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Teresa Viziano

La Ristori. Vita romanzesca di una primadonna dell’Ottocento


San Miniato (Pisa), La conchiglia di Santiago, 2013, pp. 428
ISBN 9788897405108

 

L’ultimo libro su Adelaide Ristori scritto da Teresa Viziano - che, per aver a lungo studiato l’attrice, meglio di chiunque altro ne conosce le vicende – ha il valore di un’impresa audace e meritoria. Il volume è infatti un vero e proprio monumento eretto intorno all’intensa vita della marchesa Capranica del Grillo, ovvero di colei che ha fondato un nuovo modo di essere e di sentirsi Primadonna, dell’accorta pioniera della riproposizione di un nomadismo attorico declinato su scala mondiale, della campionessa di una competente e innovativa gestione dell’impresa capocomicale. Perfino Eleonora Duse, a cui per anagrafe toccò di prenderne simbolicamente il posto, pur non invidiandola – né tantomeno imitandola – guardò a lei come ad un esempio tanto perfetto da apparirle irraggiungibile e irriproducibile.

 

Tale donna meritava certo lo sforzo di un completo recupero memoriale, ma non era però scontato che qualcuno assumesse su di sé, e con tanta generosità, l’onere di ricomporre, compulsando una sterminata messe di documenti originali, il “giorno per giorno” di una vita vissuta in modo tanto programmaticamente ordinato, quanto originalmente eccezionale. Il cimento insomma era tale da “far tremare le vene e i polsi”. Non ha invece tremato la penna di Teresa Viziano che con indefessa pazienza ha puntualmente ricostruito i reali, concreti e documentabili spostamenti di un’esistenza spesa quasi interamente in un vorticoso e necessitato moto perpetuo, costellato da molte fatiche e innumerevoli trionfi. L’inseguimento qui attuato, e compiuto attraverso il recupero capillare delle numerose tracce lasciate dall’attrice, è risultato degno del più tenace ed esperto detective e ha prodotto la fedele cronaca di una biografia “romanzata” che, senza nulla concedere all’indugio della compiaciuta divagazione, punta a restituire al lettore una decisa, neutra ed esaustiva, esposizione dei fatti.

 

Fatti che – ovviamente – non mancano, e che, anzi, sgorgano innumerevoli componendosi in un racconto costruito quasi interamente attraverso il riflesso delle parole dell’attrice o di chi, così nell’intimità come nelle avventure artistiche, più le è stato vicino: il marito, manager e marchese, Giuliano Capranica del Grillo. Se infatti l’autrice sceglie di dare al suo libro una veste dichiaratamente non saggistica, preferendo a quello dello studio un andamento più liberamente narrativo, tuttavia dietro ad ogni pagina è possibile scorgere in filigrana la presenza del reale contenuto di una lettera, di un telegramma, di un ricordo, un tempo direttamente vergati dalla sapiente mano dell’attrice, da quella del marchese Giuliano, suo marito, o da quelle di coloro –  in verità non pochi – che contribuirono al successo della ditta Ristori-Capranica e che quindi con i due coniugi, per necessità e urgenze lavorative, costantemente corrispondevano.

 

I documenti da cui il volume trae la sua linfa vitale sono conservati in diversi archivi (soprattutto quelli del Museo Biblioteca dell’Attore di Genova e della Biblioteca del Burcardo di Roma) e si presentano qui riordinati all’interno di una cronologica cornice narrativa che svela i processi produttivi della macchina teatrale di Adelaide Ristori, evidenziandone la prosaica e quotidiana materialità. Sfilano così in ordinata successione tutte le piazze battute in giro per il mondo dalla più itinerante delle Compagnie teatrali della seconda metà dell’Ottocento ed emergono, in primo piano, gli affanni, le trattative, i disagi, le sorprese, le fatiche, le moderate curiosità, i rapporti sociali di un’esperta e blasonata capocomica, costantemente alle prese con ripetuti e pericolosi viaggi, accettati con rassegnata sopportazione e compiuti per mare e per strada ferrata, toccando, talvolta rocambolescamente, tutti i continenti del globo terrestre. Sullo sfondo, ma costantemente presenti, gli incerti e nebulosi avvenimenti di un’Italia che stenta a compiersi e decollare ed a cui la marchesa-attrice guarda, quasi sempre da lontano, con perplesso e partecipe coinvolgimento. È una Patria comunque amata ma da cui, per lavorare in sintonia con la sua arte e con la sua alta visione della professione attorica, la Grande Attrice è continuamente costretta a “emigrare”. Da quella stessa patria le giungono, insieme a quelle di una stagnante crisi politica ed economica, le notizie dei decessi dei suoi più cari congiunti, troppo lontani per poter essere da lei pietosamente sepolti. Una testimonianza, quest’ultima, forse secondaria, ma così umanamente brutale da far capire come neppure all’attrice-marchesa, fondatrice della più imponente industria teatrale fino ad allora tentata, sia riuscito sfuggire al destino da sempre toccato in sorte ai suoi colleghi, più e meno illustri: sottoporsi a dolorosi e sfiancanti viaggi per poter lavorare.

 

Completano e arricchiscono il libro cinquantadue belle immagini, per la maggior parte inedite, che illustrano varie fasi della vita di Adelaide Ristori, ritraggono l’attrice in scena e fuori scena e danno un volto alle persone che ne hanno accompagnato l’esistenza. A buon diritto Teresa Viziano può considerare quest’ultimo suo libro, interamente dedicato alla biografia dell’attrice e che perfettamente si integra con l’altro, corposissimo, dedicato invece alla sua arte (Il palcoscenico di Adelaide Ristori, Roma, Bulzoni, 2000) «la conclusione di tanti anni di ricerche sull’attrice». Anni, aggiungiamo noi, evidentemente non sprecati.

di Francesca Simoncini


La copertina

cast indice del volume


 


Adelaide Ristori in
Maria Stuarda
di Friedrich Schiller.
Foto Disdéri, Parigi
(Museo Biblioteca dell'Attore)

 



 

Adelaide Ristori in
Macbeth,
scena del sonnambulismo.
Foto Hansen &Weller, Copenaghen (Museo Biblioteca dell'Attore)
 
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