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Theaterheute


Nr. 4, April 2014
ISSN 0040 5507

 

Questo numero di «Theaterheute» si apre con un’interessante tavola rotonda tenuta allo Stadttheater di Mannheim alla quale hanno partecipato Rolf Bolwin (Deuscher Bühnverein), Barbara Mundel (intendente dello Stadttheater di Friburgo), Marion Tiedtke (docente presso la Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Francoforte) e Matthias Lilienthal (direttore di Theater der Welt). Molti e fondamentali sono risultati gli argomenti trattati: dal metodo di lavoro con l’attore al ruolo delle scuole di formazione; dalla questione dei contributi statali al costo dei biglietti per il pubblico lievemente calato per effetto della crisi; dalla funzione del teatro nel tessuto sociale alla necessità di un suo costante rinnovamento.

 

La sezione “Aufführungen”, lo spazio della rivista berlinese dedicato alle recensioni delle principali novità recentemente prodotte dalla scena tedesca, si apre con März, titolo ricavato dalla riduzione drammaturgica dell’omonimo romanzo di Heinar Kipphardt del 1976 ad opera di Johan Simon. Il tema della schizofrenia è restituito sul palco die Kammerspiele di Monaco grazie ad una grande prova d’attore manifestata da Sylvana Krappatsch, Sandra Müller e Thomas Schmauser. Il ricco cartellone del viennese Burgtheater ha offerto Maria Magdalena di Friedrich Hebbel nella versione firmata da Michael Thalheimer attraverso un’impostazione registica minimale e attenta allo spessore drammatico del testo affidato alle competenze di Tilo Nest, Sarah Viktoria Frick, Regina Fritsch. E’ donna, in questo caso reduce dalla guerra e dal nazismo, anche la protagonista di Wunschloses Unglück di Peter Handke che Katie Mitchell ha adattato sul palcoscenico con efficaci soluzioni cinematografiche e ricorso creativo ad elementi tecnologici che hanno agevolato l’esibizione di Liliane Amuat e Albrecht Abraham Schuch. Di rilievo sono risultate le produzioni, svizzere, a partire da Biedermann und die Brandstifter di Volker Lösch, testo dedicato ai fenomeni migratori contemporanei allestito al Theater di Basilea con Cathrin Störmer e Andrea Bettini applauditi protagonisti, per proseguire con Wir sind keine Barbaren in scena al Konzert Theater di Berna per la regia di Volker Hesse che adatta il testo di Philipp Löhle, intrigante e drammatica storia di una relazione amorosa, alle abilità espressive degli attori, tra i quali figurano Jürg Wisbach, Rahel Hubacher, Mona Kloos. Spicca la messinscena dello shakespeariano Kaufmann von Venedig firmata da Stefan Bachmann per lo Schauspielhaus di Colonia. Il regista trasferisce la vicenda nella nostra contemporaneità e si concentra soprattutto sull’approfondimento delle questioni sentimentali che hanno animato l’esibizione di Bruno Cathonas, Johannes Benecke, Thomas Müller, Yvon Jansen. Anche il cartellone del Deutsches Schauspielhaus di Amburgo diretto da Karin Beier ha iscritto nel cartellone spettacoli di particolare efficacia creativa. La messinscena di Schuld, riduzione di Schuld und Sühne di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, ha rivelato le doti della regista Karin Henkel che ha orchestrato con rigore e diligenza l’interpretazione di Lina Beckmann, Jan-Peter Kampwirth, Charly Hübner, Angelika Richter. Die Ballade vom Fliegenden Holländer, creazione di Sebastian Baumgarten realizzata con l’assemblaggio di motivi musicali tratti da Wagner, Fitzball, Heine, Warryat, racconta una storia immaginaria calata nell’anno 2073 in Sudafrica, che diventa metafora di incontro-scontro tra culture diverse. A Christoph Marthalwer compete la rappresentazione di Heimweh Verbrechen, un testo dalla struttura complessa scritto in collaborazione con Anna Viebrock per la sua forza di addentrarsi e trattare con acute riflessioni tematiche legate alla psichiatria. Tra gli attori spiccano Olivia Grigolli, Rosemary Hardy, Martin Pawlowsky, Josef Ostendorf, Irm Hermann. Chiede questa sezione di “Aufführungen” Der Löwe im Winter di James Goldmann, opera portata sul palcoscenico del Deutsches Theater di Berlino da Sebastian Hartmann che ha affidato ad Almut Zilcher e Michael Schweighöfer i ruoli principali di questa tragicommedia.

 

Il profilo artistico di Ferdinand Schmalz, che si legge nelle pagine di “Akteure”, ripercorre la carriera di questo drammaturgo austriaco legato alla scrittura di Thomas Bernhard ed Elfriede Jelinek, come hanno dimostrato testi di successo quali Rozznjogd, Sauchlachten, Magic Aftermoon, e in modo particolare il recente Am beispiel der butter, pubblicato in versione integrale in questo numero della rivista berlinese. Segue la ricostruzione della formazione e affermazione di Fabian Hinrichs, attore emergente che si è messo in luce, tra l’altro, in Ich bin Hamlet per la regia di Laurent Chétouane allo Schauspielhaus di Colonia nel 2008 e in Kill Your Darlings! Streets of Berladelphia di René Pollesch (2010) e Ich schau dir in die Augen (2012) al cospetto del pubblico della Schaubühne di Berlino.

 

Le pagine di “Berlinale” si occupano dell’omonima rassegna cinematografica giunta alla 64° edizione e segue con particolare attenzione i film di produzione tedesca, tra i quali Kreuzweg di Dietrich Brüggermann, Fieber di Elfi Mikesch, Töchter di Maria Speth, Zeit der Kannibalen di Johannes Naber.

 

Con “Ausland” ci si trasferisce a New York, dove si è svolto l’annuale festival “Under Thea Radar” al Public Theatre, affiancato da altre riuscite manifestazioni quali APAP in Hilton Didtown, Coil Festival. L’intervista rilasciata da Mark Russell e Meiyin Wang, animatori delle manifestazioni, completa la conoscenza offrendo al lettore preziose informazioni relative alle programmazioni, i criteri con cui si scelgono gli artisti, gli obiettivi culturali e la ricaduta nel pubblico.

 

 

di Massimo Bertoldi


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