia dell’élite intellettuale: la raccolta e l’ordinamento dei documenti storici, sia editi che manoscritti, intorno allo spettacolo. Oltre che trascrittore e interprete avveduto di questi, si dedicò anche ad un’intensa e lunga attività di drammaturgo di cui esiste una cospicua testimonianza editoriale tra il 1770 e il 1785: da sottolineare che nell’archivio da lui conservato si contano partiture, libretti e manoscritti anche di altri compositori, drammaturghi e scrittori. Bisogna dunque essere grati ai curatori di questo libro per avere proposto ai lettori e agli studiosi di oggi un tesoro della nostra tradizione rimasto nell’ombra. Un campione di quella cultura documentaria di matrice napoletana che sarebbe giunta fino a Benedetto Croce e oltre: fino agli studi più recenti sulla storia dello spettacolo, tra i quali ci piace ricordare almeno quelli di Francesco Cotticelli e Paologiovanni Maione; per non parlare – sul piano della restituzione artistica – di alcuni capolavori di “restauro” della drammaturgia musicale dovuti a Roberto De Simone.

Questa Apoteosi è trascritta secondo criteri editoriali di cauto ammodernamento. Le ottime note a piè di pagina aiutano il lettore d’oggi a orientarsi su fonti, avvenimenti, luoghi, date e persone (per queste ultime si veda anche l’Indice dei nomi); utile sarebbe stato anche un indice dei titoli delle opere musicali citate. Un dettaglio, quest’ultimo, che niente toglie ad un’opera meritevole di grande interesse, destinata a restare un prezioso punto di riferimento nelle biblioteche italiane e internazionali. 

                                                                       di Siro Ferrone