drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti

cerca in vai


ADE teatro, n. 139, Enero-Marzo 2012
Revista de la Asociación de Directores de Escena de España

pp. 192, euro 10
ISSN 1133-8792

 

In mancanza di un qualche anniversario da festeggiare, la rivista spagnola «ADE teatro» si affaccia sul 2012 con formato trimestrale. Il primo dei quattro editoriali che aprono il numero 139 riprende il titolo di una bella sezione apparsa sulla scorsa uscita: con En defensa de la cultura, Juan Antonio Hormigón ribadisce il ruolo fondamentale della cultura – termine che rimanda necessariamente al concetto di arte – nella società in genere, e in quella contemporanea in modo specifico. Efficace e decisamente pertinente, tanto che ci piace qui riportarla, la citazione delle parole di Francisco Goya sul suo “capricho” El sueño de la razón produce monstruos: «Cuando los hombres no oyen el grito de la razón, todo se vuelve visiones». Sulla stessa lunghezza d’onda si pongono le pagine di Vicenç Navarro, che lamenta gli effetti devastanti dei tagli sulla produzione culturale, e di José Gabriel López Antuñano. Nacho Cabrera Guedes stabilisce infine i parametri della professione del «gestor cultural», da intendersi più come promotore di un’armonia tra le professioni della cultura che come tramite tra queste e il mondo politico .

 

In accordo con questa prima sezione si pone il dossier “Las revistas culturales en la encrucijada”, in cui si sottolineano l’importanza della funzione svolta dai periodici spagnoli nel sostegno e nella diffusione del sapere e, più ancora, i loro meriti in materia di ricerca scientifica. All’introduzione a doppia firma di Juan Antonio Hormigón e MF Vieites fa seguito una nutrita selezione di articoli tratti dalle maggiori testate culturali. Gli editoriali di «Ritmo» e «Anoche tuve un sueño», e gli articoli di Fernando Huici March, Manuel Gil, Juan Ángel Juristo, dimostrano la compattezza del fronte culturale e rinforzano, se mai ce ne fosse bisogno, il proprio “no” ai tagli del governo spagnolo.

 

Con lo spazio dedicato ai Premios ADE 2011, giunti alla loro venticinquesima edizione, si torna a parlare di teatro bello e buono, con l’elenco dei riconoscimenti assegnati il 23 gennaio al Teatro Pavón e le interviste ai vincitori. Miglior regia è stata eletta quella di Juan Pastor per la messinscena di El juego de Yalta dell’irlandese Brian Friel, mentre Antonio Castro Guijosa si è aggiudicato il premio “José Luis Alonso”  per miglior regista giovane con Fair Play, spettacolo frutto della collaborazione con Antonio Rojano e del lavoro di tutta la compagnia Rajatabla. Il premio per la migliore scenografia è andato ex-aequo a Juan Sanz e Miguel Ángel Coso (El estreno de un artista e Gloria y peluca con la regia di Ignacio García), e a David Faraco per Danza de la muerte, regia e drammaturgia di Ana Zamora. Regina dei costumi è stata riconosciuta Elisa Sanz per lo spettacolo firmato da Blanca Portillo, La avería, mentre lo scettro per il miglior disegno luci è andato a Francisco Ariza per la fortunata coppia di spettacoli sopracitati diretti da Ignacio García. Altri premi sono stati infine assegnati agli studi teatrali di Laura Hormigón, autrice di Marius Petipa en España (1844-1847). Memorias y otros materiales; alla traduzione di tre testi finlandesi ad opera di Luisa Gutiérrez Ruiz; e alla Librería “La Celestina” per l’attenzione massiccia alla letteratura teatrale.

 

Nascosto tra i consueti spazi dedicati alla drammaturgia contemporanea (Último Cowboy di Eduardo Alonso), alle note di regia e ai festival internazionali, ma vera perla di questo numero, spicca infine il dossier sul lavoro di Peter Sellars al Teatro Reale di Madrid. Nella capitale spagnola il regista statunitense ha portato in scena le opere liriche Iolanta di Piotr Chaikovski e Perséphone di Igor Stravinski, con due regie fortemente improntate all’attualizzazione del tema classico, secondo il metodo di lavoro che gli è caro. Un percorso di attualizzazione che non significa però estirpazione dal terreno da cui le due opere prendono vita: anzi, come lo stesso Sellars sottolinea nell’intervista con Julio César Abad Vidal, l’inserimento in Perséphone della danza cambogiana, tanto intrisa di spiritualità, è proprio un tentativo di recuperare il contatto con il mito che certamente ha ispirato il compositore russo e che l’Occidente intero, travolto dalla tecnocrazia, ha perduto e non sa ritrovare.

 

di Lorenzo Galletti


La copertina

cast indice del volume


 



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013