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Hystrio, a. XXVI, n. 4, ottobre-dicembre 2013
trimestrale di teatro e spettacolo

a. XXVI, 2013, n. 4, pp. 116, euro 10, 00

Fedele al progetto editoriale di raccontare e analizzare i fatti salienti della vita dello spettacolo contemporaneo, il numero autunnale di «Hystrio» mette in vetrina Peter Handke, personaggio che fa sempre parlare di sé. Questa volta la discussione ruota intorno al recente Ancora tempesta, inquietante e turbolenta autobiografia recentemente trasferita sul palcoscenico dal croato Ivica Buljan per la produzione di Teatro Stabile di Slovenia e Drama di Ljubljana, come bene illustra Roberto Canziani. Una puntuale radiografia di teatri italiani o altri spazi scenici, prima abbandonati poi restituiti all’arte, costituisce il tema di Giulia Morelli che, al celebre caso del Teatro Valle di Roma, affianca il Teatro Sociale di Gualtieri, il Teatro Marinoni Bene Comune di Venezia, il palermitano Teatro Garibaldi, il Teatro Rossi Aperto di Pisa e, per quanto riguarda gli ambienti adattati, sono citati il Funaro di Pistoia e Corte Ospitale di Rubiera (Re).

La sezione dedicata allo spettacolo internazionale «Teatromondo» si apre con il contributo di Maggie Rose relativo al Festival di Edimburgo, con un ricco programma incentrato sugli effetti delle innovazioni tecnologiche nel linguaggio dello spettacolo quando chiamato a confrontarsi con tematiche sociali e antropologiche. Tra le tante ideazioni spiccano Leaving Planet Earth di Catrin Evans e Lewis Hetherington, Why is John Lennon Wearing a Skirt? di Claire Dowie. Roberto Canziani si sposta nella portoghese Almada, dove si è svolta la trentesima edizione dell’omonimo festival internazionale, animato dalla presenza di artisti di qualità quali la svedese Anna Petterson impegnata ad interpretare i tre personaggi di Signorina Giulia, la danese Kamilla Warga Brekling e gli italiani ricci/forte

La scena londinese, sintetizzata da Laura Caretti, propone lo shakesperiano Otello diretto da Nicholas Hytner nell’anfiteatro dell’Oliver e ambientato in una base militare inglese in Afghanistan con Adrian Lester e Rory Kinnear protagonisti, e poi una lettura innovativa di A Doll’s House di Ibsen da parte di Simon Stephens e infine la messinscena del pirandelliano Liolà a cura di Richard Eyre. 

Con Pietro Floridia ci si trasferisce a San Paolo in Brasile, dove gli ambienti della città diventano una scena teatrale permanente, come dimostra l’esempio della messinscena di Barafunda da parte della Compagnia Sao Jeorge De Variedades lungo l’autostrada urbana. Ad Haiti, scrive Marilena Crosato, si assiste alle difficoltà economiche e culturali di affermazione del teatro moderno, soprattutto se straniero, per la forza popolare della tradizione del Carnevale e la mancanza di interventi statali. Il viaggio «Teatromondo» si conclude nella figura emblematica di Teresa Ludovico, che Nicola Viesti inquadra nel ruolo di direttore artistico del Teatro Kismet Opera di Bari e nella rete di contatti attivati con Giappone, Francia, Inghilterra, Cina.

Compete a Giuseppe Montemagno la cura del dossier Verdi & Wagner, occasionato dalla ricorrenza del bicentenario della nascita dei due grandi compositori. Il primo intervento, firmato da Fausto Malcovati, prende in rassegna e confronta le voci più belle sentite alla Scala di Milano nell’interpretazione di opere verdiane, in modo particolare RenataTebaldi e Maria Callas, e i principali allestimenti firmati da Enriquez, Zeffirelli, De Lullo e Strehler, per concludere con le rappresentazioni wagneriane firmate da Ronconi e Chéreau. Con quali proposte culturali si sono posti i teatri italiani di fronte alle celebrazioni è l’argomento di Alberto Bentoglio che rileva, oltre alle ridotte risorse finanziarie, poche idee creative e limitate ai soliti titoli di incasso sicuro. Quirino Principe si addentra nel dramma musicale di Wagner e ne storicizza il percorso, dai primi Bayreuther Festspiele a quelli che si sono susseguiti negli ultimi centotrenta anni. 

Con l’intervento di Giuseppe Montemagno si scopre un aspetto poco noto della creatività di Verdi, ossia il suo partecipare attivamente alla costruzione dello spettacolo, preoccupandosi soprattutto della dimensione scenica, come successo per Macbeth e Nabucco. Si affianca a queste tematiche la spinta fondamentale data dal maestro per l’introduzione e concezione innovativa della forza visiva quale elemento di completamento al significato della parola, secondo quanto appreso in occasione del soggiorno parigino, come spiega Michela Niccolai, la quale nel contributo successivo mantiene centrale il ruolo della capitale francese per parlare di Albert Carré, direttore dell’Opéra Comique e autore di un’edizione nel 1884 della Traviata rigorosamente ambientata durante il Secondo Impero mentre per Tristan et Isolde del 1925 da un lato ricorre a soluzioni tradizionali e fedeli a Wagner per quanto riguarda l’aspetto scenografico dall’altro lato introduce innovazioni nell’uso delle luci. 

La recente lettura in chiave politica con connessa attualizzazione scenica delle opere di Verdi e Wagner costituisce il tema scelto da Mara Lacchè, che si occupa, tra i tanti, degli allestimenti firmati da Mario Martone, Davide Livermore, Patrice Chéreau, Frank Castorf, Burckhard C. Kosminki. Altre tappe fondamentali di questo itinerario lungo l’asse Italia-Germania sono, come suggerisce Gianni Poli, l’allestimento di Der Ring des Nibelungen prodotto da Chéreau e Pierre Boulez nel 1976 nello spazio del teatro di Bayreuth e le regie di Strehler, descritte da Matteo Paoletti, come si sono sviluppate da La traviata del 1947 a Così fan tutte del 1998. Il bilancio delle tante manifestazioni celebrative sparse per il mondo compete a Pierachille Dolfini, che indirizza l’attenzione soprattutto nelle terre patrie dei due maestri. Se e in che misura si possa adattare il repertorio verdiano alla contemporaneità è l’oggetto di Fausto Malcovati rivolto alle discusse regie di Damiano Michieletto (Ballo in maschera), Giorgio Barberio Corsetti (Macbeth) e Mario Martone (Oberto). Il ricco dossier termina con l’innovativa messinscena di Ring des Nibelungen proposta da Günter Krämer e Guy Cassiers, mentre, scrive Giuseppe Montemagno, lo steso capolavoro Wagneriano nella versione curata da Graham Vick è emblematicamente naufragata, colpita dai tagli ai finanziamenti mentre si stava lavorando all’allestimento al Teatro Massimo di Palermo.

Nella sezione «Teatro ragazzi» Mario Bianchi propone una dettagliata panoramica delle novità emerse dai festival, quali il torinese Giocateatro, il milanese Segnali, Un gioco per gioco di Vimercate, per proseguire con Palla al centro organizzato a Perugia, I Teatri del Mondo a Porto sant’Elpidio e Maggio all’infanzia di Bari.

«Nati ieri» ossia «I protagonisti della giovane scena/44» sono i Fratelli Dalla Via e Collettivo InternoEnki, vincitori dell’ultima edizione del Premio Scenario. I primi, veneti di origine, si sono distinti con Mio figlio era come un padre per me, inquietante rappresentazione dei conflitti generazionali presenti nel Nord-Est; i secondi con M.E.D.E.A. Big Oil rivisitano il mito classico e attribuiscono a Medea gli attributi di una donna lucana e a Giasone la figura del capitalista proprietario di una compagnia petrolifera che ha trivellato a dovere a Basilicata.

Molti i personaggi dello spettacolo recentemente scomparsi che occupano le pagine di «Exit»: Slawomir Mrozek ricordato da Domenico Rigotti, Lamberto Puggelli nel profilo tracciato da Ilaria Angelone e Fabrizio Sebastian Caleffi che si occupa anche di Vincenzo Cerami e Roman Vlad, mentre Paolo Rosa compete ad Anna Maria Monteverdi.

La consueta e corposa sezione delle «Critiche» ordina le tante recensioni degli spettacoli secondo criteri regionali e riserva particolare attenzione alle novità proposte dai cartelloni del festival estivi.

Il testo pubblicato da «Hystrio» è Il guaritore di Michele Santeramo, vincitore del Premio Riccione Teatro 2011 e recentemente iscritto nella programmazione del «Festival Internazionale Castel Dei Mondi» di Andria per poi approdare al Piccolo Teatro di Milano.

Nella «Biblioteca» Albarosa Camaldo presenta le schede relative alle novità editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo.

Competono a Roberto Rizzente le tante e preziose informazioni raccolte ne «La società teatrale».

di Massimo Bertoldi


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