Linteresse della redazione di «Duellanti» nei confronti dellopera di David Cronenberg continua costantemente, ad intervalli regolari, a manifestarsi fin dalla copertina della rivista.
A partire dall “editoriale” posto in apertura, questo nuovo numero analizza lultimo film diretto dal regista canadese, Cosmopolis, tratto dallomonimo romanzo dello scrittore italo-americano Don DeLillo (2003). Le osservazioni di Marco Toscano, Roy Menarini, Ivan Moliterni, Luca Barnabé e Matteo Columbo si susseguono dando vita a unampia riflessione che pone laccento sul processo - in questo caso non così immediato - di trasposizione cinematografica compiuta da Cronenberg. Se lanalisi del film diventa unoccasione per riscoprire un autore come DeLillo, i redattori non rinunciano a rintracciare in Cosmopolis le tracce del personalissimo percorso intrapreso del regista con la produzione dei suoi numerosi lungometraggi.
In ”incontriepercorsi”, Federico Pedroni ripercorre insieme a Daniele Vicari la genesi e le soluzioni che stanno alla base di Diaz che, secondo il giornalista, presenta «una ricostruzione durissima e multi prospettica di uno dei capitoli più bui della storia italiana». Dopo unulteriore scheda del film, Ivan Moliterni individua nella messinscena della violenza lelemento portante della pellicola – inteso come vero e proprio estremizzarsi della funzione scopica. Umberto Mosca prosegue la discesa negli inferi della politica italiana con lapprofondimento su Romanzo di una strage firmato da Marco Tullio Giordana. Sempre nella stessa sezione resta da segnalare lo spazio dedicato a Cera una volta in Anatolia, diretto dal turco Nuri Bilge Ceylan; Massimo Causo e Alberto Pezzotta propongo due differenti punti di vista sul film: alla fascinazione del primo fa seguito un giudizio tra il distaccato e il sarcastico del secondo. Dopo un breve excursus sui film recentemente usciti in sala, «Duellanti» si sofferma su blockbuster come The Avengers di Joss Whedon e le due pellicole incentrate sul personaggio Biancaneve, uscite in occasione del bicentenario della versione a stampa della fiaba dei fratelli Grimm, in realtà sintomo di unoperazione furbescamente economica, che fa leva sulla potenziale fruizione di una fascia di pubblico assai ampia.
I corpi che spiccano nelle pagine seguenti sono quelli del nuovo divo Robert Pattinson (che secondo Marzia Gandolfi continua a incarnare le diverse declinazioni dellarchetipo del vampiro) e quello di Chloë Grace Moretz - analizzato da Francesca Monti – recentemente vista in Hugo Cabret di Martin Scorsese, eroina destinata a interpretare caratteri già solidi e formati, dotati di una determinazione tale da scardinare le certezze che reggono generi e universi funzionali solitamente riservati a personaggi adulti o maschili.
Nella consueta rubrica “Portfolio”, Silvia Tozzi recensisce la mostra allestita presso la Cinématèque française di Parigi intitolata Tim Burton – Lexposition, dove si concentrano trentanni di incubi e meraviglie ideate dal “genio” californiano.
Il doppio numero di luglio-agosto propone inoltre uno speciale intitolato “La stagione del cinema francese”, interamente dedicato al genere commedia.
Per la sezione “immaginemondo”, Carlo Chatrian desidera ricordare le opere di Leos Carax e Sergei Loznitsa, che allo scorso Festival di Cannes hanno presentato rispettivamente Holy Motors e V Tumane, ovvero le pellicole più originali e potenti in concorso.
Sempre più eterogeneo, questo numero si chiude con unampia dissertazione sul cinema pornografico e sul suo proliferare in era digitale, non più considerato come una legittimità sociale, bensì come forma culturale, dotata di propri linguaggi e strategie comunicative, legata a complessi rapporti di debito e prestito con altre forme culturali e mediali.
di Francesca Valeriani
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