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Hystrio, a. XXVI, n. 3, luglio-settembre 2013
trimestrale di teatro e spettacolo

pp. 124, euro 10, 00
ISSN 1121-2691

 

La cronaca di Fabrizio Sebastian Caleffi, integrata da un bel servizio fotografico, racconta lo svolgimento del Premio Hystrio 2013 e ne sottolinea la riuscita organizzativa e artistica, testimoniata dalle motivazioni che accompagnano i vincitori: Valerio Mastrandrea (Premio Hystrio all’interpretazione), Massimo Castri (Premio Hystrio alla regia), Fausto Paravidino (Premio Hystrio alla drammaturgia), Flavia Mastrella/Antonio Rezza (Premio Hystrio - Altre Muse), Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli e Comteatro (Premio Hystrio - Provincia di Milano), Anagoor (Premio Hystrio - Castel dei Mondi), Zerogrammi (Premio Hystrio - Teatro a Corte). Seguono i nomi dei giovani attori, scelti tra 74 partecipanti alle selezioni finali, che si sono aggiudicati il Premio Hystrio alla Vocazione, i vincitori del Premio Hystrio - Scritture di Scena e del Premio Hystrio - Occhi di Scena.

 

Roberto Canziani impreziosisce la “Vetrina” della rivista milanese con un contributo dedicato a Ute Lemper, affascinante cantante tedesca di fama internazionale con un repertorio di canzoni che spaziano dal cabaret tedesco alle composizioni di Weill e Brecht, da Astor Piazzola a Jacques Brel, Édith Piaf, Leo Ferré. Compete ad Andrea Porcheddu il profilo artistico di Davide Iodice, regista napoletano che si afferma negli anni Novanta con la compagnia LiberaMente per poi assumere la direzione del Teatro Nuovo della città partenopea. Nel 2010 con La fabbrica dei sogni, spettacolo interpretato dagli abitanti del Dormitorio Pubblico, raggiunge il vertice della ricerca espressiva cui segue il periodo segnato da importanti collaborazioni con lo Stabile e il Festival di Napoli. Altro personaggio talentuoso della scena italiana è Fabrizio Gifuni, come dimostra la ricostruzione della carriera firmata da Fausto Malcovati, dagli insegnamenti di Orazio Costa al rapporto artistico con Massimo Castri, dal successo cinematografico e televisivo al contatto con il mondo teatrale attraverso una serie di spettacoli legati a Pasolini (‘Na specie de cadavere lunghissimo) e Gadda (L’ingegnere Gadda va alla guerra).

 

Parte da Parigi l’itinerario di “Teatromondo”. La Comédie Française, ci informa Giuseppe Montemagno, ha ospitato il debutto di Lampedusa Beach, terribile storia di una giovane naufraga scritta da Lina Prosa e interpretata da Jennifer Decker. Il tema della fuga connesso alla ricerca dell’identità di sé ricorre in Cri et Ga chercheut la paix di Christophe Huysman e Gaëta Vourc’h (produzione Théâtre du Rond-Point, regia di Frédéric Maragnini), e soprattutto in La roude de nuit che Hélène Cinque trasferisce sul palcoscenico del Théâtre du Soleil di Ariane Mnuochkine con un collettivo di attori afghani naturalizzati francesi. Il contributo di Elena Basteri si sofferma sulla cinquantesima edizione di Theatertreffen di Berlino, che ha dimostrato, vicino al privilegio riservato alle produzioni dei maggiori teatri, una certa apertura alle realtà secondarie attive nei territori di area tedesca. Teatro Era di Pontedera e Teatro Nazionale di Cluj in Romania hanno realizzato un importante progetto culturale culminato, come scrive Laura Caretti, con la messinscena dell’Idiota di Dostoevskij (regia di Anna Stigsgaard) e dello shakesperiano Amleto affidato alle competenze di Roberto Bacci. Stefania Del Bravo, nell’intervista rilasciata a Maggie Rose, spiega la trasformazione dell’Istituto Italiano di Cultura da lei diretto a Edimburgo, in “Fringe venue”, ossia in sede informativa e spazio per gli artisti italiani iscritti nel cartellone del prestigioso festival scozzese. Organizzato da European Theatre Concention, rete internazionale attiva dal 1988 che unisce 47 teatri di 25 diversi paesi, un autobus ha percorso circa 3.500 chilometri da Stoccarda a Zagabria e durante gli spostamenti si sono tenute conferenze, performance, incontri con attori, secondo quanto esposto da Gherardo Vitali Rosati. “Teatromondo” si conclude a Caracas per parlare, e questo compete a Franco Ungaro, del Festival Internazionale di Teatro.

 

Il ricco e articolato dossier proposto dalla rivista milanese si occupa del rapporto tra “Teatro e pubblico”. All’intervista fatta da Roberto Rizzente, che cura e raccoglie i materiali con Maddalena Giovannelli, all’antropologo francese Marc Augé, segue l’intervento di Giuseppe Liotta indirizzato all’evoluzione storica del pubblico. Il discorso si enuclea dal coinvolgimento degli ateniesi del V secolo al Medioevo caratterizzato dall’intreccio di attore e spettatore secondo lo schema dello spettacolo sacro, dalla varietà dei generi teatrali d’età rinascimentale con la connessa differenziazione di pubblico che si rafforza nell’ambito del teatro elisabettiano e di fronte alle proposte dei comici della Commedia dell’Arte, fino al Settecento e parte dell’Ottocento, il secolo che cambia le carte in tavola: ora il pubblico diventa protagonista delle storie raccontate sul palcoscenico, poi il futurismo annulla le distanze tra palco e platea e apre la strada a Pirandello e Brecht, alle avanguardie del Novecento. Con gli interventi di Giulia Capodieci e Fabrizio Maria Arosio ci si addentra nella situazione italiana contemporanea seguendo le statistiche ISTAT e i dati della SIAE, che comunque non sono in grado di offrire precise e oggettive indicazioni circa la ricaduta dell’offerta teatrale. Giovanni Sabelli Fioretti si occupa di un’operazione di marketing culturale sostenuta dalla Commissione Europea e presente anche in Italia, che individua nella tecnologia digitale un canale basilare per il dialogo con il pubblico e con gli artisti. Nonostante le tante difficoltà finanziarie e organizzative, rileva Mario Bianchi, il progetto Teatro ragazzi, oltre a finalità didattico-pedagogiche, costituisce un’esperienza seminale e formativa per il pubblico del futuro. Esistono in Italia, spiegano Maddalena Giovannelli e Graziano Graziani, molti progetti teatrali radicati in territori decentrati e in aree periferiche come il Teatro Ringhiera di Milano o il Teatro Quarticciolo di Roma, mentre Oliviero Ponte di Pino alza il sipario sul Teatro pubblico alle prese con il problema del pubblico che rischia una pericolosa virata verso l’assenteismo se non ri-educato e coinvolto con progetti e strategie collaterali alla visione dello spettacolo. Le trasformazioni dello spazio teatrale, sommariamente dal modello all’italiana al Festspielhaus di Bayreuth come illustra Francesca Serrazanetti, segnano un diverso contatto tra pubblico e attore, così come si è sostanziato nel corso del Novecento nei pochi teatri di nuova costruzione, e negli allestimenti di rottura con la tradizionale separazione tra chi recita e chi guarda, come Calderon di Luca Ronconi al Teatro Metastasio di Prato (1978) oppure Elettra di Massimo Castri al Teatro Melisso di Spoleto (1995). Centrale, quasi protagonista, il pubblico lo diventa nel cosiddetto “teatro 2.0” fatto da pochi attori per un auditorio ristretto anche a un solo elemento, in spazi alternativi quali un appartamento, cucina, stanza d’albergo. Anticipato da Barberio Corsetti e Motus, oggi il fenomeno, a detta di Roberto Canziani e Renzo Francabandera, è in fase di crescita e annovera soggetti qualificati come gli inglesi Rotozaza, Adrian Howells, Teatro delle Ariette, Lemming. È al festival che Andrea Nanni rivolge l’attenzione per sottolineare le potenzialità proprie di questo contesto culturale, oltre che per la promozione di giovani artisti, per la sua capacità di avviare un rapporto costruttivo con il pubblico locale. Altro caso è il cosiddetto “teatro sociale” che, pur tendenzialmente chiuso in se stesso, è alla ricerca di contatti con le platee tradizionali, come suggeriscono, tra le tante esperienze citate da Cristina Valenti, come Teatro del Pratello, Gruppo Elettrogeno, Mimmo Sorrentino, Antonio Viganò. Quali strategie commerciali e quali progetti costituiscono il perno della promozione del melodramma, sono gli argomenti dell’intervento di Giuseppe Montemagno, al quale si affianca Domenico Rigotti a proposito di quanto succede nell’ambito della danza contemporanea. La riflessione di Claudia Cannella si concentra sul rapporto, in parte compromesso, tra la critica teatrale, troppo spesso funzionale all’irrobustimento della rassegna stampa della compagnia a fini commerciali, e lo spettatore, un corpo quasi assente nelle cronache degli spettacoli. Se la carta stampata offre sempre meno spazio alle recensioni di eventi teatrali, abbondano invece spazi di web-magazine e riviste on line con finalità anche formative e orientative per il lettore-potenziale fruitore. Il percorso organizzato da Simona Polvani, Maggie Rose, Elena Basteri, Davide Carnevali e Fausto Malcovati prevede un viaggio nelle principali città della scena teatrale europea (Parigi, Londra, Berlino, Barcellona, Mosca), per verificare le modalità applicate per affrontare il problema del coinvolgimento del  pubblico.

 

Lo spazio di Hystrio riservato a “Teatro ragazzi” compete a Nicola Viesti che offre una ricca sintesi delle principali rassegne, quali Maggio all’Infanzia di Bari e Puglia Showcase Kids. Giuseppe Montemagno si occupa di due spettacoli mozartiani, Don Giovanni per la regia di Stéphane Braunschweig (produzione Théâtre des Champs-Élysées), e Così fan tutte secondo l’allestimento di Michael Haneke (produzione Teatro Real di Madrid e Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles).

 

Molti sono i personaggi dello spettacolo presenti in “Exit”, ricordati e incorniciati in apprezzabili ritratti artistici: Franca Rame, Anna Proclemer, Rossella Falk e poi Regina Bianchi, Carlo Monni, Franco Scaldati.

 

La consueta e corposa sezione delle “Critiche” ordina le tante recensioni degli spettacoli secondo criteri regionali.

 

Il testo pubblicato da “Hystrio” è Incantati, parabola dei fratelli calciatori di Marco Martinelli.

 

Nella “Biblioteca” Albarosa Camaldo presenta le schede relative alle novità editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo.

 

Competono a Roberto Rizzente le tante e preziose informazioni raccolte ne “La società teatrale”.



di Massimo Bertoldi


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