Qualunque musica ha una sua
razionalità interna, anche se le sue “ragioni” – ovvero i motivi per cui nasce
e attraverso i quali si sviluppa – non appaiono immediatamente in superficie.
Questo volume, a cura di Maurizio Agamennone e Serena Facci, conduce il lettore
attraverso la ricerca e la riflessione critica dello studioso franco-israeliano
Sihma Arom. Dieci i saggi proposti, scritti tra il 1976 e il 2009, che mettono
in risalto lo sviluppo delle sue indagini, le sue intuizioni metodologiche, le sue
invenzioni tecnologiche e le interazioni dialogiche tra la musica e arti affini
come la danza e il linguaggio tamburinato del continente africano presenti
nella sua opera.
Annoverato tra i massimi
etnomusicologi africanisti viventi, Arom si è occupato a lungo di pratiche
musicali poco convenzionali, tra le quali la preghiera cantata di tradizione
ebraica (con particolare interesse per la liturgia degli ebrei etiopici) e le
espressioni vocali e strumentali di alcune regioni della Grecia (attualmente lo
studioso si sta dedicando alle impetuose polifonie georgiane). Le sue ricerche
sul campo (in Africa), nel corso di cinquantanni dindagine etnomusicologica,
hanno rappresentato loccasione per estendere la riflessione su questioni
dinteresse generale in ambito musicologico.
I saggi, presentati nella loro successione
cronologica, sono introdotti da una fitta e appassionata Conversazione con
un Maestro, per la cui
completa comprensione è necessaria almeno una conoscenza base della teoria
musicale. Si tratta della trascrizione
di un coinvolgente dialogo intercorso tra Arom e i due curatori del
volume, entrambi docenti di etnomusicologia rispettivamente presso lUniversità
di Firenze e di Roma “Tor Vergata”. Nel corso di tale conversazione lo studioso
descrive alcune delle sue principali esperienze di ricerca, a partire dal problema
dellorganizzazione del tempo, della battuta – ovvero della possibilità
di individuare dove questultima sia effettivamente posizionata allinterno di
un contesto musicale ben lontano dalle canoniche procedure occidentali –,
essendo a suo avviso quanto mai raro riuscire a isolare in Africa espressioni
musicali separate dalla danza, innalzando, per conseguenza, la battuta a
regolatore chiave dellintera performance, una sorta di passe-partout in
grado di schiudere tutte le porte.
Questultima questione è oggetto
del primo saggio, Luso del re-recording nello studio delle polifonie di
tradizione orale, 1976. In esso Arom sperimenta e descrive lutilizzo della
registrazione in passaggi successivi per far sì che le singole parti possano
essere ascoltate separatamente e in tal modo trascritte secondo una canonica
notazione musicale, per giungere infine alla ricostruzione sintetica del brano.
La musica per complessi di trombe
dei Banda-Linda: forma e struttura
(1984) presenta lanalisi forse di maggior successo dello studioso. Lautore
individua qui le modalità attraverso le quali si può arrivare alla progressiva
individuazione delle diverse formule musicali elementari poste in essere nel
corso della performance. Formule, queste ultime, che hanno fortemente
influenzato la scrittura di Luciano Berio nella complessa
stratificazione polifonica delle sue composizioni.
Un ulteriore avanzamento nella
riflessione intorno alle musiche di matrice africana è costituito dal saggio Sistemi
musicali nellAfrica subsahariana (1988), elaborato in uno scenario di
ampio dibattito intorno alle finalità di ricerca in etnomusicologia e in generale
nelle discipline etno-antropologiche.
Un sintetizzatore nella savana
centroafricana. Un metodo di esplorazione interattiva delle scale musicali
(1990) illustra una singolarissima invenzione che ha per oggetto gli xilofoni
di diverse popolazioni e le polifonie vocali dei pigmei Aka. Arom e la sua équipe
forzano una tastiera digitale fino a trasformarla in un prototipo di «xilofono
africano para-digitale» invitando i musicisti locali a suonarlo secondo i
propri modelli culturali e dando così il via a una sorta di «etnomusicologia
sperimentale interattiva» (p. XI).
Su alcune impreviste parentele
fra le polifonie medievali e africane
(1993) racchiude lesperienza di un fecondo dialogo tra musicologi ed
etnomusicologi durante uno storico convegno di medievisti (Abbazia di
Royaumont, Île de France, 1990), avente come tema, appunto, il confronto tra
modelli di polifonia pigmea e polifonie europee medievali, accomunate,
questultime, dalla selezione e dalla sovrapposizione di cicli metro-ritmici di
estensione diversa. Previa lovvia esclusione di qualsiasi filiazione diretta
tra le due (improbabile sul piano storico-culturale), limportanza di questa
testimonianza consiste nellaver contribuito a formare un ponte verso una
“musicologia generale”.
Sono ancora i concetti
tassonomici della musicologia generale loggetto del sesto contributo, La “sindrome”del
pentatonismo africano. Qui
lo studioso, partendo dalle articolazioni possibili nella scala pentatonica
africana, riflette sulle diverse forme e sulle modalità di intelligenza umana.
In Lalbero che nascondeva la
foresta. Principi metrici e ritmici nellAfrica centrale (1999), Arom parte
da una nuova esperienza sul campo, a ventanni di distanza dalla sua prima
indagine, conducendo una intensa riflessione intorno a un brano (eseguito da un
singolo musicista) appartenente alla tradizione dei Pigmei Mbenzele. Tale brano
conterrebbe, secondo lo studioso, tutti i principi metro-ritmici (anche i più
complessi) che alimentano le musiche di gran parte dellAfrica subsahariana.
In Musica-Rituale-Caccia: un
triangolo africano (2000) lautore evidenzia la stretta contiguità tra
molte espressioni cantate e strumentali di una popolazione e le molteplici
attività produttive e simboliche che essa intrattiene (come nel caso della
caccia, in cui la musica agisce da supporto psicologico e tramite fondamentale
nel rapporto col divino).
Prolegomeni a una biomusicologia (2000), frutto del meeting internazionale su The Origins
of Music tenutosi nel 1997 a Fiesole a cura dellistituto per la
Biomusicologia dellUniversità svedese di Östersund, racchiude una breve
analisi critica intorno al tema delle origini della musica e del confronto con
le scienze biologiche e neuro-cognitive.
Lultimo saggio proposto, Tra
parole e musica: linguaggi tamburinati dellAfrica subsahariana (2009),
segna un simbolico ritorno alle origini, descrivendo le relazioni che riproducono
i toni linguistici nelle sequenze tamburinate, le diverse formule che veicolano
i messaggi e i criteri di ricezione e decrittaggio con cui i messaggi giungono
a destinazione.
A corollario del volume
testimonianze sonore e visuali sono contenute nel Cd e nel Ddv allegati:
preziosi supporti che aiutano a comprendere la materia trattata, nonché la
passione insita nel lavoro delletnomusicologo.
di Layla Dari
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