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Venezia Settecento. Studi in memoria di Alessandro Bettagno

A cura di Bozena Anna Kowalczyk

Cinisello Balsamo (Milano), Silvana Editoriale, 2015, 254 pp., euro 40
ISBN 9788836632732

L’omaggio a Alessandro Bettagno, a cura di Bożena Anna Kowalczyk, esce a poco più di un decennio dalla morte dello studioso. Studioso di razza, segretario e poi direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, indagò il Settecento veneziano, con i suoi richiami europei, soprattutto inglesi. Su questo stesso terreno di ricerca si confrontano i saggi raccolti “in sua memoria”, a firma di amici, colleghi, allievi.

Della biografia dello studioso si incarica la stessa Kowalczyk che ripercorre le tappe principali della sua carriera: dagli anni di prigionia in India al discepolato con il maestro Giuseppe Fiocco, dalle pionieristiche mostre grafiche alla Cini alla cattedra di Storia dell’Arte alla Università di Ca’ Foscari, dai rapporti con studiosi del calibro di Francis Haskell e Michael Levey alle attestazioni di stima da parte di Carlo Ludovico Ragghianti e Federico Zeri. Segue la pubblicazione, sempre a cura della studiosa polacca, dell’inedito Indice della biblioteca di Anton Maria Zanetti il Vecchio – personaggio per cui Bettagno nutrì una passione profonda (ma spiace che manchi un commento critico alle carte trascritte) –, nonché della bibliografia completa dell’omaggiato.

Nicholas Penny ripubblica una poco nota lecture di Haskell (1960) che interpreta il mutamento del gusto artistico in Italia tra Sei e Settecento alla luce del passaggio del primato culturale da Roma a Venezia. Carmen C. Barbach si occupa di un disegno di Sebastiano Conca conservato al Metropolitan Museum of Art raffigurante Venere alla fornace di Vulcano (1715-1720 ca.), sottolineando i rapporti del pittore campano con i veneti Antonio Balestra e Sebastiano Ricci.

A Jacopo Amigoni sono dedicati gli articoli di Irina Artemieva, che gli attribuisce due dipinti delle collezioni russe con la Pietà e la Madonna con il bambino, e di Catherine Whistler, che esamina un semisconosciuto modello a grisaille eseguito dal pittore di origine napoletana per La visita dei tre angeli ad Abramo negli anni Quaranta, custodito all’Ashmolean Museum di Oxford. 

Al vedutismo sono riconducibili i contributi di Kowalczyk, che analizza alcuni schizzi di Bernardo Bellotto e di Giuseppe Zocchi tra Venezia, Firenze e Roma, e di Christopher Lloyd, il quale fa luce su un Canaletto inconsueto, quello di una serie di capricci ispirati alle vestigia romane, negli anni in cui il giovane artista seguì il padre scenografo nell’urbe.

Se Simone Guerriero attribuisce allo scultore veneziano Antonio Corradini un gruppo marmoreo con il Ratto di Proserpina conservato nel parco di Waddesdon Manor nel Buckinghamshire, Vittorio Sgarbi riconosce la mano di Gaspare Diziani nella pittura sensuale di una pala d’altare con San Serafino da Montegranaro ubicata nel convento dei Cappuccini a Asolo.

Sul filo dei rapporti tra Venezia e l’Europa si muovono Francis Russell, che ripercorre le vicende collezionistiche di alcune vedute di Francesco Guardi su committenza britannica, e Pierre Rosenberg, il quale fa il punto sui disegni veneziani appartenuti al collezionista ed erudito francese Pierre-Jean Mariette, grande amico di Rosalba Carriera, dei Ricci e dello stesso Zanetti.

Nel primo di tre contributi su Pietro Antonio Novelli, Paola Marini registra l’acquisizione da parte del museo veronese di Castelvecchio di un disegno preparatorio eseguito dal pittore veneziano per una pala destinata all’oratorio di San Martino a Castello Roganzuolo. Loredana Olivato si occupa del viaggio a Roma dell’artista sullo scorcio degli anni Settanta, affrancato dalla corrispondenza con Tomaso Temanza, mentre Marco Riccòmini aggiunge nuovi tasselli al suo catalogo grafico.

Un doppio contributo riguarda Giovanni Antonio Pellegrini: Marco Chiarini individua il suo segno vibrante in un disegno di dubbia attribuzione custodito alla biblioteca Marucelliana di Firenze, mentre Giuseppe Pavanello si sofferma sugli affreschi eseguiti dal pittore veneziano per il palazzo Baglioni a San Cassiano alla metà del secolo.

Su Giovanni Battista Piranesi si concentrano Cristiana Romalli, che esamina un disegno degli anni Quaranta del secolo di collezione privata londinese raffigurante Bacco, e Andrew Robison, che riconosce il mestiere di stampatore nelle figure di lavoratori ritratti in due schizzi piranesiani, l’uno alla École des Beaux Arts di Parigi, l’altro alla National Gallery of Art di Washington.

Di Pietro Rotari disegnatore e di Owen McSwiny impresario-tipografo si occupano rispettivamente Sergio Marinelli e Tim Llewellyn, mentre Sergej Androsov segnala il ritrovamento della statua di Giove di Antonio Tarsia al Museo statale dell’Ermitage a San Pietroburgo e Larissa Salmina Haskell ripercorre la carriera di Bartolomeo Tarsia disegnatore.

I Tiepolo e le incisioni a stampa sono al centro di un contributo di Antony Griffiths. Segue la ricognizione da parte di Julien Stock di un disegno preparatorio di Giandomenico Tiepolo per l’affresco di un soffitto non meglio identificato dedicato al Trionfo della Virtù e della Nobiltà sull’Ignoranza.

Conclude la rassegna un tributo al più volte menzionato Anton Maria Zanetti. Kowalczyk propone due inediti documenti notarili relativi a un suo contenzioso con il cugino Alessandro intorno alla stesura della grandiosa opera editoriale Delle Antiche Statue Greche e Romane (Venezia 1740-1743), documenti raccolti anni or sono dallo stesso Bettagno. Marina Magrini approfondisce la personalità del brillante erudito veneziano attraverso un gruppo di lettere autografe del decennio 1747-1757 conservate a Dresda.

Il volume si chiude con un articolo di Philip Ryland sul pittore e disegnatore espressionista Jack Tworkov: una finestra sulla contemporaneità, a suggerire l’apertura mentale di Bettagno e insieme i nuovi indirizzi di ricerca dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini sotto l’attuale guida di Luca Massimo Barbero.


di Gianluca Stefani


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