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Laura Ricciardi

Mario Martone regista teatrale
I. Dalla scena alla parola 1977-1992. II. Dalla parola allo spazio 1993-2012

Artstudiopaparo, Napoli, 2014, pp. 240 + 352, euro 50.00 (due volumi indivisibili)
ISBN 978-88-99130-01-5

 

Il volume di Laura Ricciardi potrebbe, senza forzatura alcuna, riportare il sottotitolo “storia per immagini” o, ancora, “biografia per immagini”. Questo studio, articolato nella ricostruzione ricognitiva del percorso artistico di Mario Martone regista teatrale, nell’analisi dei suoi spettacoli e supportato da interviste e commenti critici, è infatti arricchito da un apparato di immagini, bozzetti e materiali iconografici che lo rendono un utile documento per ricerche future. Il perno intorno al quale il racconto ruota, che costituisce la linea guida di un percorso cronologico che comincia nel 1977 e arriva ai nostri giorni (2011), è Martone stesso. Tramite lui e intorno a lui prende forma il contesto teatrale della post-avanguardia napoletana, della sperimentazione degli anni Ottanta e Novanta e dell’effervescenza della scena contemporanea tout court.

 

L’autrice decide di strutturare il proprio discorso in due volumi: Dalla scena alla parola, il primo; Dalla parola allo spazio, il secondo. I codici dello spettacolo sono dunque protagonisti già nei titoli e sostengono con efficacia un’analisi critica che espone i fatti tentando di tracciare la parabola che ha portato Martone dalla post-avanguardia degli anni Settanta a Napoli (da Faust e la quadratura del cerchio, 1977) alla direzione dello Stabile di Torino (2007) e alla produzione di spettacoli diametralmente differenti per natura e caratteristiche dalle “prime prove” (fino a Operette morali, 2011).

 

Nel primo volume (Dalla scena alla parola 1977-1992) vengono ricostruite, appunto, le “prime prove” professionali di Martone, «regista fin da subito», e la formazione del gruppo da lui fondato, Falso Movimento. Sullo sfondo Napoli e gli anni Settanta, che il regista vive come «anni di liberazione». Quello di Martone e di Falso Movimento è un teatro che nasce dalla scena, dai suoi elementi costitutivi, dal dato visuale e che solo successivamente accoglie la parola destinata a rimanere, tuttavia, «un codice tra gli altri».

 

Spettacoli di questo periodo sono il già citato Faust, Dallas 1983, Tango Glaciale, tutti caratterizzati dal lavoro sulle immagini e sul movimento; fino al successo di Ritorno ad Alphaville (1986). Altra novità introdotta dal Falso Movimento è la contaminazione della scena teatrale con le dinamiche e con il linguaggio del cinema: si pensi all’impiego di tecniche quali la ripresa o il montaggio, all’uso architettonico delle diapositive, alla proiezione di immagini che giocano sulla moltiplicazione degli spazi.

 

Il 1987 è l’anno della formazione di Teatri Uniti, ensemble campano che riunisce le forze del gruppo di Martone, del Teatro Studio di Caserta guidato da Toni Servillo e del Teatro dei Mutamenti del compianto Antonio Neiwiller. La compagnia diventerà luogo di vivace sperimentazione e fucina di formazione di straordinari attori della nostra scena attuale. Dai lavori sul ciclo greco di Filottete, passando per Woyzeck e fino a quella «grande cartolina illustrata e scheggiata di Napoli» che è Rasoi di Enzo Moscato (1992), la parola, in particolare quella poetica, comincia a invadere la scena di Teatri Uniti e di Martone.

 

Il secondo volume (Dalla parola allo spazio 1993-2012) elegge a spartiacque simbolico proprio Rasoi. La parola è codice significativo ed essenziale nel suo essere considerata dal punto di vista poetico e come veicolo di espressione di un “perché” intimo del regista, di quella motivazione personale che egli pone alla base di ogni sua nuova creazione. Martone in questo periodo comincia a dedicarsi con maggior lena al cinema, mentre sul fronte teatrale ritorna alla tragedia greca, questa volta con il ciclo tebano. Teatro di guerra, del 1996, è uno spettacolo-esempio della sua capacità di far comunicare in modo originale e concreto media diversi in una stessa narrazione. 

 

In un percorso artistico fortemente connotato dal riferimento costante a un gruppo di lavoro, lo spirito originario che ha spinto Martone a sperimentare linguaggi, stili e modi di produzione diversi lo porta alla sofferta decisione di accettare, nel 1998, la direzione artistica del Teatro di Roma. Tale scelta causerà la rottura da Teatri Uniti. Tuttavia quello che in questa nuova fase interessa al regista è l’individuazione di spazi, nuovi, diversi. Spazi intesi come spazio scenico e spazio in senso più ampio: quasi come innesco di un cortocircuito che travalica i confini fisici della struttura teatrale. Sono gli anni più recenti, gli anni della sperimentazione e dello stravolgimento dello spazio spoglio del Teatro India (Edipo Re, 2004), ma anche quelli di un dialogo più esteso con la città (Falstaff, 2007).

Dalla scena alla parola, dalla parola allo spazio: un movimento interno al teatro, che racconta con ricchezza di fonti un percorso artistico tra i più attivi e interessanti del teatro italiano di oggi.

 

di Chiara Schepis


La copertina

cast indice del volume


 



 
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